Miele

Questo e’ lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film “Miele”.

 

Dati Tecnici
Regia: Valeria Golino
Con: Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Valeria Bilello, Libero De Rienzo e Vinicio Marchioni..
Durata: 106 min

Trama del film
“Miele narra la storia di Irene, una ragazza di trent’anni che ha deciso di aiutare le persone che soffrono: malati terminali che vogliono abbreviare l’agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Un giorno a richiedere il suo servizio è un settantenne in buona salute, che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L’incontro metterà in discussione le convinzioni di Irene e la coinvolgerà in un dialogo serrato lungo il quale la relazione tra i due sembrerà infittirsi di sottintesi e ambiguità affettive.

 

Trailer
http://www.youtube.com/watch?v=Ncvgarr03VY

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  1. Pietro Diomede scrive:

    Irene sembra una ragazza come tante, è poco appariscente, ma in realtà vive una vita clandestina……dietro una presunta studentessa universitaria a Padova si nasconde Miele…..un nome in codice …che caratterizza la sua vera professione…..lei aiuta i malati terminale a morire dolcemente facendo loro ingerire un particolare barbiturico a uso veterinario proveniente dalle farmacie messicane.
    I suoi occhi sono fissi ma tristi……il suo corpo è fortemente mascolino allenato da immersioni e arrampicate in bicicletta….cerca di contenere le difficoltà che questo lavoro le impone contenendolo con dei rigidi rituali……l’ultima domanda di ripensamento, una lettera d’addio del malato, una musica scelta dallo stesso per andare a miglior vita con la colonna sonora giusta….e poi li lascia in compagnia dei propri cari negli ultimi intensi tre minuti osservandoli come un angelo della morte…..e lei con le cuffie alle orecchie si allontana con una musica ipnotica quasi onirica che la preserva dalla dura realtà della stanza di fianco.
    Un giorno s’imbatte in un settantenne che non ha un male visibile e terminale…..ma l’invisibile male di vivere e necessita del suo aiuto per porre fine all’apatia di una vita che non ha più niente da dire…..questo incontro scombina i suoi principi e inizia un intenso confronto/rapporto con l’anziano signore sul significato della voglia di vivere un ragionamento che avrà un evidente effetto boomerang.
    Ammetto di aver avuto un certo scetticismo di questo esordio alla regia di Valeria Golino, scetticismo fugato subito dalla prima inquadratura con questa porta chiusa e la musica soffusa con lo sguardo intenso della bravissima Jasmine Trinca…..
    Valeria Golino ha avuto un bel coraggio rispetto all’esordio di altre sue colleghe (tipo Morante o Bruni Tedeschi) puntando su una tematica difficile e piena di trappole come l’eutanasia…..prendendo spunto dal romanzo A Nome tuo di Mauro Covacich…..
    Bisogna dire che azzecca tutte le mosse non cadendo nel ricattatorio lacrimevole (anche se sono presenti scene di forte impatto emotivo)…..ci presenta questo mestiere un malato alla volta, step by step fino alla drammatica fine di un ragazzo affetto da una malattia neurodegenerativa….. ci accompagna nel dolore e nell’isolamento affettivo della protagonista (una ragazza che non ha uno straccio di fidanzato e che intrattiene una relazione con un geloso uomo sposato)…..e si lascia guidare dalla bravura dei suoi interpreti (da lodare un immenso Calo Cecchi) negli incontri/scontri verbali fatti di provocazioni, sguardi e momenti di dolcezza……
    Nonostante il tema affrontato Miele è da ritenersi comunque un inno alla vita……una vita che ti può riservare tante stranezze come un foglio che vola senza un perché…..

    Voto 8,5

  2. Annafranca Geusa scrive:

    Il tema, l’eutanasia, è certamente difficile, anche quando ( o se) non vuole essere per forza la chiave primaria del film. Il rischio di sbagliare quindi alto. I dubbi, già intrinsechi all’argomento, vengono esacerbati o forse sviliti se poi a questi si inseriscono quelli derivanti da una trama debole, da un personaggio poco delineato e all’apparenza anche abbastanza ingenuo.

    Miele porta la “dolce morte” ai malati terminali. Lo fa per sentirsi utile dopo, probabilmente, aver vissuto l’esperienza di impotenza verso una fine di sofferenza.
    Ma le modalità, le scelte. e il costo dell’operazione, la mazzetta ben sottolineata, e le regole un po’ fumose, lasciano intendere una presa di posizione davvero poco ponderata. E le riflessioni indotte dall’ingegnere necessarie, ma talmente ovvie da lasciare dentro un forte senso di superficialità e di scarsa chiarezza.

    Salvo la regia di un’esordiente ma brava, con la cinepresa, Valeria Golino. Le riprese, seppur troppo indugianti sul personaggio principale, sono belle, e insieme agli interni, rendono al meglio la semplice nudità e intensità di queste vite che volgono dignitosamente alla fine.
    Ma al film, alla storia, a mio avviso, manca sostanza e Jasmine Trinca con la sua solita recitazione nervosa, l’incupimento generale e forzato, e i dialoghi mugugnati, non aiuta per niente.

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