Anche le parole possono e devono cambiare il mondo

Gary Oldman e’ fresco fresco vincitore all’ultima serata dei Golden Globe del premio come miglior attore e questo e’ solo uno dei motivi per il quali “L’ora più buia (Darkest Hour)” e’ un film assolutamente da non perdere.

 

Questo dramma ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e’ diretto dall’ottimo Joe Wright (“Espiazione”, “Orgoglio e pregiudizio”, “Anna Karenina”).

 

Un’avvincente ed entusiasmante storia vera che inizia alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale e che vede Winston Churchill (il nominato agli Oscar Gary Oldman), pochi giorni dopo la sua elezione a Primo Ministro della Gran Bretagna, affrontare una delle sfide più turbolente e determinanti della sua carriera: l’armistizio con la Germania nazista, oppure resistere per poter combattere per gli ideali, la libertà e l’autonomia di una nazione.
Mentre le inarrestabili forze naziste si propagano per l’Europa occidentale e la minaccia di un’invasione si rivela imminente, con un pubblico impreparato, un re scettico ed il suo stesso partito che trama contro di lui, Churchill deve far fronte alla sua ora più buia, unire una nazione e tentare di cambiare il corso della storia mondiale.

 

Nel cast anche Kristen Scott Thomas, Lily James, Stephen Dillane, Ronald Pickup e Ben Mendelsohn.


 

Anna Baisi ci racconta in anteprima le sue impressioni su questa pellicola:
 
“Ci sono persone che assurgono ad icona e rimangono tali nell’immaginario collettivo e seppur ammantate di ombre oltre che di luci sono comunque i paladini e i rappresentati imprescindibili di un momento storico.
Winston Churchill era proprio quel tipo di persona e nel film “L’ora più buia”, titolo originale “Darkest Hour”, il regista Joe Wright ci racconta il grande statista non tanto come figura epica ma con sguardo intimistico seguendolo nell’arco di quattro settimane dal 14 maggio al 6 giugno 1940 cioè da quando fu nominato Primo Ministro al famoso discorso che tenne alla Camera dei Comuni dove, con l’abilità retorica ed oratoria di cui era maestro e che sempre mantenne anche nei discorsi alla Nazione via radio, seppe convincere anche i più refrattari alla sua candidatura proprio durante i giorni più cupi per la Gran Bretagna e per le Forze Alleate stremate dagli attacchi sempre più pressanti dei Nazisti.
Winston non era certo la prima scelta infatti dopo le dimissioni di Chamberlain da Primo Ministro il suo partito, diviso in fazioni, spingeva per la nomina di Lord Halifax che propendeva per un accordo di pace con Hitler: via forse più sicura ma senz’altro da pagare a carissimo prezzo al nemico.
Sebbene anche se re Giorgio VI (interpretato dall’ottimo Ben Mendelsohn) fosse del medesimo parere perché su Churchill gravava ancora la colpa della più grande disfatta degli Alleati durante la Prima Guerra Mondiale nella Battaglia di Gallipoli Churchill divenne il nuovo Primo Ministro perché era l’unico esponente del Partito Conservatore gradito all’opposizione.
 
L’esercito in stallo a Dunkirk e la “tigre” tedesca che stava ingoiando l’Europa nord occidentale non fecero mai pensare a Churchill di arrendersi e venire a patti: ambizione, cinismo oppure una lungimirante visione di quello che il nemico poteva compiere, una innata capacità strategica o un fiero senso nazionalista? Non ci è dato di sapere.
L’ambientazione del film è volutamente claustrofobica a Downing Street, alla Camera dei Comuni e soprattutto nel Gabinetto di Guerra, il bunker dove si prendevano le decisioni più importanti.
Notevole l’unica uscita in pubblico che ci viene mostrata nel film quando Winston va in metropolitana ed incontra i londinesi insomma la gente comune e chiede loro se sia meglio arrendersi o lottare ed il popolo gli dà un mandato: una richiesta di continuare a combattere contro il nemico.
Churchill ascolta anche la giovane dattilografa che nel Gabinetto di Guerra gli parla del fidanzato bloccato a Dunkirk e spera ovviamente sia nel suo ritorno a casa che in una revanche: insomma il regista ci suggerisce che lo statista si senta ispirato dal popolo quando alla Camera dei Comuni parlerà di non arrendersi e sfidare il destino avverso e risuoneranno le famose parole “We shall defend our island, whatever the cost may be, we shall fight on the beaches, we shall fight on the landing grounds, we shall fight in the fields and in the streets, we shall fight in the hills; we shall never surrender.”.
Parole che fanno appello all’orgoglio di un popolo e la spronano a combattere per i valori nazionali (o nazionalistici?) e a non dimenticare la dignità che può vincere la follia dilagante.
Insomma il Winston Churchill di Wright è un personaggio deciso ma assillato da dubbi sia sul presente sia sugli errori del passato, eccentrico ma rassicurante, profondamente umano e carismatico.
 
E’ da più di trent’anni supportato dalla fedele moglie Clemmie (una sempre brava Kristin Scott Thomas) che conosce le sue debolezze soprattutto quelle legate allo Schotch ed allo Cherry che beve in quantità pesanti dal risveglio, nel primo pomeriggio, e che sa però uomo di genio.
Non si può ora non parlare di Gary Oldman che impersona Churchill perché oltre ad un ipermimetismo che con quattro ore di trucco, protesi e silicone lo trasforma in Winston oltre al sigaro e i cappelli la recitazione è incredibile e studiata nei minimi particolari con una cura che tiene conto anche di qualche imperfezione di pronuncia dello statista che era lievemente dislessico: in una unica parola grandioso.
Di questo periodo storico e dei suoi protagonisti se ne è parlato anche recentemente nel film “Dunkirk” di Christopher Nolan e nel “Il discorso del re” di Tom Hooper che con il nostro film ha molte affinità legate alla necessita di parlare in modo adeguato per colpire al cuore e convincere della necessità della guerra per difendere i principi democratici.
Quello che manca al film è forse la tragicità del momento, il sangue e la carne, ma credo che l’intento principale fosse quello di mettere in evidenza le responsabilità del leader politico che in un momento tragico deve trovare una soluzione e soprattutto sapere come trasmetterla e Winston Churchill in questo era magnifico ed i suoi discorsi hanno fatto epoca e sono riusciti a dare una svolta decisiva alla Storia.
Se le parole possono e devono cambiare il mondo Churchill vi riuscì e non credo sia casuale che nonostante la vittoria non fu rieletto perché alla fine della guerra gli ideali di dignità e difesa della Nazione diventarono effimeri di fronte alle macerie, ai milioni di morti, agli orfani e alle vedove insomma a quello che la guerra produce, ma questa è un’altra storia.”

 

E per tutti coloro che sono interessati ecco il trailer di questo film !!

 


 

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