Ascesa e caduta di un politico americano

“Quando ho sentito la storia di Gary Hart per la prima volta, non ho potuto credere che fosse successo e non potevo credere che nessuno ne avesse ancora fatto un film”.
 
Cosi’ Jason Reitman ha raccontato la genesi di “The Front Runner – Il vizio del potere” la sua ottava pellicola da regista presentata con buone recensioni all’ultimo Toronto International Film Festival.

 

Il film segue l’ascesa e la caduta del senatore Gary Hart, capace di catturare l’immaginazione dei giovani votanti e considerato il favorito tra i democratici alle elezioni del 1988. La sua campagna passa in secondo piano a causa della relazione extraconiugale che intrattiene con Donna Rice.
Quando la vita privata si mescola con quella politica, il senatore Hart è costretto a rinunciare alla sua candidatura – un evento che ha un impatto durevole e profondo nella politica americana ma anche in quella mondiale: al suo posto infatti il candidato democratico Michael Dukakis perse le elezioni contro George Bush senior.

 

Nel cast Hugh Jackman, Vera Farmiga, Molly Ephraim, Kaitlyn Dever, J.K. Simmons, Sara Paxton e Alfred Molina.


 

Sentiamo la recensione di Anna Baisi che ha visto in anteprima per Amicinema questa pellicola:
 
Jason Reitman, da una sceneggiatura attenta ed intelligente dello stesso Reitman, Jay Carson e Matt Bai (basato sul libro di Bai, “All the Truth Is Out: The Week Politics Wired Tabloid”), ha diretto con brillante maestria “Front Runner – Il vizio del potere” (sottotitolo che si poteva evitare perché nulla aggiunge ed è deviante).
Questo avvincente film è uno specchio dell’ambiguo e mutevole rapporto tra media e politica e gli eventi che li hanno cambiati negli ultimi trenta anni della storia americana.
Hugh Jackman, qui nella sua migliore performance, interpreta il front runner del partito democratico Gary Hart a tre settimane dalle elezioni quando si era creato il vuoto intorno a lui fra gli altri aspiranti ed era il più che probabile nuovo potenziale Presidente degli Stati Uniti d’America.
Ma non si racconta una vittoria bensì la caduta di un potenziale leader politico che in mano a giornalisti irresponsabili ed elettori moralmente indignati a causa di una relazione extraconiugale perse tutto.
Dopo la presidenza con due mandati del repubblicano Ronald Reagan, quando i democratici erano disperati per spostare l’attenzione dal conservatorismo al liberalismo e riguadagnare il controllo del Congresso
il senatore del Colorado Gary Hart sembrava essere il candidato perfetto per la leadership.
Come poteva non vincere? Era intelligente, affascinante, bello, un oratore pubblico eloquente e una potenza virtuosa nei sondaggi, simbolo di integrità e come avvocato di impegno nei confronti della Costituzione degli Stati Uniti, esemplare padre e marito di Lee.
Ma proprio in quelle tre ultime settimane caotiche il carisma fu macchiato e l’immagine luminosa sgretolata.
 
Reitman, usando la tecnica di conversazioni sovrapposte, effetti sonori multistrato ci immerge nella febbre di un’elezione surriscaldata a una velocità vertiginosa per darci una sensazione di pubblico isterismo.
Hugh Jackman riesce a cogliere ogni aspetto della personalità di Gary Hart non ultimo la sua riluttanza a condividere la sua vita privata con la stampa che mostrava un’arroganza talvolta offensiva.
Quando un paio di ambiziosi giornalisti senza scrupoli del Miami Herald ricevono informazioni anonime di una presunta relazione del senatore Hart con la pretesa che la stampa avesse la responsabilità di giudicare i candidati alla presidenza per le loro vite private, decisero di distruggere la sua reputazione etica e di correttezza politica.
Sotto l’apparenza dell’integrità giornalistica, lo inseguirono, si nascosero tra i cespugli fuori dalla sua casa a Georgetown per fotografare la sua vita privata poi, senza verificare i fatti, pubblicarono un’esposizione scurrile di ciò che nemmeno loro sapevano incrinando un matrimonio e deragliando l’esito delle elezione.
Nello scandalo che ne è derivato, un uomo con alti ideali che si considerava invincibile è stato abbattuto da un solo errore: non voler parlare della propria privacy.
Questo è un film responsabile, con toni sommessi, sofisticato e spesso profondamente arguto sulla politica e la responsabilità giornalistica nella tradizione di ”Tutti gli uomini del presidente”, “The Post” e “Le Idi di Marzo”.
 
Pieno di memorabili contributi di J.K. Simmons come manager della campagna di Hart, Vera Farmiga come la sua amata-tradita ma longeva moglie Lee, Mamoudou Athie giovane e idealista giornalista del The Washington Post che mira a mantenere un senso tradizionale dell’integrità dei media, e una commovente Sara Paxton nei panni di Donna Rice, la ragazza colta nel mezzo della confusione e quale amante trattata come un animale da braccare.
Molto stupido il modo in cui gli americani costruiscono, sostengono, deificano e poi scartano i loro eroi, ma soprattutto il film ci ricorda ancora il privilegio e la responsabilità imperativa di esprimere i voti giusti.
Se facciamo del sesso un criterio più importante nell’elezione delle persone che governano le nostre vite rispetto al tipo di decenza umana che viene dal loro cuore e dai loro ideali allora potremmo ottenere il tipo di governo corrotto che meritiamo.
Nella primavera del 1987, il senatore degli Stati Uniti e il principale candidato presidenziale democratico Gary Hart lanciò una sfida che si rivelò essere una delle più fatali nella storia politica americana.
Sembra retrospettivamente così bizzarra l’idea che uno scandalo sessuale possa far deragliare una carriera politica poiché un candidato che si era vantato di afferrare genitali femminili è stato eletto Presidente degli Stati Uniti oltre a prove del fatto che abbia pagato somme di denaro per coprire affari extraconiugali con pornostar e modelle di Playboy.
Nonostante questi dettagli e altro ancora può ancora godere di un ampio sostegno da parte dei suoi votanti e degli evangelici che lo definiscono “messaggero di Dio”.”

 

E questo e’ il trailer ufficiale di questo film !!

 


 

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