Un film che parla di sensi di colpa e responsabilità

A due anni dall’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale con il suo film d’esordio “The father” (per il quale Anthony Hopkins vinse come miglior attore), Florian Zeller ha portato in Concorso a Venezia 79 “The Son“, adattamento di Le Fils, ultimo capitolo di una trilogia iniziata nel 2010 con La Mère, un film che parla di sensi di colpa e responsabilità, di malattie mentali e ricordi.

 

Due anni dopo il divorzio dei genitori, il diciassettenne Nicholas non può più vivere con sua madre. Il male di vivere che sente è diventato una presenza costante e il suo unico rifugio sono i ricordi dei momenti felici di quando era bambino.
Il ragazzo decide di trasferirsi dal padre Peter, che ha appena avuto un figlio dalla sua nuova compagna.
Peter prova a occuparsi di Nicholas pensando a come avrebbe voluto che suo padre si prendesse cura di lui ma nel frattempo cerca di destreggiarsi tra la sua nuova famiglia e la prospettiva di un’allettante carriera politica a Washington.
Tuttavia, mentre cerca di rimediare agli errori del passato, perde di vista il presente di Nicholas.

 

Bel cast con Hugh Jackman, Laura Dern, Vanessa Kirby, Zen McGrath e Hugh Quarshie.


 

Sentiamo una recente intevista del regista parigino su questo suo film:
 
“Hugh Jackman mi ha mandato una mail e sono rimasto sorpreso dalla sua onestà e umiltà. Ci siamo incontrati su Zoom la prima volta perché eravamo nel bel mezzo della pandemia e non poteva essere altrimenti.
Dopo otto minuti di conversazione gli ho offerto la parte. Ho capito che era connesso, sapevo avrebbe esplorato quei territori in modo onesto.
 
The Son è l’adattamento di un testo teatrale ambientato in Francia. Quando ho iniziato a sognarlo, New York è stata la prima immagine che mi è venuta in mente. Lì ci sono persone da tutto il mondo e io volevo raccontare una storia che poteva accadere a tutti. New York mi dava quella possibilità.
Abbiamo fatto molta ricerca per essere più possibili credibili e allineati con la realtà americana.
 
Le malattie mentali sono molto difficili da spiegare. Si cerca sempre qualcuno da incolpare. In questo caso non volevo spiegare da dove arrivava il dolore del protagonista. Piuttosto era importate catturare il mistero e la frustrazione attorno a quel dolore e all’impossibilità di aiutarlo.
Ho scritto il testo teatrale cinque anni fa. Credo si tratti della mia storia più importante. Arriva da tematiche personali, ma non volevo fare un film sulle mie emozioni.
A teatro ero interessato a vedere la reazione del pubblico. Ci sono così tante persone che hanno a che fare con questo genere di cose e c’è ancora così tanta vergogna e ignoranza al riguardo. Nelle mie intenzioni spero che questo film apra una conversazione su queste tematiche.
 
In The Father volevo mettere gli spettatori in una posizione specifica nello spazio mentre qui il mio desiderio era raccontare dall’esterno il malessere del protagonista, dal punto di vista delle persone che lo circondano e profano frustrazione.
Persone che non hanno le risorse per aiutarlo. Qui il set mi serviva per mettere in scena una narrazione più oggettiva e realistica.”

 

Ecco il trailer ufficiale !!

 


 

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