La gara per il Leone d’Oro (ovvero tutti i film in concorso al Festival del Cinema di Venezia 2016 !!)

In questo articolo vi abbiamo parlato del festival e di tutte le notizie di contorno, ma insomma lo sapete o no quale e’ la cosa piu’ importante della rassegna veneziana ? I film ovviamente.

 

E allora vi raccontiamo brevemente (grazie anche alle sinossi pubblicate sul sito della biennale) di cosa parlano i 20 film in gara e che seguiremo ogni giorno con notizie e con gli articoli di Cristina Ruggieri !!


 

The bad batch” di Ana Lily Amirpour con Suki Waterhouse, Jason Momoa, Keanu Reeves, Jim Carrey, Giovanni Ribisi.
In una distesa desolata del Texas una comunità di cannibali vive in una realtà quotidiana post-apocalittica. I protagonisti sono Miami Man (Jason Momoa), Arlen (Suki Waterhouse), Jimmy (Diego Luna), The Dream (Keanu Reeves) e The Heremit (Jim Carrey). Dopo l’opera prima “A Girl Walks Home Alone at Night (2014)” (vista a giugno qui a Milano nella rassegna “Nuovo Cinema Teheran”, con protagonista una vampira in una città iraniana, la regista Ana Lily Amirpour mette in scena una comunità di cannibali con regole di convivenza e dedita a “normali” faccende quotidiane, come mangiare, parlare e persino amare. Finché qualcuno non sorpassa i limiti consentiti.

 

Une vie” di Stéphane Brizé con Judith Chemla, Jean-Pierre Darroussin, Swann Arlaud, Yolande Moreau.
Lo ricordiamo a Cannes 2015 con il bellissimo “La legge del mercato” per il quale Vincent Lindon ha vinto il premio come miglior attore.
Normandia, 1819. Quando ritorna a casa dopo aver ricevuto un’educazione in convento, Jeanne Le Perthuis des Vauds (Judith Chemla) è una giovane donna, ingenua e piena di sogni infantili. Sposa Julien Delamare (Jean-Pierre Darroussin), un visconte locale, che si rivela presto un uomo avaro e infedele. A poco a poco le illusioni di Jeanne svaniranno. Questa è la storia di un lutto impossibile, quello del paradiso perduto dell’infanzia. Un film storico che racconta il percorso di Jeanne, tra i suoi 18 e 45 anni: la storia di una donna sensibile, troppo protetta e in cerca di emozioni, ma incapace di far fronte alla brutale realtà del mondo.

 

La la land” di Damien Chazelle con Ryan Gosling, Emma Stone, John Legend, J.K. Simmons, Finn Wittrock.
Damien Chazelle e’ il regista del pluripremiato “Whiplash” che lo scorso anno fu molto apprezzato da critica e pubblico (e pure dagli Amicinema).
Omaggio alla stagione d’oro del musical americano, il film è una moderna versione della classica storia d’amore ambientata a Hollywood, resa più intensa da numeri spettacolari di canto e danza. È la storia di due sognatori che tentano di arrivare a fine mese, inseguendo le loro passioni in una città celebre per distruggere le speranze e infrangere i cuori. Mia (Emma Stone), aspirante attrice, serve cappuccini alle star del cinema fra un’audizione e l’altra. Sebastian (Ryan Gosling), appassionato musicista jazz, tira a campare suonando in squallidi pianobar. Tuttavia, quando il successo cresce per entrambi, i due si trovano di fronte a decisioni che incrinano il fragile edificio della loro relazione amorosa.

 


 

The light between oceans” di Derek Cianfrance con Michael Fassbender, Alicia Vikander, Rachel Weisz, Emily Barclay.
Derek Cianfrance (americano classe 1974) e’ salito alla notorietà per i film “Blue Valentine (2010)” e “Come un tuono (2012)”.
Su una remota isola australiana, negli anni successivi alla Prima guerra mondiale, il guardiano del faro Tom (Michael Fassbender) e sua moglie Isabel (Alicia Vikander), vedono cambiare le loro vite quando il mare spinge fino a loro una barca alla deriva con un morto e una neonata. Tom and Isabel sono una coppia già provata da due aborti e un bambino nato morto. Dopo le prime resistenze di Tom, i due decidono di crescere la neonata e di chiamarla Lucy.

 

El ciudadano ilustre” di Mariano Cohn e Gastón Duprat con Oscar Martínez, Dady Brieva, Andrea Frigerio, Nora Navas, Gustavo Garzón.
L’Argentina di un colto intellettuale espatriato. Un premio Nobel per la letteratura, che vive in Europa da decenni, accetta un invito dalla sua città natale in Argentina per essere premiato. In un viaggio nel cuore della letteratura stessa, l’uomo ritroverà l’affetto e le affinità che ancora lo uniscono al suo popolo, così come le differenze inconciliabili che daranno vita ad un crescendo di violenza, con un risultato inaspettato. I personaggi dei suoi libri provengono da quella terra, proprio da lì infatti riprendono vita e si ribellano al loro stesso autore. Salas è il paese che lo scrittore porta nel cuore, quello che ha descritto con forse eccessiva sincerità, quello che oggi gli si rivolge contro.

 

Spira mirabilis” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti.
Con “L’infinita Fabbrica del Duomo” e le altre loro opere i due registi sono passati molte volte al cinema Beltrade e ora sono in concorso a Venezia.
Simile ad una sinfonia visiva, questo documentario vuole raccontare quattro “storie di immortalità”, girate in quattro luoghi differenti del mondo. Gli elementi e la loro percezione si confondono in immagini e suoni. L’obiettivo è rendere la grandiosità delle aspirazioni e dell’agire umano, una visione “umanistica” dei registi che mette al centro l’uomo e la i suoi mirabili tentativi di fare i conti con la morte. La “meravigliosa spirale”, simbolo di perfezione ed infinito, così definita dal matematico Jackob Bernoulli, deriva da un logaritmo per cui essa si avvolge continuamente intorno al suo polo senza mai raggiungerlo.

 

Ang babaeng humayo (the woman who left)” di Lav Diaz con Charo Santos-Concio, John Lloyd Cruz.
Il regista filippino e’ un ospite fisso dei grandi festival e questa volta ha limitato la lunghezza delle sue pellicole (fino anche 8 ore all’ultimo festival di Berlino) in soli 226 minuti.
“L’esistenza è fragile” dice Lav Diaz, “Alla fine di una giornata, in fondo, noi non sappiamo nulla”. Una storia semplice, ma allo stesso tempo complessa; un’opera sull’esistenza umana, che si chiede “dov’è la logica in tutto questo?” Un film che vuole spingere il cinema verso il suo ruolo più profondo e grandioso: trovare risposte alle filosofiche domande che ogni spettatore si pone. L’ambientazione a Mindoro, provincia delle Filippine da cui proviene la stessa Charo Santos-Concio, ha reso il momento delle riprese ancora più autentico di quanto il tema del film non fosse in grado di fare.

 

La región salvaje” di Amat Escalante con Ruth Ramos, Simone Bucio, Jesús Meza, Edén Villavicencio.
Una parabola sociale, che guarda al Messico, ma che vuole anche essere universale. Un film più metafisico del precedente di Amat Escalante, Heli (2013, Miglior Regia a Cannes). Una storia di innamoramenti e disillusioni in una città d’altura messicana. Verónica (Simone Bucio) scende cercando il punto in cui cadde un meteorite che alterò la conformazione della zona. Allo stesso modo sarà lei ad alterare le vite di Ángel (Jesús Mesa) e Alejandra (Ruth Ramos), giovane coppia che mette alla prova la propria forza di volontà e che, con i due figli, cerca di vincere le avversità.

 

Nocturnal animals” di Tom Ford con Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Michael Shannon, Aaron Taylor-Johnson, Isla Fisher, Laura Linney.
A Venezia 2009 lo stilista texano aveva lasciato un’ottima impressione con “A single man” che aveva regalato a Colin Firth la Coppa Volpi come miglior interpretazione.
Il tempo si fonde con lo spazio. Un libro inscena storie così reali da sembrare vere. La prima parte è incentrata su una donna di nome Susan (Amy Adams) che riceve un manoscritto dal suo ex marito, da cui si era separata vent’anni prima. La seconda parte racconta la storia contenuta nel manoscritto, intitolato appunto Nocturnal Animals, riguardante le tragiche disavventure di un uomo in vacanza con la famiglia, Tony (Jake Gyllenhaal).

 

Piuma” di Roan Johnson con Luigi Fedele, Blu Yoshimi Di Martino, Sergio Pierattini, Michela Cescon, Francesco Colella.
Roan Johnson e’ un regista italo americano (nato a Londra e cresciuto a Pisa) e ha gia’ due film abbastanza noti (ma non troppo) nella sua filmografia: “I primi della lista (2011)” e “Fino a qui tutto bene (2014)”, entrambi consigliati da recuperare.
Una commedia che vuole giocare sui toni dell’ironia e dell’emozione. Il mondo visto da due adolescenti cresciuti in famiglie diverse, ma con gli stessi problemi da affrontare.Il film racconta una storia dell’Italia di oggi, quella di Ferro (Luigi Fedele) e Cate (Blu Yoshimi Di Martino), due adolescenti come tanti alle prese però con una gravidanza inattesa e il mondo che inizia ad andare contromano: la famiglia, la scuola e i fatidici esami di maturità, gli amici impegnati ad organizzare le vacanze, il lavoro che non c’è. Tra tentennamenti e salti nel buio, prese di responsabilità e bagni di incoscienza, i due protagonisti attraverseranno i nove mesi più emozionanti e complicati della loro vita, cercando di non perdere la loro purezza e quello sguardo poetico che li rende così speciali.

 


 

Rai (paradise)” di Andrei Konchalovsky con Julia Vysotskaya, Christian Clauss, Philippe Duquesne, Victor Sukhorukov, Peter Kurt.
I registi russi sono sempre molto amati al festival di Venezia (ricordate Sokurov con Faust ?) e quindi questa e’ una pellicola da tenere d’occhio per la vittoria finale.
Un film che è un monito: storie di vita quotidiana durante la Seconda guerra mondiale per ricordare “che questo è stato”. Rai (Paradise) è un lungometraggio sui destini incrociati di tre personaggi nel tempo triste di una guerra senza precedenti: Olga, un’aristocratica russa emigrata e ora parte della Resistenza francese; Jules, un collaborazionista francese; Helmut, un ufficiale di alto rango delle SS. Il significato di questo film è perfettamente espresso dalla citazione del filosofo tedesco Karl Jaspers: “Quello che è successo è un avvertimento. Deve essere continuamente ricordato. Come è stato possibile che accadde una volta, così rimane la possibilità che succeda ancora, in qualunque momento. Solo la conoscenza di ciò che fu può evitare che riaccada”. Sullo sfondo tragico dei campi di concentramento, il motto “ogni vita ha un suo significato”.

 

Brimstone” di Martin Koolhoven con Dakota Fanning, Guy Pearce, Emilia Jones, Kit Harington, Carice Van Houten.
Una storia di resistenza contro la crudeltà di un inferno terrestre. Liz (Dakota Fanning), è una bellezza selvaggia ma trattenuta, un cuore sensibile e un animo irruento. L’antieroe che la perseguita è Preacher (Guy Pearce), un fanatico vendicativo e diabolico. Liz è una sopravvissuta, un cuore puro, tuttavia non una vittima, ma una donna capace di sprigionare una forza terribile, che risponde con stupefacente coraggio alla voglia di una vita che, sia lei che sua sorella, meritano di vivere.

 

Na mlijecnom putu (on the milky road)” di Emir Kusturica con Monica Bellucci, Emir Kusturica, Sloboda Micalovic, Predrag Manojlovic.
Del film di Emir Kusturica si parlava da molto tempo, girato persino in piu’ anni per problemi vari e finalmente e’ arrivato a Venezia.
Un uomo, scosso dal suo destino dopo la morte della moglie, decide di diventare monaco. La storia è ambientata durante la guerra nei Balcani e osserva da vicino l’amore tra due persone che non hanno più nulla da perdere. Il film è basato sul cortometraggio Our Life, scritto a quattro mani dal regista Kusturica e da sua figlia Dunja. Il tema principale è la semplice storia d’amore tra un uomo (Emir Kusturica) e sua moglie (Monica Bellucci), che vivono in una zona montuosa della Serbia. Un film al contempo concettuale e violento. Un film d’amore e un film di guerra. Un lungometraggio in tre parti, come la vita.

 

Jackie” di Pablo Larraín con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, John Hurt.
Il primo film americano del miglior regista della cinema cileno, amatissimo dai critici e dai festival e molto prolifico (in un anno “The club”, “Neruda” e questo “Jackie”) in questi ultimi anni.
Natalie Portman è “Jackie” Kennedy. Un ritratto della First Lady elegante e profondo, descritto attraverso i gesti contenuti e fini, la voce sussurrante e leggera. Il tempo torna indietro agli Stati Uniti degli anni Sessanta, includendo anche filmati originari del 1963, che confondono realtà e finzione, sulle tracce di una donna che è diventata un’icona. Il lungometraggio si distende su periodo di quattro giorni, a partire da poco prima dell’assassinio del marito e presidente americano John F. Kennedy, lungo i primi dolorosi e concitati giorni che seguirono alla tragedia.

 

Voyage of time: life’s journey” di Terrence Malick con Cate Blanchett.
Terrence Malick o si ama o si odia… nessuna misura o mezzi termini, il suo cinema puo’ attrarra visceralmente o al contrario confondere e annoiare subito.
Questo primo suo documentario è stato descritto dal regista stesso come “uno dei miei più grandi sogni”. Un film di montaggio (tipo Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio) che intende mostrare la nascita e la morte dell’universo sconosciuto. Un film che si annuncia fortemente sperimentale e forse il più ambizioso di Malick. La storia dell’universo stesso, con immagini potenti, dal Big Ben all’era Mesozoica fino al giorno d’oggi e oltre ancora, a partire da un progetto ideato decenni fa. Il film ha due versioni, lunga per le sale con voce narrante di Cate Blanchett, e di 40’ per l’Imax con voce narrante di Brad Pitt.

 

El cristo ciego” di Christopher Murray con Michael Silva, Bastian Inostroza, Ana Maria Henriquez, Mauricio Pinto.
Michael crede di aver sperimentato una rivelazione divina nel deserto del Cile da bambino, un marchio a fuoco sulla sua esistenza. I vicini sono increduli e lo additano come il folle del paese, el Cristo. Una sera, un amico d’infanzia è coinvolto in un incidente in un remoto villaggio. Michael, appena appresa la notizia, intraprende un pellegrinaggio a piedi attraverso il deserto, convinto di poter curare l’amico con un miracolo. La storia racconta di un viaggio che attraverserà la disperazione di una società afflitta dal bisogno di fede, dalla necessità di ritrovare qualcosa o qualcuno in cui credere.

 

Frantz” di François Ozon con Pierre Niney, Paula Beer, Marie Gruber, Ernst Stötzner, Cyrielle Claire.
Il regista francese ama indagare storie di passioni viscerali e non comuni (“Una nuova amica”, “Nella casa”) e questo film sembra proprio sulla stessa linea.
Una storia d’amore, appena un passo oltre la fine della Grande Guerra. Nel 1919, in una cittadina della Germania, Anna (Paula Beer) si reca tutti i giorni alla tomba del suo fidanzato, caduto al fronte in Francia. Un giorno giunge un ragazzo francese (Pierre Niney), anche lui porta i fiori sulla stessa tomba, quella del suo amico tedesco, compagno nei momenti più tristi, che Pierre cerca di dimenticare. L’incontro scuote le vite dei due giovani, risollevando dubbi e paure, e costringe ciascuno a fare i conti con i propri sentimenti. Due protagonisti a cui giovinezza è stata brutalmente strappata dalle mani e che ora cercano maldestramente di recuperare un po’ della serenità perduta.

 


 

Questi giorni” di Giuseppe Piccioni con Margherita Buy, Marta Gastini, Laura Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle, Filippo Timi.
Dopo 5 anni di attesa (“Il rosso e il nero” era del 2012) ritorna il regista torinese torna con questa nuova commedia corale basata sul romanzo di Marta Bertini “Color betulla giovane”.
E’ la storia di un gruppo di ragazze di provincia in età universitaria, l’età in cui le scelte sul futuro si fanno pressanti, difficilmente rinviabili. Una città della provincia italiana. Tra le vecchie mura, nelle scorribande notturne sul lungomare, nell’incanto di un temporaneo sconfinamento nella natura, si consumano i riti quotidiani e le aspettative di 4 ragazze la cui amicizia non nasce da passioni travolgenti, interessi comuni o grandi ideali. Ad unirle non sono le affinità ma le abitudini, gli entusiasmi occasionali, i contrasti inoffensivi, i sentimenti coltivati in segreto. Il loro legame è tuttavia unico e irripetibile come possono essere unici e irripetibili i giorni del viaggio che compiono insieme a Belgrado, dove troveranno una misteriosa amica e un’improbabile occasione di lavoro.

 

Arrival” di Denis Villeneuve con Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg.
La fantascienza al Festival di Venezia e’ quasi una novità. E Denis Villeneuve inizio’ la sua fama proprio qua nel 2010 con il bellissimo “La donna che canta”.
L’atterraggio di navicelle aliene sulla terra pone un quesito all’umanità intera: guerra o pace? L’esercito chiama in causa un’esperta di linguistica (Amy Adams) per capire se le intenzioni degli invasori siano pacifiche o se, invece, rappresentino una minaccia. Con Forest Whitaker nei panni del colonnello Weber e Michael Stuhlbarg dell’agente Halpern.

 

Les beaux jours d’Aranjuez” di Wim Wenders con Reda Kateb, Sophie Semin, Jens Harzer, Nick Cave.
Mentre negli schermi milanesi ritorna un suo classico del passato (“Nel corso del tempo”) al Festival arriva la sua ultima produzione che speriamo, da grandi fan, siamo meglio delle sue ultime produzioni (esclusi ovviamente i documentari).
Un uomo e una donna dividono i loro pensieri sull’amore in una notte d’estate. I discorsi della coppia entrano nei meandri dei ricordi e dei desideri non detti. Una sorta di “risposta” di Wenders a Before Sunset di Linklater. Un bel giorno d’estate. Un giardino. Una terrazza. Una donna (Sophie Semin) e un uomo (Reda Kateb) all’ombra degli alberi, un vento leggero d’estate. In lontananza, nella vasta pianura, la silhouette di Parigi. Inizia un dialogo, domande e risposte tra l’uomo e la donna. Parlano di esperienze sessuali, d’infanzia, di ricordi, dell’essenza dell’estate e di cosa distingue gli uomini dalle donne. Sullo sfondo, nella casa che si affaccia sulla terrazza, uno scrittore (Jens Harzer) immagina il dialogo della coppia e inizia a scrivere. O forse è il contrario? Forse sono i due protagonisti che raccontano ciò che è scritto sulla carta?

 

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