Un film sull’assurdità del carcere

Dopo averci conquistato con gli ottimi “L’intervallo” e “L’intrusa“, il bravo Leonardo Di Costanzo ritorna in sala con “Ariaferma“, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia e protagonista anche dell’uscita del 20 ottobre di Amicinema.

 

Un vecchio carcere ottocentesco, situato in una zona impervia e imprecisata del territorio italiano, è in dismissione.
Per problemi burocratici i trasferimenti si bloccano e una dozzina di detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove destinazioni.
In un’atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni.

 

Grande cast con la coppia Toni Servillo e Silvio Orlando e poi Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano e Roberto De Francesco.


 

Sentiamo le parole del regista campano durante la conferenza stampa a Venezia:
 
“Ho scelto la finzione perché avevo bisogno di raccontare un tempo molto dilatato, avevo bisogno di essere molto vicino ai personaggi, di inventarli e di raccontarli nell’interiorità più che nell’azione.
È la prima volta che lavoro con degli attori professionisti, ho sempre lavorato con attori non professionisti. Mi sono preoccupato di come le modalità di recitazione di un professionista cambino da quelle di un non professionista. Gli attori professionisti sono costantemente chiamati ad inventare qualcosa che non sanno.
Non è stato facile calarsi in una realtà così complessa come quella del carcere. Abbiamo dovuto parlare molto e provare alacremente per ottenere il risultato finale, ma ne è assolutamente valsa la pena.
 
Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri. Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi; è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto.
Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti.
Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: Ariaferma non racconta le condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere.”

 

E questo e’ il trailer ufficiale !!

 


 

Questa voce e' stata pubblicata in Di tutto un po' e contrassegnata con .

Lascia un Commento