Maternity Blues – Il bene dal male

Questo e’ lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film “Maternity Blues – Il bene dal male”.

 

Dati Tecnici
Regia: Fabrizio Cattani
Con: Andrea Osvart, Monica Birladeanu, Chiara Martegiani, Marina Pennafina e Daniele Pecci.
Durata: 95 min

 

Trama del film
Quattro donne diverse tra loro, ma legate da una colpa comune: l’infanticidio. All’interno di un ospedale psichiatrico giudiziario, trascorrono il loro tempo espiando una condanna che è soprattutto interiore: il senso di colpa per un gesto che ha vanificato le loro esistenze. Dalla convivenza forzata, che a sua volta genera la sofferenza di leggere la propria colpa in quella dell’altra, germogliano amicizie, spezzate confessioni, un conforto mai pienamente consolatorio ma che fa apparire queste donne come colpevoli innocenti.  Clara, combattuta nell’accettare il perdono del marito, che si è ricostruito una vita in Toscana, sconta gli effetti di un’esistenza basata su un’apparente normalità. Eloisa, passionale e diretta, persiste ogni volta nel polemizzare con le altre, un cinismo solo di facciata. Rina, ragazza-madre, ha affogato la figlia nella vasca da bagno in una sorta di eutanasia. Vincenza, nonostante la fede religiosa sarà l’unica a compiere un atto definitivo contro se stessa. Ha ancora due figli, fuori, e per loro riempie pagine di lettere che non spedirà mai. (tratto dall’Opera letteraria “From Medea” di Grazia Verasani).”

 

Qui trovi un’intervista che abbiamo fatto al regista Fabrizio Cattani.

 

Trailer
http://www.youtube.com/watch?v=CQuAlFnY-3k

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  1. Marco Morrone scrive:

    Mi sono avvicinato a questo film con un po’ di timore. Visto l’argomento, il film avrebbe potuto assumere connotati un po’ morbosi, o battere un po’ troppo sul tasto dell’emotività degli spettatori, magari alla ricerca di qualche lacrima facile. Ebbene, devo dire che, almeno per questa volta, sono stato felicemente sorpreso dalla sobrietà di questa pellicola, il cui fascino paradossalmente sta proprio secondo me in quella freddezza (da molti considerata un difetto), in quella impossibilità di entrare fino in fondo nelle menti di chi arriva a compiere uno dei gesti più tremendi che possiamo immaginare. E’ come se la difesa unica di queste persone fosse proprio l’indossare questa corazza impenetrabile che, da un alto impedisce agli “altri” di penetrare nella loro psiche, dall’altra al dolore (evidentemente non contenibile e non superabile da nessuna terapia individuale o di gruppo) di esplodere all’esterno in tutta la sua potenza annientatrice. Bel film, ottime attrici (sicuramente spicca la Osvart, ma anche la Martegiani nella parte della “madre-bambina” , la “finta spregiudicata” Barladeanu e la Pennafina interpretazioni che restano ben scolpite nella mente). Un’altra buona prova del cinema Italiano (ultimamente le migliori pellicole che ho visto vengono proprio da casa nostra, non credo che sia solo campanilismo!)

  2. Manuela Geri scrive:

    Perfette le parole di Stefano:

    “”Se devo trovare un difetto in Maternity Blues non e’ certo nel coraggio, ma in una eccessiva cerebralizzazione dei personaggi, non c’e’ empatia, e’ tutto cosi’ trattenuto nell’inferno delle loro menti che allo spettatore arriva poco del loro tormento.
    E’ sicuramente una scelta registica voluta, ma un pizzico di emozione in piu’ avrebbe reso il film ancora piu’ bello”

    Mi sono sorpresa a …non commuovermi, nonostante l’argomento. Mi aspettavo anche un minimo di indagine psicologica…Chissà se qualcuno è andato a vedere il film con il pregiudizio “sono assassine e basta”, come dice una comparsa nel film, e poi ha cambiato idea grazie al film…non credo…

  3. Stefano Chiesa scrive:

    Il tema di questo film fa veramente paura, e’ un abisso dove la razionalità perde ogni significato e cercare di dare una spiegazione logica ad un comportamento di questo tipo, e’ impresa davvero complicata.
    Il film di Fabrizio Cattani per fortuna non ci prova, riprende una piece teatrale di Grazia Verasani (“From Medea”) e riesce a crearci sopra un film intenso, omogeneo, ben costruito sulle interpretazioni delle protogoniste (bravissima Andrea Osvart), ognuna delle quali e’ ben delineata nelle proprie sfacettature psicologiche, nel marchio di una colpa indicibile che si porta addosso per il martirio della propria esistenza.
    Se devo trovare un difetto in Maternity Blues non e’ certo nel coraggio, ma in una eccessiva cerebralizzazione dei personaggi, non c’e’ empatia, e’ tutto cosi’ trattenuto nell’inferno delle loro menti che allo spettatore arriva poco del loro tormento.
    E’ sicuramente una scelta registica voluta, ma un pizzico di emozione in piu’ avrebbe reso il film ancora piu’ bello.

    • Marta Erba scrive:

      Io non ho avvertito l’esigenza di una maggiore “emozionalità”. Anzi, l’impenetrabilità di queste donne e la loro apparente freddezza suggerisce ancora di più l’assenza di speranza: loro sono le prime a non assolversi, come possono cercare la pietà degli altri? Il punto forse è proprio questo: se loro non riescono a perdonarsi (e quindi non cercano la comprensione degli altri, restano fredde, inavvicinabili), non dovremmo essere forse noi a “fare il primo passo”? È questa, forse, la riflessione che ci costringe a fare questo film. Magari un contenuto emozionale più esplicito ci avrebbe reso più facile comprenderle, ma ho il sospetto che la realtà sia più simile a quella presentata da Cattani. E quindi condivido la sua scelta registica.

      • Marco Morrone scrive:

        Concordo! :)

      • Stefano Chiesa scrive:

        E’ una visione convincente la tua Marta, sicuramente la realtà è più vicina a quello che rappresenta Cattani.
        Io penso però, opinione personale ovviamente, che il cinema non debba necessariamente ritrarre la realtà così come è, ma debba anche fornirne una interpretazione o al massimo mettere a disposizione gli strumenti allo spettatore utile per capire.
        In questo una maggiore emozionalità avrebbe permesso quello che in realtà sicuramente non accade, ma che nella finzione cinematografica puo’ accadere.

        • Marta Erba scrive:

          Capisco il tuo punto di vista, e infatti è una delle domande che ho fatto a Cattani. Speriamo che ci risponda :-)

  4. Silvia Serra scrive:

    Un bel film. Tratta un argomento scabroso, spesso occultato con vergogna, ma senza indugiare a troppo facili slanci emotivi , e senza nemmeno lontanamente accennare un giudizio, di condanna o assoluzione che sia, per le protagoniste di questa vicenda. Lo consiglio.

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