Le relazioni pericolose virtuali

In Italia conosciamo di piu’ il fratello Mehdi (attore in “Baby”, “Gli sposi clandestini”) e questo e’ il primo film che esce da noi del regista francese Safy Nebbou.
 
Il mio profilo migliore“, passato al festival di Berlino, e’ tratto dall’omonimo romanzo di Camille Laurens e racconta la deriva nella virtualità dei social media di una donna (una bravissima Juliette Binoche), madre single di due figli, seguendola da diverse prospettive.

 

Claire Millaud, una docente universitaria sulla cinquantina e con due figli, ha una relazione con Ludo, un uomo più giovane di lei che la desidera sessualmente ma che poi non condivide altro. Claire ha un’idea: crearsi una falsa identità su Facebook. Entra così in contatto con Alex, un giovane fotografo che collabora con il suo amante. Tra i due nasce un’attrazione virtuale anche perché Claire, ora diventata Clara, si fa passare per una ventiquattrenne. Riuscirà a mantenere la relazione confinata solo sul web?

 

Nel cast appunto Juliette Binoche e poi Nicole Garcia, François Civil, Marie-Ange Casta, Guillaume Gouix.


 

E adesso ci taciamo e lasciamo la parola alla nostra inviata Anna Baisi:
 
“Juliette Binoche ha già realizzato numerosi film sulle donne in crisi di mezza età come in L’amore secondo Isabelle (Un beau soleil intérieur) in cui il suo personaggio passa da una relazione all’altra e alla fine consulta un chiaroveggente interpretato da Gerard Depardieu in una strana e beffarda conclusione nel finale del film e oggi continua con “Il mio profilo migliore” (Celle que Vous Croyez) del regista Safy Nebbou regalandoci un altro ritratto di donna fragile, anche lei dolente e fuori dai canoni.
 
Il film è l’adattamento letterario dell’omonimo libro di Camille Laurens ed è giocato sulla suspense e il vagabondare psicologico della protagonista.
Tortuoso e girato seguendo i diversi punti di vista dei protagonisti e le molteplici ed inquietanti verità/identità ricorda sia le ossessioni di La donna che visse due volte di Hitchcock che il Kurosawa di Rashomon con le sue tante “verità”.
Juliette Binoche interpreta eccellentemente Claire, una professoressa universitaria di letteratura, di cinquant’anni con due figli e il cui marito l’ha lasciata per la giovanissima Katia (Marie-Ange Casta) nipote di Claire che l’aveva ospitato nella loro casa.
Claire ha avuto una relazione con un uomo più giovane, Ludo (Guillaume Gouix) che quando intuisce l’attaccamento affettivo della donna la lascia senza nessun scrupolo e non risponde più alle sue chiamate e quando lei cerca di fare amicizia con lui su Facebook, la rifiuta.
Ancora ossessionata da lui vuole sapere cosa sta facendo e decide di crearsi una falsa identità e cerca l’amicizia del compagno di stanza di Ludo il ventisettenne fotografo Alex (François Civil), nella speranza di raccogliere qualche informazione.
Così online ora è Clara, una stagista di una società di eventi di moda poco più che ventenne, bella e sensuale e le foto che la rappresentano sono quelle della nipote che le ha carpito il marito … Freud docet …
Alex e Clara si innamorano subito in un appassionato ed impossibile cyber-amore e fanno sesso al telefono senza mai ovviamente incontrarsi.
Sebbene tutto si svolga nel mondo virtuale la finzione crea sentimenti reali e ossessionati: una vertigine in cui realtà e bugie si fondono e creano un sentimento che è menzogna ma meraviglioso.
 
Il film si snoda in continui flashback in cui Claire racconta la “sua” storia alla nuova ed inizialmente impassibile psicoterapeuta (l’ottima Nicole Garcia) con la quale si crea poi un rapporto di solidarietà ed empatia.
Se il film è anche una riflessione sui giochi manipolativi di “Les Liaisons Dangerouses” di de Laclos di cui Claire studia il lavoro con i suoi studenti e che ovviamente la intrigano e in qualche modo rappresentano è anche una riflessione intelligente sul posto che la società offre alle donne che non hanno più vent’anni.
Claire, sebbene donna intelligente e di successo ha perso in parte la sua autostima perché ha bisogno dall’attenzione e dell’ammirazione degli uomini per sentirsi ancora viva.
Ci sono alcune belle immagini nel film come nella scena in cui Claire e Alex si riflettono più volte mentre si rincorrono attorno a pannelli di vetro, o quando Claire sulla scala mobile nel Centre Pompidou raggiunge la cima e cammina verso l’ultima finestra e si ferma a fissare l’esterno mentre la telecamera si allontana, lasciandola sola sul bordo di un precipizio che è più che altro psicologico: riuscirà a fuggire e risolvere così i suoi conflitti interiori?
Solitudine, tradimenti e relazioni pericolose virtuali ma più appaganti di quelle reali deludenti possono essere una lettura del film.
 
Il regista Safy Nebbou ha detto: “Voglio citare una frase di Antonioni, che è anche nel romanzo di Camille Laurens: “L’amore è vivere nell’immaginazione dell’altro”. È così… ho provato a parlare d’amore attraverso l’immaginazione di questa donna che vive due vite.”

 

Finale come sempre con il trailer italiano per incuriosirvi sul film !!

 


 

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