Dal Vostro Inviato a Venezia: il giorno della politica

Oggi è la politica la grande protagonista del Festival: in concorso c’è il film Rabin the Last Day di Amos Gitai. E in sala grande fa il suo ingresso anche Napolitano, che siederà poi in Galleria a fianco di Gitai. E’ un docufilm politicamente importante quello di Gitai. Racconta attraverso i documenti della commissione d’inchiesta che seguì l’assassinio di Rabin il clima di intimidazione, rancore e adirittura odio creato dagli oppositori politici del processo di pace. Oppositori che oggi sono al governo di Isreale. Il film è rigoroso, non fa affermazioni, fa parlare i testimoni. Ma per chi come il Vostro Inviato credeva nel futuro immaginato da Rabin e Peres per Isreale e la Palestina, il messaggio è inequivocabile. Ed è importante riprenderlo oggi. Gitai ha fatto un film che resterà nella Storia.Non solo del Cinema.

Amos Gitai con gli interpreti del film

Anche i due film di Orizzonti sono, per certi versi, film politici. Il primo, il desolato Madame Courage del regista franco algerino Merzak Allouache testimonia lo stato di abbandono delle periferie algerine, rfiuti e baracche di fango sullo sfondo di enormi abitazioni formicaio. Racconta la storia di Omar, adolescente abbandonato a se stesso senza amici, senza scuola, senza lavoro. Vive di furtarelli e si innamora di una ragazzina della sua età, con la quale però non riesce a comunicare. Ed è proprio la mancanza di parole per dirlo la cifra del film. Bravissimo l’interprete principale, Adlane Djemil, a sinistra del regista nella foto.
 
Il secondo film è l’iraniano Mercoledì 9 maggio di Vahid Jalivand. Appartiene al filone di Asghar Farhadi: raccontando storie dai pesanti dilemmi morali, critica dall’interno le ingiustizie sociali della società iraniana e in particolare della condizione femminile.

IL produttore Valerio Mastandrea con gli interpreti del film

Vi si intrecciano tre storie, raccontate attraverso un montaggio creativo che mantiene alta la tensione, tesa a scoprire le ragioni di ciò che accade. Un film magnifico, pessimista eppure pieno di speranza, contraddittorio come ci appare una società, come quella iraniana, che in occidente fatichiamo a comprendere.
 
Ultimo film della giornata è Non essere Cattivo di Claudio Caligari, un regista che ha alle spalle la diffiicoltà di essere un autore e trovare finanziamenti nel panorama asfittico dell’industria cinematografica italiana. Dopo Amore tossico e L’odore della notte è stato Mastandrea a mettere insieme i fondi per questo purtroppo ultimo film. E in effetti è quasi un film testamento, che vede protagonisti dei ragazzi di vita nella Ostia del 1995. Tra questi si distinguono Cesare e Vittorio,  due amici di borgata, interpretati dai bravissimi Luca Marinelli e Alessandro Borghi (accanto a Mastandrea nella foto), le cui esistenze vuote e senza futuro sono fatte di droga, spaccio, piccole truffe. Seppure con qualche clichè di genere e forse dieci minuti di troppo nel finale, il film ha un’ottima sceneggiatura e un buon ritmo, ma certo Pasolini è lontano. Il finale è aperto ma comunque molto amaro.
 
Ieri Amicinema con Simona Rosati ha anche partecipato ad una conferenza stampa all’hotel Excelsior al Lido. E’ stato presentato il cortometraggio Ancora un’Altra Storia prodotto per far conoscere il problema dell’alienazione parentale, ovvero quando durante una separazione i fgli vengono strumentalizzati da un genitore ai danni dell’altro. Il cortometraggio è sponsorizzato dall’associazione Doppia Difesa di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, ritratte nella foto.

Michelle Hunziker e Giulia Bongiornopresentato il cortometraggio Ancora un'altra Storia girato per far conoscere il problema dell'alienazione parentale, quando durante una separazione i figli vengono strumentalizzati da un genitore contro l'altro. Il cortometraggio diretto da Gabriele Pignotta è sponsorizzato dall'associazione Doppia Difesa di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, nella foto.

Il cortometraggio è interessante, ma riesce difficile pensare a come affrontare un simile problema senza coinvolgere troppo pesantemente bambini e adolescenti, principali vittime dell’incapacità parentale a comporre i conflitti.

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