Ken Loach ti rimane addosso a lungo

E’ forse rimasto l’ultimo regista a parlare e lottare per i diritti dei lavoratori e dei ceti poveri.
 
Ogni film di Ken Loach e’ un colpo al cuore perche’ emoziona e indigna.
 
Anche con “Sorry we missed you” sarà cosi’ raccontando la storia di una famiglia che non riesce piu’ ad andare avanti e che spera in un futuro migliore che forse non arriverà mai.
 
Alla sceneggiatura il fido Paul Laverty e siamo sicuri che usciremo tutti dalla sala con gli occhi umidi e il cuore gonfio.

 

Ricky, Abby e i loro due figli, l’undicenne Liza Jane e il liceale Sebastian, vivono a Newcastle e sono una famiglia unita.
Ricky è stato occupato in diversi mestieri mentre Abby fa assistenza domiciliare a persone anziane e disabili. Nonostante lavorino duro entrambi si rendono conto che non potranno mai avere una casa di loro proprietà.
Giunge allora quella che Ricky vede come l’occasione per realizzare i sogni familiari. Se Abby vende la sua auto sarà possibile acquistare un furgone che permetta a lui di diventare un trasportatore freelance con un sensibile incremento nei guadagni. Non tutto però è come sembra.

 

Nel cast Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone e Katie Proctor.


 

Ecco la recensione del nostro inviato speciale Ugo Besson:
 
“Ken Loach continua la sua esplorazione dei disagi e difficoltà del mondo del lavoro nell’Inghilterra di oggi, con gli effetti sulle relazioni e gli equilibri familiari. In questo film si concentra sulle storture del sistema della gig economy, dove dominano la mancanza di tutele e diritti, il controllo esasperato dei tempi di lavoro, la pressione minacciosa dei dirigenti delle aziende, e la finzione del lavoro in autonomia (“Tu non lavori per noi, lavori con noi”, dice il dirigente).
 
Ricky e Abby, con i loro due figli, formano una famiglia molto unita, anche se non mancano problemi di relazione con il figlio adolescente e ribelle Seb. In difficoltà per i debiti accumulati, Ricky vende la macchina che la moglie usava per il suo lavoro, compra un furgone e va a lavorare come corriere in una ditta di consegne a domicilio, mentre Abby lavora come badante a tempo per una organizzazione che assiste persone anziane o disagiate. Ricky è molto ottimista sul suo nuovo lavoro, pensa di guadagnare molto e progetta di lavorare duro per un po’ di tempo e quindi di comprare una nuova macchina per la moglie e mettersi in proprio. Ma le cose diventano presto complicate, i ritmi di lavoro sono stressanti, la moglie è in difficoltà perché senza la macchina fa fatica ad andare con i mezzi pubblici in diverse parti della città per seguire le persone da assistere, i conflitti con il figlio si acuiscono e diventano sempre più problematici.
 
Il regista dipinge un affresco molto efficace della vita familiare e lavorativa dei protagonisti, emergono con pochi tratti ma intensi le personalità, le aspirazioni e le sofferenze di tutti e quattro i protagonisti, molto diversi tra loro, oltre che le caratteristiche e i problemi degli ambienti di lavoro. In particolare è molto accurata ed efficace la descrizione del lavoro di Ricky, la sua organizzazione e i rapporti fra i lavoratori e con la dirigenza.
Il film inizia in modo pacato, nello stile tipico del regista, con riprese di scene semplici di vita quotidiana, che costruiscono pian piano lo sfondo della vicenda e ci fanno entrare nella vita dei personaggi e nelle situazioni. Dopo quasi una metà del film, ho pensato che forse diventava monotono e ripetitivo, un po’ come il film precedente “I, Daniel Blake”. Invece nella seconda parte il film cambia ritmo e registro, il fluire degli eventi e delle emozioni diventa forte e debordante, con un accumularsi di problemi e tensioni, un po’ come in una tragedia classica, che coinvolge e trascina, fino all’ultima scena.
 
Gli attori sono bravi, entrambi alla prima esperienza importante, offrono una recitazione semplice, molto naturale e realistica, ma intensa.
Un film molto bello, che rimane addosso a lungo, da vedere assolutamente.”

 

Finiamo con l’emozionante trailer ufficiale !!

 


 

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