Un noir delle relazioni sentimentali

Dopo aver entusiasmato pubblico e giuria dell’ultimo Festival di Berlino, dove la regista Claire Denis (“Chocolat”, “L’amore secondo Isabelle“, “High Life“) ha vinto l’Orso d’Argento, arriva nelle sale italiane “Incroci Sentimentali” (titolo internazionale “Both Sides of the Blade”), che vede per la prima volta insieme le due star del cinema francese, Juliette Binoche e Vincent Lindon.

 

Sara e Jean rientrano nel loro appartamento di Parigi dopo una vacanza al mare. Insieme da un decennio dopo aver entrambi vissuto vite precedenti sono una coppia solida, la cui intesa è totale e il rapporto molto tenero.
Lei è una giornalista radiofonica, lui un ex-giocatore di rugby che ha passato del tempo in carcere.
Un giorno per strada Sara intravede il suo ex, François, attraverso il quale ha conosciuto Jean. Subito dopo, François propone a Jean un’opportunità di lavoro insieme, e diventa così una presenza invisibile e pervasiva nella vita della coppia.

 

Nel cast anche Grégoire Colin, Mati Diop e Bulle Ogier.


 

Anna Baisi era presente all’anteprima stampa milanese e allora ascoltiamo la sua recensione:
 
“Il nuovo film di Claire Denis ha il titolo italiano “Incroci sentimentali” ma direi che è molto più efficace quello internazionale Both Sides of the Blade (letteralmente entrambi i lati della lama) e riunisce la regista alla cosceneggiatrice Christine Angot (autrice anche del libro da cui è tratto il film) ed alla protagonista Juliette Binoche, già insieme nell’Amore secondo Isabelle.
La regista apre il suo film con una scena di una coppia in vacanza che fa il bagno in un’acqua cristallina, entrambi sono felici, sorridenti, si baciano, questo nuotare insieme è un simbolo forte che materializza la fluidità della coppia, la trasparenza dei loro sentimenti, la loro complicità. La scena è talmente romantica da sembrare quasi kitsch.
Ma Denis è una regista magistrale che sa sempre esattamente cosa sta facendo e l’estasi delle scene iniziali rende più potente la volubilità cruda e straziante degli sviluppi successivi, quando di ritorno a Parigi il passato taglia come un coltello e manda in frantumi l’armonia della coppia e così il film si trasforma in un triangolo amoroso: un dramma della mente e del cuore.
 
Sara (Binoche) e Jean (Vincent Lindon) hanno una relazione amorosa da dieci anni, convivono in un appartamento che si affaccia sui tetti di Parigi: lei conduce un programma Radio France International, di attualità e di denuncia, mentre, lui ha scontato una pena in carcere per un reato non specificato dopo una carriera di famoso sportivo finita per un infortunio.
Jean ha un figlio adolescente, Marcus (Issa Perica), la cui madre ora vive all’estero e che viene cresciuto dalla madre di Jean, Nelly (Bulle Ogier).
Il terzo angolo del triangolo è François (Grégoire Colin), l’ex amante di Sara che ha lasciato per Jean in un impulso passionale dieci anni prima.
 
Un inciso sugli attori Jiuliette Binoche come già detto ma anche Vincent Lindon e Grégoire Colin hanno già lavorato con la regista con cui hanno mantenuto un forte legame come detto da Denis stessa in un’intervista, i primi due hanno dimostrato una bravura impareggiabile, in maniera diversa ma indubbiamente eccelsi anche se ho preferito Lindon con il suo lavoro di sottrazione, Colin è rimasto sottotono ma questo perché il suo personaggio è poco tratteggiato e questo indubbiamente non ha aiutato la sua performance.
Un giorno, mentre va al lavoro, Sara vede il suo ex partner François su una moto.
Da quando Sara è con Jean tra i tre non ci sono stati più contatti: per lei è una deflagrazione, un colpo di fulmine fatale.
François usa il suo fascino manipolativo, è un predatore forse anche malavitoso ma non c’è dato di sapere, è un personaggio oscuro, le sue avances verso Sara non le creano un senso di colpa, non gli importa di essere sleale nei confronti dell’amico di un tempo Jean.
François è la distruzione con un sorriso e se ci sia un elemento di vendetta nella sua ricerca di Sara rimane un fattore ambiguo.
Dopo questo episodio François si rivolge a Jean chiedendogli di lavorare con lui come talent scout in una nuova agenzia sportiva.
 
Jean è diffidente ma incuriosita dall’opportunità professionale, anche se rimane evasivo sui dettagli con Sara, alimentando la sua apprensione.
Le dinamiche interpersonali in continuo mutamento sono veicolate con fluida modulazione di tono da una regista che ha il pieno controllo del suo materiale.
Note minacciose si insinuano nella colonna sonora dei Tindersticks la musica si fa noir, la città è scura, vediamo i tunnel della RER dove i treni si incrociano in un semibuio e le immagini del direttore della fotografia Eric Gautier diventano più frastagliate e agitate mentre la comunicazione tra Sara e Jean inizia a vacillare. un’intrusione, un cambiamento si sta abbattendo sulla coppia.
Questi personaggi presi nelle reti di passioni tumultuose si scontrano con le pareti invisibili di una prigione a cielo aperto mentre Sara si (ri)innamora visceralmente pur tentando di opporsi alla passione, del suo ex amante François.
 
Su questo punto, il Covid rappresenta una manna per la regista, che usa l’epidemia per alimentare la sua visione di un mondo che è un carcere.
E’ un triangolo amoroso, un dramma “matrimoniale”, una narrazione sull’infedeltà, tutto un terreno già praticato ma è l’approccio che è diverso: è quello di Denis, è il suo.
Denis e il suo direttore della fotografia Éric Gautier, non ci danno tregua dai protagonisti.
La telecamera è davanti ai volti di Binoche e Lindon, in primo piano, evidenziando ogni pausa, ogni minimo cambiamento di umore o sentimento, la telecamera è quasi un Grande Inquisitore ma non c’è condanna anzi vi è una compassione che non giudica ma cerca di comprendere anche le azioni scorrette e crudeli.
La scrittura e la sua regia mettono a nudo i sentimenti dei personaggi nelle scene finali inquietanti, intensificate dalla telecamera di Gautier che si avvicina a loro con una precisione investigativa.
 
Il senso dell’amore che si dissolve e delle vite gettate nel caos mentre un passato dormiente irrompe violentemente attraverso la superficie è inaspettatamente commovente, tanto più a causa del rigoroso rifiuto del sentimentalismo del film.
Considerando che inizia con immagini che giocano consapevolmente con la dolcezza dell’amore, il duro colpo della conclusione è devastante.
Sotto i titoli di coda però vediamo leggermente oscurato nascere una nuova possibilità…
Il film mi è parso a tratti faticoso perché è cosparso di moltissime azioni, dettagli o agiti dei protagonisti che ti portano a tanti significati, a pensare ad altre vie di lettura ma che ti distolgono dalla storia principale e questo mi è sembrato che limitasse la continuità della scrittura e anche se sono veramente interessanti per me è stato ostico non riuscire ad analizzarli in un unico contesto.
 
A proposito del mondo amoroso e sensuale femminile la regista ha risposto alla domanda : Il personaggio di Sara incarna una sorta di libertà?
“Il desiderio maschile non è male, ma forse il desiderio femminile è migliore. Hanno diritto alle stesse decadenze degli uomini. Adulterio? Tradimento? Questo vocabolario convenzionale della coniugalità borghese mi è totalmente estraneo. Sara non è né sottomessa, né vittima. Si abbandona al suo desiderio, ma non a qualcuno in particolare. Non al compagno con cui vive, né al suo amante di passaggio. Ci vuole una fortuna incredibile – e non è comune – per imbattersi in un ex. Sara ci prova, lancia la moneta, un gioco di testa o croce pericoloso. Alla fine, non le importa cosa uscirà. Per lei la vita è un’avventura, un’arma a doppio taglio, come il titolo della canzone composta da Stuart Staples per il film: Both Sides of the Blade. “
Intervista rilasciata a Gérard Lefort a Parigi il 1^ febbraio 2022
 
Il film ha vinto l’Orso d’Argento per la miglior regia al 72^ Festival internazionale del cinema di Berlino 2022.”

 

Godiamoci il bel trailer ufficiale di questa pellicola !!

 


 

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