Una notte infinita piena di insidie e pericoli

Finalmente l’alba” e’ il nuovo film diretto da Saverio Costanzo (dopo i grandi successi de “L’amica geniale”) presentato in Concorso alla 80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, purtroppo senza nessun premio.

 

Roma, anni Cinquanta. La diciottenne Mimosa si reca a Cinecittà con la sorella per partecipare ai provini delle comparse di un kolossal americano girato all’epoca della Hollywood sul Tevere, e a sorpresa viene scelta per un ruolo minore.
La star del film, Josephine Esperanto, prende a cuore l’innocenza della ragazza e la sua estraneità a quel mondo di finzione, e trascina Mimosa con sé in una notte brava attraverso i luoghi della “dolce vita” romana, fra attori hollywoodiani e faccendieri che ronzano attorno al microcosmo del cinema.
La ragazza viene catapultata suo malgrado, ma non senza momenti di euforia, in un universo privo di regole (e di scrupoli) animato da narcisismi e rivalità, ma anche da una fame di vita che vede nella nuova arrivata una fonte di linfa vitale.
Arriverà l’alba a concludere questa rocambolesca avventura notturna?

 

Con Lily James, Willem Dafoe, Rebecca Antonaci, Rachel Sennott, Joe Keery, Benjamin Stender e Alba Rohrwacher.


 

Sentiamo la recensione della nostra inviata Virna Castiglioni che ha visto in anteprima questo film:
 
“Mimosa è la prima pianta a fiorire in primavera. Il suo fiore è diventato simbolo di femminilità e lo si accosta anche alla festa della donna che si celebra in tutto il mondo per ricordare la forza del genere femminile.
Nel film di Saverio Costanzo, dedicato alla scomparso padre Maurizio, Mimosa è una giovane graziosa, figlia di una famiglia modesta che vede per lei come il più felice destino un matrimonio con un ragazzo che sia prima di tutto serio e lavoratore. Per la sorella maggiore di una bellezza più spiccata si attende invece un’occasione migliore che si è convinti non tarderà ad arrivare.
 
Quando una domenica pomeriggio al cinematografo quest’ultima viene notata da un tuttofare di una produzione che sta girando un kolossal in costume a Cinecittà il destino sembra aver teso una mano gentile a questa famiglia. Purtroppo l’incontro con il cinema tanto sognato e inseguito non si rivelerà in linea con quello che si era preventivato.
Al provino per le scene di massa viene si scelta la sorella che sembra predestinata ad una fulgida carriera ma sarà Mimosa inaspettatamente a venire notata dall’attrice protagonista che la vorrà al suo fianco sul set ma anche nelle sue scorribande notturne. Sembra un gioco destinato a durare poco e invece questa giostra continuerà a girare per tutta la notte sempre più veloce e la trascinerà sempre più in alto lontano da terra.
 
Saverio Costanzo si serve di un fatto di cronaca nera. Siamo nel 1953 a Roma e Wilma Montesi è una giovane ragazza di estrazione sociale proletaria in cerca di fortuna e smaniosa di trovare il suo posto al sole partecipando come comparsa nelle molteplici produzioni hollywodiane in trasferta a Cinecittà per girare kolossal in costume.
I suoi sogni di celebrità si infrangono miseramente su una spiaggia del litorale romano dove il suo giovane corpo verrà rinvenuto cadavere. Le indagini porteranno alla luce un sottobosco di personaggi dalla doppia vita e un mondo sotterraneo che si nutre di luce per continuare ad agire nell’ombra.
Questo escamotage consente di imbastire un parallelismo tra due vite. Se Wilma Montesi ha le stesse caratteristiche di Mimosa quest’ultima però non seguirà fino in fondo la sua stessa parabola. Il cinema degli anni cinquanta era una macchina sfavillante che invogliava chiunque ad inseguirla. Era una irresistibile attrazione, un sogno che tutti avrebbero voluto vivere per dimenticare, lasciandosi alle spalle gli anni più bui della guerra. Costanzo fin dalla prima inquadratura si china al grande cinema e attinge a pieni mani ai vari Maestri della settima arte. Se l’inizio è la proiezione domenicale di un film neorealista che congeda lo spettatore con una nota di speranza e di rinascita che ripaghi il sacrificio che si è stati chiamati a sopportare il prosieguo è un attingere continuo ai grandi della cinematografia nostrana e internazionale che lo hanno sicuramente ispirato nella sua carriera.
 
Fellini, Risi, Visconti, Antonioni fino ad incursioni molto più recenti come “Babylon” di Damien Chazelle che sicuramente ricalca la sua stessa maniacale perfezione per i dettagli nelle scene di massa.
“Finalmente l’alba” è una notte infinita piena di insidie e pericoli, di belve da tenere a bada e di ostacoli da superare ma quando l’aurora rischiara si possono anche addomesticare gli incubi e le paure fino a passeggiare a piedi scalzi con naturalezza. Il candore e l’ingenuità hanno lasciato il posto alla consapevolezza e alla maturità. Per crescere si deve cambiare pelle ed essere pronti a farsi una corazza che possa difenderci dal mondo che attrae tra sue spire.
Un film che è intriso di simboli, di metafore ardite, di salti cronologici, di poesia e rimane evanescente come la bruma che avvolge la città al mattino sapendo che il primo raggio di sole la dissolverà.
 
La scrittura compie un ottimo lavoro di definizione dei personaggi che si muovono sulla scena e gli attori li calzano alla perfezione a partire da Rebecca Antonaci alla sua prima interpretazione, già molto compiuta e matura. L’unica sbavatura della pellicola è la cattura emotiva dello spettatore. E’ tutto fin troppo studiato ma poco emotivo, quasi freddo eppure la storia, sia quella vera che quella inventata che si sovrappone, dovrebbero far sgorgare fiumi di lacrime perché sebbene ci siano spiragli di luce il tutto rimane perennemente in bilico e la bestia feroce che cammina libera, docile e mansueta, può in ogni momento tornare a graffiare.
 
Un film molto ambizioso e faraonico nell’impianto che non riesce a mantenersi sempre alle altezze vertiginose alle quali la regia lo innalza ma ha anche cadute, sebbene sporadiche, di ritmo che lo rallentano e lo allungano senza che ce ne sia la reale esigenza.”

 

Finale come sempre con il trailer ufficiale !!

 


 

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