Un bruciante dramma dell’anima

“Burning” deriva da uno spostamento fra Giappone e Corea del Sud: il Giappone di Murakami, autore del breve racconto alla base del film (“Granai incendiati”), e la Corea del Sud di Lee Chang-dong, regista dell’ottimo “Poetry” che ha saputo trasformare quelle poche pagine in un grande “romanzo cinematografico”.
 
Burning – L’amore brucia” era in concorso a Cannes 2018 e finalmente esce anche da noi e, inutile dirlo, e’ uno dei titoli piu’ attesi della stagione.

 

Jong-su è un aspirante scrittore che vive di espedienti. Quando incontra per caso Hae-mi non la riconosce, ma la ragazza si ricorda di lui e lo persuade a prendersi cura del suo gatto. Jong-su si innamora, ma Hae-mi parte per l’Africa: al suo ritorno è accompagnata dal misterioso e facoltoso Ben.

 

Nel cast Steven Yeun, Yoo Ah-In, Joong-ok Lee, Jong-seo Jun.


 

Sentiamo il commento del nostro inviato speciale Ugo Besson che era all’anteprima stampa italiana:
 
“Yongsu e Haemi sono due giovani che abitavano vicini quando erano bambini e ora si incontrano di nuovo per caso e cominciano a frequentarsi. Lui all’inizio neanche la riconosce, lei invece si ricorda bene di lui e di tante cose che racconta di quando erano bambini, non si sa se vere o fantasiose. Lei va a fare un viaggio in Africa e chiede a Yongsu di dare da mangiare al suo gatto durante la sua assenza. Al ritorno dall’Africa si presenta con Ben, un amico conosciuto nel viaggio, che entra subito in confidenza con Yongsu. Ben è un po’ più grande di loro e ha una vita completamente diversa, è un giovane ricco che gira in Porsche, ha una bella casa mentre loro due vivono in angusti appartamenti, è uno che conosce le cose del mondo, frequenta molta gente, si interroga e parla su aspetti esistenziali della vita. Rimane tuttavia sempre un po’ annoiato, non veramente coinvolto da quello che succede, come lui dice “non ho mai versato una lacrima in vita mia, forse ho sofferto ma non c’è mai stata la lacrima e quindi non ne ho la prova”. I tre si frequentano, formando uno strano triangolo.

Yongsu è un osservatore attento, come uno spettatore della vita, un po’ fuori e un po’ dentro, nelle serate fra amici rimane in disparte ma non è distratto, vuole fare lo scrittore ma ancora non ha deciso cosa scrivere, come lui dice, “il mondo per me è un mistero”. L’attore Yoo Ah-In si immedesima molto nel personaggio e lo rende molto reale, ma la sua recitazione risulta monotona, sempre la stessa espressione, a bocca aperta, attonita, estraniata, che alla lunga annoia.

Haemi è una ragazza vivace, sensibile, comunicativa, ha un rapporto volitivo e fantasioso con la realtà, e si interroga sul senso della vita. L’attrice Jong-Seo la interpreta con molta ricchezza espressiva, ispirando subito simpatia e calamitando l’attenzione.

Il film ci fa entrare progressivamente nella vita e nella mentalità dei due personaggi Yongsu e Haemi, soprattutto nella prima parte, mentre il terzo personaggio Ben rimane sempre poco delineato, ambiguo e un po’ misterioso, fino agli sviluppi finali della vicenda.

Su molti aspetti la narrazione rimane in bilico fra realtà e immaginazione, suggerendo, facendo intravedere, lasciando incerti. Il regista presenta in modo efficace e coinvolgente gli avvenimenti, che rimangono impressi nella mente con forza e a lungo, le scene sono filmate con stile sicuro e accurata scelta di inquadrature e sequenze, però l’andamento è un po’ lento, il film è troppo lungo, a volte ripetitivo, e a un certo punto comincia a stancare. Si potevano tagliare alcune scene, soprattutto nella prima parte, e accorciarne molte altre, dando al film più ritmo e tenendo più sveglio e continuo l’interesse dello spettatore.

Un thriller esistenziale e psicologico che attrae in modo magnetico, il cui senso rimane però un po’ nebuloso e non del tutto convincente.”

 

Che ne dite di vederci il bel trailer italiano ?

 


 

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