L’unica possibilità e’ giocarsi tutto e subito

Claudio Giovannesi e’ uno dei giovani registi piu’ promettenti del panorama italiano grazie ai suoi ottimi “Alì ha gli occhi azzurri” e soprattutto “Fiore” (presentato a Cannes 2016 e per il quale Valerio Mastandrea ha vinto il David come Migliore attore non protagonista).
 
La paranza dei bambini” e’ tratto dall’omonimo bestseller di Roberto Saviano ed e’ l’unico film italiano in concorso in questi giorni al Festival di Berlino (e chissà magari qualche premio lo potrà anche strappare).

 

Napoli 2018. Sei quindicenni – Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò – vogliono fare soldi, comprare vestiti firmati e motorini nuovi. Giocano con le armi e corrono in scooter alla conquista del potere nel Rione Sanità.
Con l’illusione di portare giustizia nel quartiere inseguono il bene attraverso il male. Sono come fratelli, non temono il carcere né la morte, e sanno che l’unica possibilità è giocarsi tutto, subito.
Nell’incoscienza della loro età vivono in guerra e la vita criminale li porterà ad una scelta irreversibile: il sacrificio dell’amore e dell’amicizia.

 

Nel cast gli esordienti Francesco Di Napoli, Artem Tkachuk, Alfredo Turitto, Viviana Aprea e Valentina Vannino.


 

Sentiamo la recensione di Anna Baisi che ha visto questo nell’anteprima stampa milanese (contemporanea a quella di Berlino):
 
“Unico film italiano presentato in concorso al Festival di Berlino “La paranza dei bambini” (titolo internazionale l’inquietante “Piranhas) di Claudio Giovannesi tratto dall’omonimo bestseller di Roberto Saviano che ha contribuito alla scrittura della non facile sceneggiatura con il regista stesso e con Maurizio Braucci è un film sulla perdita dell’innocenza di un gruppo di adolescenti.

Senza educazione, forse non vanno nemmeno a scuola, allo sbando in famiglie senza padri e con Istituzioni lontane che nulla fanno per creare una speranza per il futuro e anche perché tutto sommato chi lavora è fesso trovano una scorciatoia imbracciando le armi – viste come la Lampada di Aladino – e immaginando di conquistare il loro Rione in sella allo scooter – aderiscono alla camorra.
 
E’, come il romanzo, un film di cruda formazione o in negativo di de-formazione e la macchina da presa segue con empatia ed intimità la crescita, psicologica e (a)morale del giovane protagonista Nicola, un viso pulito e bello, interpretato dal promettente Francesco Di Napoli e ne coglie tutte le sfumature, anche quelle più impercettibili nel vuoto di uno sguardo che spesso si interroga.
Nicola insieme alla sua “banda” formata dai suoi amici quindicenni dai soprannomi inventivi come il taglio dei capelli Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Limone, Briatò sognano come qualsiasi adolescente di potersi permettere abiti e scarpe firmate e moto roboanti.
Nicola poi ha i suoi sogni personali come quello di regalare in televisore grande alla mamma single che ha una tintoria e deve pagare il pizzo e magari di fare una vacanza con Letizia (Valeria Aprea), la ragazza di cui s’è innamorato, fuori dal fatiscente Rione Sanità dove lui abita, a Gallipoli vista come un Paradiso esotico.

Nicola, usando la sua giovinezza, il bell’aspetto e la capacità di interpretare il bravo ragazzo ben educato che può accedere a tutte le aree, gioca contro i boss rivali e i mediatori del vicinato, e in poco tempo la “banda” stringe un’alleanza con due fratelli eredi di un clan camorristico recentemente deposto.
Con sospettosa facilità prendono il controllo e sono inondati da somme di denaro a loro sconosciute che gli permettono di acquistare lo status con vestiti appariscenti e tavoli VIP in discoteche da benestanti.
D’altronde come ha spiegato Roberto Saviano nella conferenza stampa da Berlino “Chi entra nelle paranze non ne esce. Ma per un po’ svolta la vita perché se investe mille euro in cocaina nel giro di un anno gliene torneranno centomila».
Giovannesi con le sue riprese ravvicinate tallona i suoi personaggi per mostrarne l’umanità senza giudicarli favorendo così un processo di empatia nel pubblico che nonostante la violenza di cui i ragazzi sono portatori non può che provare tristezza ed emozione.
 
Naturalmente quello del potere criminale non è un gioco da ragazzi e la realtà chiederà il conto con un prezzo da pagare altissimo per questi ragazzini che non lesinano sparatorie all’impazzata per terrorizzare il territorio anche se alla fine si tratta poi di piccolo cabotaggio: del controllo di una piazza di spaccio cioè di una microcriminalità funzionale però alla camorra perché purtroppo di ragazzi come Nicola se ne troveranno sempre tanti
che si sentono vincitori ma in realtà vittime della macro criminalità quella si potente.
Suggestiva ed intima la fotografia di Daniele Ciprì che attraverso giochi di luci e ombre plasma con malinconia Napoli ed i suoi personaggi.
Paranza è nome che viene dal mare, nome di barche che vanno a caccia di pesci piccoli, da ingannare con la luce, e ottimi per la frittura; e come nella pesca a strascico, la paranza camorrista va a pescare pesci piccoli da poter essere cucinati fritti, ingannati da una luce che con l’illusione dell’arricchirsi li porterà a morire.
Nello sguardo di Nicola, nel finale del film, intuiamo che per lui ora esistono solo i forti o i deboli, esiste solo l’oggi e per questo non può far altro che viversi tutto e subito ed intuiamo altresì il suo destino di ingenuo pesciolino.

 

Vi ricordiamo che vedremo questo film nella terza uscita del mese di Amicinema, mercoledi’ 20 febbraio !

 

E nell’attesa ecco il trailer ufficiale !!

 


 

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