Veltroni non dimentica il passato, ma guarda al futuro

Da “C’è tempo” nel 2019 sono passati quattro anni e Walter Veltroni si e’ dedicato a ben quattro documentari ed ora l’instacabile autore romano (film, romanzi, saggi) e’ di nuovo alla regia di un lungometraggio con “Quando“.

 

La giovane vita di Giovanni va in pausa nell’estate del 1984 a San Giovanni, durante il dolore collettivo per la morte di Enrico Berlinguer, per colpa dell’asta di una bandiera finita tragicamente sulla sua testa.
Dopo 31 anni si risveglia dal coma, ed è come una nuova rinascita, da adulto. Tutto è cambiato, il mondo che aveva lasciato non c’è più: la sua famiglia, la ragazza, il partito tanto amato, tutto in questa nuova epoca è stravolto.
Giovanni è come un bambino cinquantenne, deve imparare a muoversi in questa nuova dimensione, accettando anche la perdita dei vecchi legami e la scoperta di nuovi.
Ad aiutarlo ci sono Giulia, una giovane e tormentata suora che si è presa cura di lui negli ultimi anni della sua degenza, e Leo, un ragazzo problematico affetto da mutismo selettivo.
Grazie a loro Giovanni, oltre che a riprendere le normali funzioni vitali, troverà il modo di riuscire a comprendere la sua nuova esistenza e ad affrontare il passato, che ritornerà nelle sembianze di Francesca, la figlia avuta nella sua precedente vita.

 

Nel cast Neri Marcorè, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Olivia Corsini e Dharma Mangia Woods.


 

Spazio alla bella recensione della nostra inviata Loredana Felici:
 
“”Quando” è un film che segna il ritorno di Walter Veltroni al lungometraggio di finzione, e ha come interpreti principali Neri Marcorè e Valeria Solarino, che nel film sono Giovanni e suor Giulia.
Tratto dall’omonima opera letteraria dello stesso regista, lunedì 27 Marzo è stato proiettato in anteprima assoluta al Teatro Petruzzelli, al Bif&st (Bari International Film & TV Festival), che si svolge quest’anno dal 24 Marzo al 1° Aprile.
Nel 2014 Veltroni aveva realizzato un documentario intitolato “Quando c’era Berlinguer”, in cui raccontava la vita del leader comunista attraverso le testimonianze di chi l’aveva conosciuto, tra cui anche Gorbachev.
Il film riprende un tema già visto nel film di Wolfang Becker “Goodbye Lenin!”, dove una donna entrava in coma poco prima della caduta del Muro di Berlino.
 
Qui, invece, il protagonista è Giovanni, ormai cinquantenne, che per trent’anni (trentuno, per la precisione, come più volte sottolinea lui stesso nel film), è rimasto in coma a causa di un incidente avvenuto quand’era ragazzo: nel giugno 1984, a Roma, durante i funerali per la morte di Enrico Berlinguer, era stato colpito alla testa dall’asta di una bandiera, cadendo in uno stato di incoscienza.
Al suo risveglio, però, Giovanni trova un mondo decisamente diverso da quello della sua gioventù, e il comunismo che lui aveva conosciuto da bambino non esiste più, così come le Lire, il Muro di Berlino, cantautori come Dalla, De Andrè, Battisti, ecc. ecc.
Giovanni dovrà quindi affrontare numerosi cambiamenti, ripercorrendo quel tempo ormai perduto che ha visto la trasformazione di tante realtà in vari ambiti, sia in Italia che nel resto del mondo; talvolta ne è incuriosito, sorpreso e quasi affascinato; a tratti, invece, le sue impressioni remano esattamente nella direzione opposta: sembra proprio che ciò che lo circonda, così diverso e stimolante, perché moderno e “digitalizzato”, non gli appartenga più.
 
Dal momento del suo risveglio, assistiamo ad uno sguardo nuovo sul mondo, quello di un ragazzo di 18 anni che non è stato guastato dal cinismo e dall’arrivismo degli adulti, e che quindi conserva il candore di un 18enne nel corpo di un 50enne, e la sua fanciullesca purezza, anche nel lungo percorso di “rinascita”, un cammino nel cui avrà al suo fianco Giulia, una suora che si prenderà cura di lui durante tutta la sua degenza, e Leo, un ragazzo problematico affetto da mutismo selettivo.
È proprio una seconda vita quella che gli si pone davanti, in cui dovrà affrontare la perdita di vecchi legami, e la scoperta di nuovi che non sapeva di avere, e qui il nostro racconto si ferma di proposito.
 
Già dalle prime immagini, si capisce quanto nel film il sorriso si accompagni alla malinconia. Il bravissimo Neri Marcorè interpreta un personaggio che deve passare dallo stupore quasi un pò naïf, alla presa di coscienza dei cambiamenti avvenuti in trent’anni, ma anche del bellissimo nuovo rapporto di amicizia che instaura con Valeria Solarino, che gli è di grande aiuto psicologico nel ripercorrere tutte le tappe del suo passato, e che gli è solidale nella condivisione di molte sue amarezze.
La dolcezza del protagonista ci contagia: Giovanni, che dice che le automobili contemporanee sono simili a delle astronavi, non ha perso l’incanto della fanciullezza, e conserva due doti che lo aiutano a guardare con curiosità mista a stupore ciò che gli accade intorno: l’ironia e l’autoironia.
 
C’è un filo che in qualche modo lega il regista al personaggio principale del film: è quello di non dimenticare il passato, e – dal punto di vista politico – la nostalgia per una sinistra che ormai non esiste più, ma di guardare al futuro, perché – al di là di tutto – i grandi protagonisti sono sempre gli affetti.
Veltroni, infatti, ci sottopone la lettura di un cinquantenne che si perde nella memoria di quello che non esiste più, ma allo stesso tempo ritrova la bellezza e il gusto di riannodare la memoria e il presente, che insieme fanno il futuro.
Il suo è un cinema “delicato”, che individua la risposta ai mali moderni, nella capacità di costruire rapporti umani importanti, perché alla fine, anche se può sembrare un pò scontato, sono i veri sentimenti quelli che hanno un valore, e solo trovando la modalità più giusta per comunicare con gli altri, è possibile rialzarsi, stringersi la mano e fare pace, riscoprendo la piacevolezza di stare insieme, in un modo alternativo.
 
Un grande cast, una bella storia, e un film che va dritto al cuore, suscitando quelle emozioni che difficilmente si riescono a nascondere, anche in una sala cinematografica, in mezzo a tanta gente.
 
“Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che non c’è niente di più vero di un miraggio
E per quanta strada ancora c’è da fare
Amerai il finale”.
(da “Buon viaggio, di Cesare Cremonini, colonna sonora del film).”

 

E gran finale con il trailer ufficiale del film !!

 


 

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