Il senso e le connessioni della vita

Forse avete sentito parlare molte volte della Black List cinematografica. In poche parole e’ l’elenco delle sceneggiature migliori che non hanno ancora trovato un finanziatore e/o un realizzatore.

 

La sceneggiatura di “Life Itself” (che da noi esce con il titolo di “La vita in un attimo“) faceva parte di questo elenco e adesso ha trovato la via della sala con questo film realizzato da Dan Fogelman (“This is us”, “Danny Collins” nel 2015 con Al Pacino) lo stesso scrittore della sceneggiatura.

 

Will, quarantenne newyorchese abbandonato dalla moglie, ricostruisce la sua storia in una seduta di psicanalisi: l’amore per Abby, gli anni del college, l’intimità matrimoniale, un pranzo con i genitori di lui e poi, inatteso, il giorno della separazione.
O forse no. Forse nel passato di Will c’è evento così traumatico da non poter essere raccontato…
Vent’anni dopo, il frutto dell’amore fra Will e Abby, la ventenne Dylan, rabbiosa e lacerata dall’assenza dei genitori, incontra per la strada il coetaneo Rodrigo, studente di origine spagnola figlio di una coppia di lavoratori dell’Andalusia, che anni prima era già stato in quello stesso luogo per una vacanza…

 

Nel cast Olivia Cooke, Olivia Wilde, Oscar Isaac, Samuel L. Jackson e Mandy Patinkin.


 

Che ne dite di ascoltare la recensione di Ornella Dallavalle ? Diamo spazio alle sue parole:
 
“Suddiviso in quattro capitoli, la vita in un attimo è un film che indaga sulla vita di alcuni newyorchesi di diverse generazioni. Will è uno scrittore che si trascina depresso per le strade di New York, la sua storia d’amore con Abby è finita in seguito a una tragedia, che lui rifiuta, ma allo stesso tempo ripercorre il loro passato durante le sedute con la sua psicoanalista.
Dalla loro storia d’amore partono delle interconnessioni che da New York portano all’assolata campagna spagnola e creano un cerchio di vicende che ha un inizio e una fine.
C’è un vago riferimento a Sliding Doors, tutto quello che accade ha un senso e una connessione che a volte si vede a distanza di generazioni.
La colonna sonora è forse la parte più riuscita del film. Tutto ruota intorno alle note di Time Out of Mind di Bob Dylan, un vero capolavoro.
Il cast è ottimo, la sceneggiatura discreta, la struttura narrativa circolare. Viene affrontato il tema della perdita, della malattia e della morte cercando di dare un senso tuttavia c’è qualcosa che non convince fino in fondo. Il film è poco empatico, nonostante succedano tante cose (e tante tragedie) non ci si commuove. Ci si affeziona poco ai personaggi.
Il finale è un po’ troppo fantasioso, voluto per creare la chiusura del cerchio che in qualche modo Dan Fogelman voleva ma che fa cadere il film in una visione scontata.”

 

E questo e’ l’emozionante trailer ufficiale !!

 


 

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