Un inno alla vita e alla luce

Dopo tanti rinvii dovuti alla meticolosità del regista che ha rimontato piu’ volte il suo film, potremo vedere il nuovo grandissimo film di Abdellatif Kechiche “Mektoub My Love – Canto uno (Mektoub Is Mektoub)” che ha conquistato l’ultimo festival di Cannes.

 

Amin, un aspirante sceneggiatore che vive a Parigi, ritorna per l’estate nella sua città natale, una comunità di pescatori del sud della Francia. Occasione per ritrovare la famiglia e gli amici d’infanzia. Accompagnato da suo cugino Tony e dalla sua migliore amica Ophelie, Amin passa il suo tempo tra il ristorante di specialità tunisine dei suoi genitori, e i bar del quartiere e la spiaggia frequentata dalle ragazze in vacanza. Incantato dalle numerose figure femminili che lo circondano, Amin resta soggiogato da queste sirene estive, all’opposto del suo cugino dionisiaco che si getta nell’euforia dei corpi. Munito della sua macchina fotografica e guidato dalla luce eclatante della costa Mediterranea, Amin porta avanti la sua ricerca filosofica lanciandosi nella scrittura delle sue sceneggiature. Ma quando arriva il tempo dell’amore, solo il destino, solo il mektoub può decidere.

 

Nel cast Shain Boumedine, Ophélie Baufle, Salim Kechiouche, Lou Luttiau, Alexia Chardard.


 

Ecco il commento di Anna Baisi che ha visto l’anteprima milanese per noi:
 
““Dio è la luce del mondo” – Giovanni 9,5 “Luce su luce, Dio guida verso la luce chi vuole Lui” – Corano 24-35 (nei titoli di testa del film)
L’ultimo lungometraggio del regista tunisino Abdellatif Kechiche “Mektoub Is Mektoub” da noi “Mektoub, My Love: Canto Uno” è un “fiume” in piena ammantato di luce lancinante e non tanto per la lunghezza del film, tre ore tonde, ma perché scorre con una naturalezza vitale indicibile in un flusso senza inizio né fine, come la vita insomma.
Amin che è andato ad abitare e a studiare medicina a Parigi torna in vacanza al paese natale Sète, nel Sud della Francia, dove si riavvicina ai vecchi amici la sensuale e “burrosa” Ophélie, la “preferita”, che in attesa di nozze con il fidanzato Clément che è lontano perché in missione militare amoreggia con Toni, il cugino di Amin e conosce le turiste Charlotte e Céline.
La leggerezza del momento, la bellezza del mare e della luce del sole coinvolgono il giovane Amin in quel gioco, in quel momento della vita della post adolescenza dove tutto sembra possibile e i piaceri, gli eccessi e le passioni sono elementi predominanti e quella vacanza marina né è l’esaltazione dove tutti afferrano quello che possono, si esaltano o ne rimangono scottati.
Ma Amin non riesce ad appartenere completamente a quel gruppo perché lui ama il distacco, desidera diventare sceneggiatore per il cinema, fotografare la vita e cercare di comprenderla ed impossessarsene, amarla ma ancora a distanza insomma non ci si butta: la vuole assaporare, formarsi e poi scegliere.
 
Così è importante lo “sguardo” del protagonista che segue il gruppo, come un alter ego del regista, con occhi carichi di passione, dolcezza o disagio perché non osserva per giudicare ma perché lui stesso sta vivendo in fusione con gli amici pur rimanendo vigile.
Film un po’ rohmeriano ma più giocato sui sensi e sui desideri, girato in primi e primissimi piani quasi a catturare i volti, le loro emozioni, i corpi senza falsi pudori, sia nella loro bellezza che nella loro azioni sessuali e amorose: una rappresentazione della vita giovanile con una forza vibrante ed appassionata.
Il titolo del film Mektoub in arabo significa destino e Amin sembra che di quello sia alla ricerca, del suo, in quell’andare verso la “luce” osserva con empatia e partecipazione sia la sensualità selvaggia di Ophélie che il parto della pecora nei dettagli con la lentezza che è naturale fino alla nascita dell’agnellino ed ai suoi primi tremolanti passi.
 
Ammetto che a tratti ho pensato che Kechiche forse in sede di montaggio qualche taglio lo avrebbe potuto operare ma riflettendoci quella dilatazione temporale forse era necessaria perché più naturale con i tempi della vita.
Quella vita che Amir allontanandosi dal chiacchiericcio allegro e/o sguaiato che accompagna l’intero film riuscirà ad attirare più vicino a sé compiendo un atto di solidarietà e amicizia o se vogliamo una scelta morale, e come gli agnellini che faticano a stare in piedi e poi però iniziano a percorrere i primi passi anche lui comincia dopo l’iniziale impaccio a camminare “senza troppa fretta”, come dice lui stesso, verso quel destino o quella luce che lo attende.
Il regista si è ispirato al romanzo di Francois Begaudeau “La Blessure, la vraie” (“La ferita, quella vera”) e a quei tormenti dell’età giovanile che vengono descritti con nostalgia e vitalismo e delle forti pulsioni che la animano scegliendo nel finale del film di far vincere l’armonia apollinea piuttosto che l’ebrezza dionisiaca.”

 

Segnatevi la data del 30 maggio perche’ vedremo questo film nell’ultima uscita del mese di Amicinema !!

 

E questo e’ il bellissimo trailer italiano !!

 


 

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