Un racconto sensuale e trascendente sul primo amore

Quale e’ il film italiano piu’ visto negli Stati Uniti negli ultimi 10 anni ?
Non e’ “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, ma a sorpresa (ma neppure molta) il nuovo film di Luca Guadagnino. E quattro candidature agli Oscar testimoniano che “Chiamami col tuo nome” e’ uno dei grandi successi di questa stagione !

 

Tratto dal romanzo omonimo di André Aciman, sceneggiato dal grande James Ivory e interpretato da Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg e Amira Casar, “Chiamami col tuo nome” e’ un racconto sensuale e trascendente sul primo amore che conferma la bravura (in Italia purtroppo poco apprezzata) del regista siciliano (“Io sono l’amore”, “A Bigger Splash”).


 

È l’estate del 1983 nel nord dell’Italia, ed Elio Perlman (Timothée Chalamet), un precoce diciassettenne americano, vive nella villa del XVII° secolo di famiglia passando il tempo a trascrivere e suonare musica classica, leggere, e flirtare con la sua amica Marzia (Esther Garrel).
Un giorno, arriva Oliver (Armie Hammer) un affascinante studente americano di 24 anni, che il padre di Elio ospita per aiutarlo a completare la sua tesi di dottorato. In un ambiente splendido e soleggiato, Elio e Oliver scoprono la bellezza della nascita del desiderio, nel corso di un’estate che cambierà per sempre le loro vite.

 

Anna Baisi ci racconta le sue impressioni su questo film che concluderà mercoledi’ 31 gennaio il programma di Amicinema del mese:
 
“Dopo “Io sono l’Amore” ed “A Bigger Splash”, Luca Guadagnino chiude la trilogia sulla “rivelazione” del desiderio con “Chiamami col tuo nome”, in originale “Call Me by Your Name” tratto dal romanzo omonimo di André Aciman e sceneggiato da James Ivory.
Primi anni Ottanta, Italia del Nord (le location del film sono nei dintorni di Crema con incursioni sul lago di Garda ed a Bergamo) Elio Perlman (interpretato da Timothée Chalamet) è un diciassettenne rampollo di un’agiata famiglia ebrea che passa le vacanze in una splendida villa settecentesca dove fra trascrizioni di musica classica di cui è anche abilissimo esecutore e conversazioni sull’arte e la letteratura con l’amato padre (l’attore Michael Stuhlbarg) docente universitario di storia greco-romana ed i suoi colti amici che oltre alle disquisizioni di cultura “alta” non disdegnano invettive politiche sul Quadripartito, il socialismo ed il compromesso storico ci appare di gran lunga più colto, disinvolto e sicuro di sé rispetto ai suoi coetanei.
Quando nel suo mondo piomberà Oliver (interpretato da Armie Hammer), ventiquatrenne anch’egli ebreo, bello ed affascinante che è ospite della famiglia per approfondire gli studi del suo dottorato il protagonista scoprirà la vulnerabilità della sua sfera più intima e sessuale dove si scoprirà innocente ed immaturo.
 
Il milieu culturale e sociale rimanda al “Giardino dei Finzi Contini” ma il regista è più interessato a far emergere e trionfare dal contesto sociale le emozioni, le reticenze, le paure, i dubbi dei sentimenti e per Elio sono quelle del primo amore e più che di parlare di un ricordo si evidenzia la memoria che quel ricordo racchiude: una sorta di madeleine proustiana che dona al film intensità e nostalgia: non a caso lo scrittore Aciman è un fine studioso dello scrittore francese.
L’incontro fra i due è difficile e quasi conflittuale perché genera pulsioni a volte incontenibili e ad alto contenuto erotico; anche uno sfiorare il collo riesce a trasmettere una intensità tale che Elio dovrà gestire la sua fanciullesca sessualità e controllare gli impulsi repulsivi che nascondono la paura e che pensa e spera di esorcizzare con goffi amplessi con l’amica di sempre Marzia (l’attrice Esther Garrel).
Se Oliver sembra vivere una vita in estrema autonomia e libertà e si allontana spesso dal nucleo famigliare che lo ha accolto con il solito saluto “Dopo” e che forse in italiano avrebbe suonato meglio “A dopo” in realtà lancia un dardo ad Elio, il valore di una promessa, un qualcosa che potrà forse avvenire.. non ora…dopo appunto…
 
La tensione sensuale è molto alta anche quando Oliver accarezza un reperto archeologico che rappresenta il petto di un guerriero sembrano tocchi di voluttà di un amante; forse è solo Elio a percepirlo ma ammetto che anch’io l’ho avvertito ed anche un ballo innocente con una ragazza scatena una gelosia amarissima e insensata nel giovane protagonista ed i suoi occhi intrisi di lacrime hanno un’intensità rara che riesce a comunicare la profonda e travolgente pulsione giovanile.
Difficile da raccontare questo film che si snoda in una sorta di educazione sentimentale dove l’ingenuo Elio non sa come gestire i propri sentimenti, alternando momenti di dolcezza a ritirate strategiche e le sigarette fumate insieme a Oliver o le corse in bici uniscono tanto quanto le incertezze respingono.
Grazie ad un padre a dir poco moderno, comprensivo e tollerante che lo esorta ad entrare in contatto con le proprie emozioni nonostante tutto perché la giovinezza passa e se anche i sentimenti espressi porteranno dolori o delusioni non possono essere disattesi perché è un imperativo categorico, un dovere l’ascoltarsi e provare a mettersi in gioco per non pentirsi in un futuro meno generoso di queste imperdibili occasioni che la vita offre.
Meglio passare dalla “meravigliosa attesa” di leopardiana memoria al “carpe diem” di Orazio e vivere appieno la realtà: insomma un po’ Rohmer ma più Bertolucci.
 
Film struggente che ti entra nella pelle e che nel finale con Elio in lacrime al telefono con Oliver, straziato dalla prima delusione amorosa e che il regista filma in primo piano anche quando scorrono i titoli di coda non si riesce a togliere lo sguardo dallo schermo: l’empatia con il protagonista è enorme, ti trafigge perché certe pene le abbiamo più o meno sofferte tutti nel nostro vissuto personale.
Alcune scene sessualmente più esplicite, una su tutti quella della masturbazione, hanno già fatto s/parlare forse perché collegate al rapporto omosessuale fra un giovanissimo ed un altro che è già alle soglie dell’età matura, molti storceranno il naso ma a torto perché non è questo il tema del film.
Si parla di sentimenti non codificabili in etero od omo ma universali e che non devono essere traditi, di dolori che vanno vissuti ed anche se laceranti fanno sentire la grandezza della vita con malinconico rimpianto di quella giovinezza feroce ma dove tutto ha il sapore di “per sempre”.
Perché quel “dopo” che si è compiuto e vissuto interamente e completamente diventa la cristallizzazione di un passato recuperato con una nostalgica consapevolezza del proprio io fortificato dai sentimenti che belli o brutti sono stati però intimamente trattenuti.
Un io che diventa un noi perché quell’amore e quel dolore ammantati dello splendore giovanile che non tornerà più rimarranno per sempre un’esperienza custodita non solo in noi ma anche nella memoria dell’altro.
Da non perdere.
 
“Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c’è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo e chiamami col tuo nome.” – André Aciman, Chiamami col tuo nome.”

 

E finiamo con il trailer ufficiale !!

 


 

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