Un paese spaccato in due

Premio Orizzonti per il Miglior Film a Venezia 80, “Una spiegazione per tutto” e’ il terzo film del regista ungherese Gábor Reisz che ci offre il ritratto di un Paese (e di un’Europa?) spaccato in due, dove nessuno sa o vuole comunicare apertamente con l’altro.

 

Budapest, estate. Abel, 18 anni, deve sostenere l’esame di diploma. È innamorato di Janka, la sua migliore amica, ma la ragazza invece ha perso la testa per Jakab, il suo professore di storia, e glielo confessa apertamente malgrado i 19 anni di differenza.
L’uomo però non si fa sedurre dalla studentessa; è felicemente sposato e padre di famiglia. Inoltre sogna un paese migliore di quello governato dal premier Viktor Orbán e, proprio per questo in passato ha avuto una discussione con il padre di Abel, di idee conservatrici.
Il giorno dell’esame di storia, a differenza di Janka, Abel è bloccato e non riesce a dire nulla sugli argomenti scelti che riguardano “La rivoluzione industriale nell’era moderna” e Giulio Cesare.
Jakab poi nota che il ragazzo porta una spilla con i colori della bandiera dell’Ungheria che è un simbolo nazionalista e glielo fa notare.
Abel, per giustificarsi dell’esito dell’esame, racconta la storia al padre e la notizia arriva a una reporter del sito “Hungarian Days”. Da qui scoppia uno scandalo.

 

Con Adonyi-Walsh Gáspár, István Znamenák, András Rusznák e Rebeka Hatházi.


 

Sentiamo le parole del regista ungherese su questo suo film:
 
“Per molto tempo mi sono sentito soffocare dal clima di divisione che si respira nel mio Paese e che permea la mia vita quotidiana.
Nel 2021, l’Università di Teatro e arti cinematografiche di Budapest ha perduto la propria autonomia perché è stata completamente riorganizzata dall’alto seguendo le direttive dello Stato, nonostante le proteste di professori e studenti.
I giovani hanno occupato l’università, in mancanza di mezzi migliori, e gli eventi hanno presto preso una piega politica, anche se l’obiettivo degli studenti era solamente quello di fruire di un’istruzione apolitica. In quanto regista ed ex studente dell’università, mi sono unito alla
protesta e un giorno, mentre tornavo da una manifestazione, mi sono reso conto che c’era bisogno di parlare della situazione che ci circonda e che ogni forma d’arte, incluso il cinema, dovrebbe essere un mezzo per farlo. Questo è ciò che ha dato origine all’idea principale di “Una spiegazione per tutto”.
 
La frattura che attraversa il Paese è presente da anni, non solo in parlamento, ma anche nella vita di tutti i giorni, nei rapporti tra le persone, per strada. Per me, uno degli esempi più espressivi di questo conflitto è l’indossare la spilla con i colori nazionali.
In occasione dell’anniversario della Guerra d’indipendenza del 1848, una delle feste nazionali più importanti in Ungheria, è consuetudine indossare una spilla con i colori della bandiera, che simboleggia l’appartenenza alla nazione. Ma anche questo gesto ha assunto un significato politico.
L’esibizione delle spille da parte dei nazionalisti durante gli eventi e le manifestazioni di partito ha cambiato sensibilmente il significato di questo simbolo negli ultimi 20 anni. Se un tempo rappresentava l’indipendenza ungherese e il legame con il Paese, oggi chi la indossa è considerato un sostenitore della nazione e chi non la indossa ne è, invece, un oppositore.
 
La situazione si è aggravata a tal punto che ogni raduno di amici o parenti sfocia presto in una presa di posizione e, di conseguenza, la gente è sempre meno interessata all’opinione altrui e ad ascoltarsi l’un l’altro. Sono convinto che, se la normale comunicazione umana cessasse, nessuno potrebbe crescere; dopotutto, è uno dei fondamenti di una società vivibile.
La mia ex professoressa e cosceneggiatrice Éva Schulze e io siamo partiti da qui per ideare “Una spiegazione per tutto” nel 2021.
Un aspetto importante del processo di scrittura è consistito nel cercare di comprendere e illustrare le intenzioni e il disorientamento di entrambe le parti. Alle nostre prime proposte, così come a quelle di molti altri talentuosi e famosi cineasti ungheresi, sono stati negati i fondi statali.
 
Perciò, con l’aiuto della mia socia artistica di lunga data, la produttrice Juli Berkes, così come di un team di 17 giovanissimi ragazzi – molti dei quali all’inizio della propria carriera, ma tutti molto entusiasti – e di amici e familiari, siamo riusciti a girare questo film in 20 giorni e con un budget ridottissimo.”

 

Godiamoci il bel trailer ufficiale !!

 


 

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