CineClassica: Le Variazioni Goldberg e Anthony Hopkins

Continua anche questo mese “CineClassica”, la rubrica di Amicinema che vi racconta i collegamenti stretti tra il cinema e il mondo della musica classica e lirica.

Oggi parliamo di una delle opere classiche più famose e più belle di sempre: Le Variazioni Goldberg.


 

Le Variazioni Goldberg sono un’opera per clavicembalo che consiste in un’aria con trenta variazioni, composte da Johann Sebastian Bach fra il 1741 e il 1745.

Secondo Forkel, il primo biografo di Bach, quest’opera sarebbe stata commissionata a Bach da Hermann von Keyserlingk perché fosse suonata dal suo protetto, il quindicenne Johann Gottlieb Goldberg (a quel tempo in servizio come maestro di cappella a Dresda), per conciliargli il sonno. Anche se qualche critico suggerisce che la complessità strutturale delle Variazioni è tale da togliere il sonno a chiunque le ascolti con orecchio non superficiale…

 

Il critico Piero Buscaroli dice di questa creazione:
Le Variazioni Goldberg offrono il migliore esempio di una musica concepita per la ricreazione di uno spirito competente ed esigente“. E torneremo dopo a riflettere su quale spirito può essere attratto da questa musica.

 

L’opera è stata concepita come un’architettura modulare di 32 brani, disposti seguendo schemi matematici e simmetrie che le conferiscono tanta coesione e continuità da non avere eguali nella storia della musica. Insieme all’”Arte della fuga” può essere considerata uno dei vertici delle sperimentazioni di Bach.

 

Con un enorme balzo temporale arriviamo al 1991, quando il regista Jonathan Demme decise di dirigere un film dal libro dello scrittore americano Thomas Harris.

Il libro e il film raccontano la storia di una giovane recluta dell’FBI alla disperata ricerca di un pericoloso serial killer, aiutata nell’impresa da un altrettanto pericolo detenuto, ex psichiatra e criminologo. E’ facile individuare in questa trama il pluripremiato “Il silenzio degli innocenti“, capolavoro del genere con Anthony Hopkins e Jodie Foster.

In una delle scene più famose e cruente del film, il dottor Hannibal Lecter, imprigionato in una cella in attesa del pasto quotidiano è intento ad ascoltare le Variazioni, che scopriremo poi provenire da un registratore acceso all’interno della gabbia di reclusione. Come forse ricorderete, in questa scena le guardie non faranno una bella fine: al termine della sequenza ritroviamo Lecter, sporco di sangue, intento ad ascoltare ancora le Goldberg, tenendo gli occhi socchiusi mentre accarezza il registratore.

Per la precisione Lecter sta ascoltando la variazione n. 7.

Ecco il filmato della scena, ovviamente sconsigliato a chi è impressionabile.

 


 

Tra gli autori che hanno reinterpretato il capolavoro di Bach ve ne presentiamo due.

Glenn Gould ne registrò due versioni famose nel 1955 e nel 1981. Durante la prima aveva 23 anni e quel disco fulminante ne fece una leggenda prima ancora che una star.

Su Bach affermo’: Penso che, se mi fosse chiesto di passare il resto della mia vita su un’isola deserta, e di ascoltare o suonare la musica di un compositore durante tutto quel tempo, il compositore sarebbe quasi certamente Bach. Davvero non riesco a pensare a una qualsiasi altra musica che sia così totalizzante, che mi commuova così profondamente e in modo così coerente, e che, per usare un termine piuttosto impreciso, sia prezioso al di là di tutta la sua abilità e brillantezza per qualcosa di più significativo di questo: la sua umanità.”

 


 

E poi anche il grande Keith Jarrett nel 1989 diede il suo contributo all’immortalità di quest’opera (col clavicembalo costruito apposta per lui da Tatsuo Takahashi).
Nei tempi recenti molto rimarchevole anche l’interpretazione della salentina Beatrice Rana:

 


 

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