Le stazioni della fede

La Satine e’ una delle case di distribuzione piu’ corraggiose del panorama italiano. Diciamo coraggiosa perche’ portare nelle sale italiane una certa tipologia di film e’ sempre un rischio perche’ non sempre il pubblico recepisce facilmente tematiche forti (ma comunque di alto spessore culturale) come quelle proposte in queste pellicole.


 

Dopo il bellissimo “Un mondo fragile” Satine porta al cinema “Kreuzweg – Le stazioni della fede“, del regista tedesco Dietrich Brüggemann a partire da domenica 29 ottobre 2015.

 

Il film, il cui titolo originale Kreuzweg, significa Via Crucis, è stato presentato per la prima volta in competizione ufficiale al 64° Festival di Berlino, dove ha vinto l’Orso d’Argento per la Migliore Sceneggiatura.

Con una chiave registica originale e una sceneggiatura avvincente, “Le Stazioni della fede”, rappresenta la follia di tutti i fondamentalismi e offre uno sguardo nuovo su come l’arte, e in particolare la musica, si riveli essere potenzialmente l’unico vero strumento di salvezza.

 

All’anteprima stampa di ottobre erano presenti le nostre inviate Elisabetta LaMonica e Ornella Dalla Valle alla quali lasciamo le parole per raccontarci le loro impressioni sul film e magari incuriosirci un po’.

 

Se la sfida lanciata dal film è questa: può la musica salvare dal fondamentalismo cattolico, la mia risposta dopo la visione è che, non solo può , ma deve ! Il film narra la storia di Maria, vittima di una madre cattolica ma repressiva e fondamentalista. Da adolescente, nel momento di assumere la cresima, Maria sente la necessità di dedicare la sua vita al fratello malato. E qui subentra Christian che cerca di dissuaderla invitandola a cantare in un coro. Ovviamente la madre glielo impedisce scatenando nella bambina il suo piano diabolico e autodistruttivo. E così attraverso le metaforiche stazioni della via Crucis, si compie il prescorso di santificazione e morte della bimba. Il regista, denuncia fortemente gli estremismi della religione cattolica, con l’unica vera possibilità di salvezza, che passa attraverso le arti. Il film è sicuramente interessante, ma cupo e severo, volutamente spogliato di ogni poeticita’ e con un grande sguardo nell’intimo dei sentimenti repressi da un’ottusa religione.”
(Elisabetta La Monica)

 

Uscendo dalla sala il chiacchiericcio è alto. Molti commentano il film appena visto, scambiano opinioni, discutono. Il film lascia indubbiamente un amaro in bocca e una forte repulsione verso ogni forma di fondamentalismo religioso. L’ottusità di una famiglia porta al sacrificio estremo della figlia di quattordici anni. Maria si lascia morire perché crede che ciò salverà il fratellino muto. E lui, di fronte alla sua morte, parla ma ciò che dice sono solo tre parole ‘Dov’è Maria?’
Il regista racconta un’esperienza che lo ha fortemente provato durante la sua infanzia. La Fraternità di San Pio X è chiamata in causa. La loro posizione radicale e fondamentalista li porta ad un dialogo disconnesso con la stessa Chiesa Cattolica, che non è attaccata dal regista. La condanna, infatti, non è nei confronti della religione ma dei suoi fondamentalismi che portano ad degrado e alla annientamento dell’essere umano.
Le inquadrature fisse, lunghe (arrivano a quindici minuti!) rendono il film lento ma allo stesso tempo ci fanno vedere i sospiri, le esitazioni, le emozioni dei personaggi. Non ci sono effetti speciali ma uno sguardo senza compromessi che da e toglie valore alla vita.”
(Ornella Dalla Valle)

 

Ecco il trailer ufficiale rilasciato da non molto anche in italiano.

 


 

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