Il ritorno del grande cinema di Cristian Mungiu

All’ultimo Festival di Cannes per molti questo era il film da premiare (poi vinse Ken Loach) e invece “Bacalaureat” (titolo originale) dovette accontarsi del premio per la Miglior Regia (comunque un ottimo riconoscimento).

 

In ogni caso a noi cinefili interessa vederlo senza fare classifiche e cosi’ dal prossimo 30 agosto esce in sala “Un padre una figlia“, il bellissimo film del regista romeno Cristian Mungiu (suoi gli altrettanto ottimi “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” e “Oltre le colline“) con Adrian Titieni, Maria Dragu, Lia Bugnar, Malina Manovici, Vlad Ivanov.


 

Romeo ha cresciuto la figlia Eliza in un piccolo paese della Transilvania, desiderando per lei un futuro di studi all’estero. Il suo piano si vicina al successo quando Eliza vince una borsa di studio per studiare psicologia nel Regno Unito. Il giorno prima dell’esame di ammissione la ragazza viene aggredita e il suo futuro messo a repentaglio. Romeo dovrà decidere quale scegliere tra i tanti modi possibili per risolvere la situazione, anche se nessuno di essi presuppone i principi che, da padre, ha sempre trasmesso alla figlia.

 
Ecco le parole del regista direttamente prese da una recente e bella intervista su Repubblica:
 

Rispetto ad altri suoi film questo sembra quanto mai personale. Da quali esperienze è nato Un padre, una figlia?
“Tutti i miei film sono personali, anche quelli che hanno donne per protagoniste, ma è certo che questo mi è più vicino di altri perché affronta delle questioni per le quali non ho risposte certe. Oggi sono padre di due bambini, di 11 e 6 anni, e se da un lato sono deluso dalla società con la quale i miei figli si devono confrontare dall’altro non posso fare a meno di augurarmi il meglio per loro, un dilemma difficile da risolvere. Da un lato prepariamo i nostri figli per sopravvivere in un mondo come il nostro, per emergere, per arrivare ma dall’altra parte così facendo finiamo per andare a patti con i nostri principi. Io vorrei educare i miei bambini in un altro modo, non tanto attraverso le parole ma attraverso il comportamento e con l’idea che la sopravvivenza non è così importante, ciò che conta è come si è vissuto, come ci si sente alla fine della propria vita con se stessi”.

 

Il film, pur essendo globale, è un ritratto della Romania attraverso lo sguardo di due generazioni, quella del padre e quella della figlia. Come è cambiato il suo paese in questo lasso di tempo?
“Il paese è cambiato e molto. Da un lato c’è stato un grande progresso da un punto di vista storico ma se lo misuriamo dal punto di vista degli individui, le persone sono profondamente deluse. Sono le persone come me che negli anni Novanta hanno deciso di non lasciare il paese ma rimanere e cercare di cambiare le cose e migliorare il paese, certo in qualcosa siamo riusciti ma non siamo arrivati sicuramente dove ci aspettavamo di essere 25 anni dopo. Oggi la Romania fa parte dell’Unione europea, le persone possono viaggiare liberamente e gli standard di vita sono migliorati molto ma allo stesso tempo c’è una tale inequità tra le persone che la vita è un continuo stress, con incognite grandissime su quello che sarà il proprio futuro”.

 

Il personaggio di Eliza è un personaggio che dà speranza al film. Il suo sguardo è quello che offre ottimismo, è uno specchio dei giovani rumeni di oggi?
“Io non sono un ottimista per partito preso, per cui non mi aspetto che i giovani riusciranno a cambiare le cose solo perché sono giovani. Quello che ho cercato di fare con questo film è parlare della responsabilità che abbiamo noi adulti, noi genitori, di contribuire per quello che possiamo a questo cambiamento, non limitarci a passare il testimone alla generazione successiva dicendo ‘noi abbiamo fatto del nostro meglio’. Perché non abbiamo fatto del nostro meglio, è tutta la vita che sento parlare della ‘generazione dei sacrifici’: lo erano i miei genitori, lo siamo stati noi, non posso più sentire questa formula. È ora che al posto dei sacrifici venga il momento dei valori, di una società che sia capace di promuoverli. Non so se il film dà speranza, non credo che il personaggio di Eliza sia la risposta alla domanda sul futuro dei giovani, ma se tutti facciamo uno sforzo, cercando di essere meno egoisti anche nei confronti dei nostri figli, sono sicuro che la nostra società ne risulterà migliorata”.

 

Ecco il trailer italiano di questo imperdibile film !!

 


 

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