I delicati legami famigliari del cinema di Hirokazu Kore-eda

Assieme a Naomi Kawase e’ una delle nuove leve del cinema nipponico, Hirokazu Kore-Eda non e’ proprio un giovanotto (classe 1962), ma in Europa e’ solo da pochi anni che i suoi film si sono affermati presso il grande pubblico.

 

Da almeno un ventennio grande frequentatore di festival (“Maboroshi no hikari” a Venezia nel 1995, “Wandafuru raifu” a Torino nel 1998, “Distance”, “Nessuno lo sa” e “Kuki ningyo” a Cannes).

Lo scorso anno “Father and Son” finalmente e’ uscito anche nelle sale italiane (lo abbiamo anche visto con Amicinema) e gli ha dato il giusto successo.


 

Per questo da non perdere dal 1 gennaio, grazie a BimDistribuzione, l’uscita del suo ultimo film “Little sister“, sempre legato al proprio caratteristico stile intimista e familiare.

 

Poco prima delle vacanze natalizie si e’ tenuta a Milano l’anteprima stampa del film e per Amicinema c’era Ornella Dallavalle:
Tre sorelle, Sachi, Yoshino e Chika vivono a Kamakura in una grande casa di famiglia ma sole, il padre le ha abbandonate quindici anni prima e la madre si è rifatta una vita. La notizia della morte del padre porta le ragazze a viaggiare verso la campagna per presenziare al suo funerale. Qui incontrano Suzu, quarta figlia dell’uomo, avuta con la donna che ha distrutto la loro famiglia. 

Nonostante ciò, tra le ragazze si crea subito un forte legame che condurrà Suzu ad accettare l’invito che le sorelle le fanno di andare a vivere con loro.
Hirokazu Kore-eda in Little Sister racconta i delicati legami famigliari e lo fa con l’umiltà e la gentilezza che lo distinguono. Entra nell’universo femminile in punta di piedi e ci mostra le gioie e i dolori che le quattro ragazze hanno vissuto e vivono, concentrandosi sui dettagli, sui momenti di condivisione e convivialità.
 
Sachi, la sorella maggiore, lavora in ospedale, guarda in faccia ogni giorno la morte e non riesce a trovare un uomo che la ami veramente. Yoshino ha una relazione precaria con un giovane a cui presta dei soldi, lavora in banca e beve un po’ troppo. Chika ama lo sport ed è la più spensierata delle tre, oltre che la più giovane. Suzu si integra perfettamente con loro, comincia a giocare in una squadra di calcio e fa innamorare un ragazzino.
Mancano i colpi di scena e gli effetti speciali ma non i momenti di riflessione e scoperta. Suzu nasconde dei risentimenti nei confronti del padre che emergono solo in un’occasionale ubriacatura mentre l’apparente rigidità di Sachi non dipende solo dall’abbandono paterno e dal senso di responsabilità per le sorelle ma anche dal conflitto con la madre.
 
Il dono di un kimono e la capacità di farsi travolgere dalla bellezza dei ciliegi in fiore ci dicono che Hirokazu Kore-eda crede nella possibilità di tornare a far vivere i sentimenti che sono sopiti in noi e che riemergono di fronte a un gesto d’amore. Il messaggio del film sembra essere condensato in un liquore di prugne fatto in casa. Il passare del tempo ne modifica il sapore e la trasparenza e allo stesso modo sembra dirci che anche i sentimenti possono mutare attraverso dei piccoli gesti.”

 

In attesa dell’uscita milanese ecco il trailer della pellicola !!

 


 

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