Gli Orchi recitano Cechov

All’ultimo festival di Pesaro questo film ha vinto il premio Lino Micciche’ e ha riscosso grandi successi anche al Festival di Rotterdam.

 

Les Ogres” arriva finalmente nelle sale italiane diretto da Léa Fehner (“Qu’un seul tienne et les autres suivront” nel 2009 ottimo successo in Francia) con Adéle Haenel (vista di recente in ” La ragazza senza nome”), Marc Barbé, Francois Fehner, Marion Bouvarel, Inès Fehner e Lola Dueñas.


 

La vivace compagnia del Davai Thea tre mette in scena Cechov viaggiando di città in città con il proprio tendone da circo. Una turbolenta tribù di artisti nella quale il lavoro, i legami familiari, l’amore e l’amicizia si mescolano con veemenza, scavalcando i confini tra la finzione del palcoscenico e la vita reale. L’imminente arrivo di un bambino e il ritorno di una ex amante riapriranno vecchie tensioni faranno rivivere ferite che si pensava fossero ormai dimenticate.

 

La regista Lea Fehner ha descritto cosi’ la genesi di questa pellicola:
 
“Io sono cresciuta con il teatro viaggiante, di cui parla il mio film. Negli anni ’90 i miei genitori hanno intrapreso quest’avventura con una dozzina di camper, una tenda, una truppa variegata e stravagante e hanno fatto il giro della Francia con i loro spettacoli.
Stranamente, quando ho deciso a mia volta di raccontare storie, credo di aver lasciato quest’ambiente per quello del cinema perché avevo paura. La paura delle strade vuote, fredde, dove si sfilava. La paura della rudezza di una vita in cui per parlare allo spettatore gli sputacchi
di sopra, dove i bambini sono a conoscenza di qualsiasi aneddoto, dove si cresce tra grida, palcoscenico e gente ubriaca. E questo per non parlare di tutte le interferenze nel privato di ciascuno, della mancanza di melodie orecchiabili che cantano di cose insignificanti,
delle frustrazioni che si sentono nei confronti di coloro che riescono meglio …
 
Ma di recente, tutto si è invertito. Dove ho visto la galera, ho cominciato a vedere il coraggio, questa vicinanza con il pubblico mi ha provocato invidia. Gli eccessi hanno cominciato ad associarsi, per me, alla festa, alla vita. Così, alla fine del mio primo film, ho voluto filmare questa
energia. Il mio primo film era serio, impegnato, e dopo averlo accompagnato a lungo nelle sale, ho avuto voglia di offrire qualcos’altro allo spettatore. Volevo fare un film gioioso e solare, ma felice insieme con insolenza e durezza.
Ho voluto filmare questi uomini e queste donne che aboliscono il confine tra teatro e vita per vivere in maniera più radicale, per vivere con ritmi un po’ più frenetici.

 

Il titolo del film (in italiano “Gli orchi”) è stato come una spina dorsale nella nostra scrittura, per non lasciarci andare alla superficialità, per non farci sedurre dalla vitalità dei nostri personaggi.
Abbiamo voluto parlare di una voglia di vivere frizzante e poderosa. Ma era indispensabile non nascondere l’aspetto della mostruosità o della violenza che risiedeva in questo desiderio.
I nostri personaggi dovevano essere di quelli di cui si potrebbe dire “Mi piacerebbe conoscerli bene, bere qualcosa con loro”, ma dovevamo farlo senza compiacenza, guardando sotto la superficie della loro voracità.
Questi orchi di vita sono anche in grado di mangiare gli altri e occupare il loro posto! Ma questo è anche quello che può diventare interessante: far vedere degli esseri potenti e divertenti, indegni e incoerenti, ma amorevoli. Dare spazio all’ambiguità e all’ambivalenza.
In qualche modo, parlare di orchi è anche rendersi conto che il problema dell’eccesso ha tanto a che fare con il teatro itinerante ma anche con l’intimità delle famiglie: il modo in cui alcuni occupano tutto lo spazio, il modo in cui l’amore può essere divorato …”

 

Se siete curiosi non potete non guardare il trailer ufficiale del film !!

 


 

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