La famiglia non e’ sangue. E’ amore

Karim Aïnouz e’ un regista tedesco-brasiliano che potremmo definire, riduttivamente, da festival.
 
Molti dei suoi film sono passati al Festival di Berlino (nel 2014 il suo apprezzato “Praia do futuro”) e lo scorso anno “La vita invisibile di Eurídice Gusmão” ha conquistato i giurati della sezione Un Certain Regard dell Festival di Cannes vincendo il premio come miglior film.

 

Rio de Janeiro, 1950. Euridice e Guida sono due ragazze che crescono nella stessa famiglia rigida e conservatrice.
Quando Guida fugge una notte per incontrare il suo amante, Euridice acconsente di reggerle il gioco. Guida però non farà ritorno, sceglierà di sposarsi all’estero e la lontananza tra le due sorelle diventerà presto un abisso insuperabile quando il padre di entrambe deciderà di eliminare la peccatrice Guida dalla memoria della famiglia, impedendole di avere qualunque contatto con sua sorella.

 

Nel cast Carol Duarte, Júlia Stockler, Gregório Duvivier e Barbara Santos.


 

Per questa recensione diamo spazio alle parole di Anna Baisi che ha visto l’anteprima stampa milanese di questo film:
 
“Il film “La vita invisibile di Eurídice Gusmão” è un meraviglioso melodramma del regista Karim Aïnouz tratto dall’omonimo romanzo di esordio della scrittrice brasiliana Martha Batalha (A Vida Invisìvel de Eurídice Gusmão) e ricorda gli eleganti melò di Douglas Sirk.
Grazie ad una trama avvincente, a tratti dolorosa, dolce, seducente e cruda, ad una fotografia audace e ad una colonna sonora lussureggiante riesce a non far pesare la durata del film di più di due ore e ci racconta di donne la cui indipendenza mentale rimane immutata anche se i loro sogni sono infranti da una società patriarcale soffocante e lo fa con un senso di calore e di solidarietà sempre presente.
Una narrazione languida e sempre coinvolgente, avvolta dal sentimento tipicamente brasiliano noto come “saudade” che è un misto di malinconia e di senso di vuoto che si avverte per la mancanza di qualcosa misto alla volontà di fare il possibile per superarlo.
 
L’azione si svolge nell’affascinante e caratteristica Rio de Janeiro degli anni ’50 dove Eurídice (Carol Duarte) e sua sorella maggiore di due anni Guida Gusmão (Julia Stockler) vivono con i loro tradizionalisti genitori in un rapporto strettissimo nel quale Euridice copre con riluttanza le uscite notturne clandestine di Guida in discoteca con il bel marinaio greco Yorgos (Nikolas Antunes) e mentre si preoccupa del peccato gusta anche l’eccitazione delle scoperte sessuali di sua sorella maggiore e Guida, a sua volta, incoraggia le speranze di Eurídice, una pianista di talento, a studiare al conservatorio di musica di Vienna.
Il loro legame si interrompe quando Guida scappa con il suo fidanzato su una nave diretta ad Atene lasciando scritto in una lettera che tornerà quando sarà sposata ma il grande amore si rivela una immensa delusione e quindi Guida torna single e incinta a casa dove, in una scena di sconvolgente durezza, viene rinnegata da suo padre Manoel (Antonio Fonseca) mentre sua madre Ana (Flavia Gusmao) rimane impotente e sottomessa e si attiene semplicemente alla decisione del marito.
Quando Guida implora di rivedere sua sorella il padre mentendo le dice che Eurídice è partita per studiare a Vienna, una bugia che sembra ancora più crudele dato che quel sogno dell’aspirante pianista non si è realizzato.
Infatti quando Guida torna Eurídice ha già sposato un uomo di nome Antenor (Gregorio Duvivier) e non vive più con i suoi genitori inoltre non dirà mai a Eurídice che Guida è tornata dalla Grecia e di conseguenza Eurídice pensa che Guida sia in Grecia mentre Guida pensa che Eurídice sia in Austria: in realtà, entrambe le sorelle vivono ancora a Rio non lontano l’una dall’altra.
Guida scrive costantemente a sua sorella in Austria ed Euridice non risponde mai perché non è né in Austria né a conoscenza dell’esistenza di tali lettere. Guida continua a scrivere comunque per mantenere vivo il ricordo di sua sorella. Queste lettere alla fine diventano una specie di diario: il loro contenuto fa girare il motore della narrazione.
Guida ed Eurídice rimangono incinte nello stesso anno e nessuna delle due vorrebbe tenere il proprio bambino perchè Guida si rammarica della sua gravidanza a causa della delusione con Yorgos mentre Eurídice medita l’aborto perché desidera recarsi a Vienna per realizzare il suo sogno di carriera: entrambe le donne danno alla luce un bambino contro il loro volere.
 
Questo infatti è un film sulle donne costrette a prendere decisioni contro la loro volontà mettendo in evidenza i modi sottili e anche non così sottili con cui gli uomini opprimono le donne.
Manoel è un rabbioso misogino, Antenor non è così apertamente sessista eppure non riesce a mascherare la sua rabbia quando Euridice vince un concorso di pianoforte; entrambi gli uomini opprimono Eurídice
in modi molto diversi ma egualmente efficaci.
Interessante la dolorosa vicinanza delle sorelle che vivono inconsapevolmente vite parallele in diverse parti della stessa città.
Nonostante le sue molte rappresentazioni di crudele insensibilità, ingiustizia quotidiana e delusioni croniche il film è un dramma ossessionante si ma che celebra tranquillamente la resilienza delle donne che sopportano esistenze che le hanno derubate dei propri sogni.
 
Perfetta nel rendere la cifra emotiva la musica di Benedikt Schiefer combinata con passaggi di piano di Liszt, Grieg e Chopin.
In maniera particolare la musica non è mai così potente come nella scena emotivamente carica in cui Eurídice arriva finalmente al provino per il conservatorio suonando l’Etude di Chopin Op. 10, No. 9 in un trionfo attenuato ancora una volta dalla schiacciante realtà.
L’ottantatreenne attrice brasiliana Fernanda Montenegro (l’unica che abbia mai ricevuto una nomination all’Oscar per un ruolo in lingua portoghese) interpreta Eurídice nella vecchiaia, negli ultimi quindici minuti del film.
Ma cosa è successo a Guida? Le due sorelle si sono mai incontrate di nuovo? E le lettere? Sono state gettate via? O alla fine hanno raggiunto il destinatario previsto? Non posso rispondere a queste domande senza rovinare la visione del film però basta andare a vederlo e lo scoprirete.
Il film è stato presentato al 72esimo Festival Internazionale del Cinema di Cannes nell’ambito della sezione un Certain Regard e ha vinto il premio per il miglior film di questa sezione.
In un discorso in francese immediatamente prima della proiezione, il regista brasiliano ha dedicato il suo film alle donne brasiliane: il volto della resistenza in un paese sempre più intollerante con un riferimento indiretto al presidente ultra-razzista, omofobo e misogino del paese Jair Bolsonaro.”

 

E non potevamo non concludere con il trailer ufficiale !!

 


 

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