Una pagina oscura della nostra storia vista dal punto di vista dei piu’ piccoli

Claudio Bisio lo conosciamo tutti e nel tempo e’ stato comico, conduttore televisivo, anche cantante (ricordate “Rapput”?) e adesso si cimenta in una prova impegnativa (e parzialmente superata) alla regia con “L’ultima volta che siamo stati bambini“.

 

Vanda, Italo, Cosimo hanno dieci anni e, nonostante la Seconda guerra mondiale, conoscono ancora il piacere del gioco che condividono con l’amico Riccardo che è ebreo. Il giorno in cui scompare decidono che non si può attendere: i tedeschi, che devono averlo portato via con un treno, debbono essere resi consapevoli del fatto che il loro amico non ha alcuna colpa per cui essere punito.
Si mettono quindi in marcia seguendo la strada ferrata. A cercare di raggiungerli ci sono il fratello Vittorio, milite fascista che ha subìto una ferita, e la suora dell’Istituto per gli orfani che ospita Vanda.

 

Nel cast Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis e Lorenzo McGovern Zaini.


 

Spazio alla recensione della nostra inviata Virna Castiglioni:
 
“”L’ultima volta che siamo stati bambini” è la trasposizione cinematografica del libro di Fabio Bartolomei che ha il medesimo titolo.
La vicenda ha i toni e il sapore della favola e vede protagonisti quattro amici di dieci anni che vivono la loro infanzia, spensierata come vuole la loro età e come dovrebbe essere per tutti i bambini del mondo.
Il contesto, purtroppo, è quello tetro della Seconda guerra mondiale alla vigilia del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma, ad opera delle squadre fasciste in appoggio al disegno criminale di Hitler.
Proprio per andare a salvare il loro amico e compagno di giochi Riccardo, “colpevole” solo di essere nato in una famiglia di commercianti ebrei, decidono di intraprendere un viaggio strampalato seguendo le rotaie dalla stazione del loro quartiere convinti che riusciranno ad arrivare in Germania e riportarlo a casa.
 
Questo viaggio ne innesca immediatamente un altro. Sulle loro tracce si muovono anche il fratello soldato fascista di uno di loro e la suora tutrice dell’unica bambina del gruppo che vive in un’ orfanotrofio della Capitale.
Questi bambini vivono e si comportano come se quello che c’è intorno non esistesse e sono spinti dall’unico legittimo desiderio di salvare il loro amico che è sparito da un giorno all’altro senza avere colpe.
Tutta la pellicola è disseminata di scene buffe, siparietti comici, battute esilaranti che strappano più di un sorriso. Troppe risate, forse, se si pensa al contesto nelle quali le vicende sono ambientate.
 
La promulgazione delle leggi razziali del 1938 che daranno seguito ai rastrellamenti e alle deportazioni nei campi di concentramento caratterizzando la pagina più miope e autolesionista della Storia d’Italia. Una pagina oscura della nostra storia politica che avrebbe meritato un ritratto meno edulcorato e uno sguardo più critico.
Claudio Bisio, alla sua prima esperienza registica, sceglie di sposare in toto la visione dei piccoli protagonisti e di non cedere mai il passo a riflessioni più adulte e seriose.
Gli adulti, quando sono presenti, sono sempre e solo in funzione dei bambini e non possono e non servono a determinare colpi di scena.
Il finale, amaro e logico al contempo, congeda lo spettatore lasciando nell’animo sentimenti di rimorso e rassegnazione, come a ribadire che di certo i bambini non avrebbero potuto salvare qualcuno ma di fatto sono stati i soli a provarci e a crederci fino in fondo.
Un film che non convince del tutto e spesso ricalca altre opere del passato che hanno trattato lo stesso spinoso argomento, scegliendo di farlo sposando in toto il punto di vista ingenuo e romantico della fanciullezza, decisamente più riuscite.
 
Un film che d’altro canto ha sicuramente il pregio di rimanere garbato, delicato, adatto a tutti, anche ai più piccoli per la forte immedesimazione che può facilmente scattare con la banda di bambini protagonisti interpretati con grande maestria dai giovani attori scelti.”

 

Che ne dite di vederci il trailer italiano ?

 


 

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