Un film che aiuta ad accettare la fragilità e la diversità

Lo spettacolo di Broadway che ha emozionato una generazione diventa un’appassionante evento cinematografico: dopo aver vinto Tony, Grammy ed Emmy, Ben Platt torna a vestire i panni dell’ansioso e solitario studente liceale che vive le sfide di comprendere sé stesso e riuscire a integrarsi nella confusione e nella crudeltà di un’epoca travolta dai social media in “Caro Evan Hansen“.

 

Diretto da Stephen Chbosky (“Noi Siamo Infinito”, “The Perks of Being A Wallflower”, “Wonder”) arriva adesso nelle sale italiane.

 

Un ragazzo di nome Evan con grandi problemi a relazionarsi con gli altri trova un modo per affrontare la sua ansia dopo una tragedia avvenuta nella sua scuola: il suicidio del suo compagno di classe Connor. Una lettera scritta da lui viene scambiata per l’ultimo messaggio lasciato dal ragazzo prima di morire. Così Evan finge di essere stato il migliore amico di Connor.

 

Attori importanti come Ben Platt, Julianne Moore, Kaitlyn Dever e Amy Adams.


 

Ornella Dallavalle era presente all’anteprima stampa ed ecco la sua bella recensione:
 
“Evan Hansen è un adolescente che fa fatica ad esprimersi con le parole ma quando canta riesce a dare il meglio di sé. Evan è uno ‘fuori dal coro’, un outsider che racconta la fobia verso la società in cui è inserito, e che scrive lettere a se stesso come forma di cura individuale, come atto terapeutico; Evan soffre per le pressioni, per le aspettative, per la poca attenzione degli adulti e ce lo racconta con il suo impaccio, la sua paura del confronto, e con i tanti fardelli che pesano su di lui e lo accompagnano quotidianamente.
 
Una delle lettere che scrive a se stesso viene rubata da un suo compagno di classe, il solitario Connor, e poi trovata dalla madre e dal patrigno del ragazzo dopo che questi si è tolto la vita. La lettera suscita nei due genitori la speranza che Connor avesse trovato un vero amico in Evan che, per compassione e per amore verso Zoe, inventa la storia di un’amicizia mai esistita.
Evan dovrebbe dire la verità, ma continua a mentire a un’intera famiglia in lutto eppure è facile sentirsi dalla sua parte per l’intimità con cui la storia viene raccontata.
 
Grazie a questo evento Evan ottiene un vero e proprio boom di autostima, che però dura poco (il fallimento del suo piano è percepibile dall’inizio), le bugie hanno le gambe corte ma in questo caso servono perché permettono a molti altri suoi compagni di aprirsi e di parlare delle proprie debolezze, delle ansie e di problemi mai condivisi fino a quel momento.
Un film che aiuta ad accettare la fragilità, la diversità e ci fa sentire meno soli.!”

 

Che ne dite di vederci il trailer ufficiale ?

 


 

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