Il ragno e la concezione delle donne nella società iraniana

Il regista iraniano-danese Ali Abbasi lo abbiamo apprezzato qualche anno fa per un film piccolo, ma al quale il passa parola aveva dato grande diffusione, ovvero “Border” premiato a Cannes nel 2018.
 
Adesso “Holy Spider” ha avuto gia’ la consacrazione all’ultimo Festival di Cannes dove la bravissima Zahra Amir Ebrahimi ha vinto il premio come miglior attrice.

 

Siamo a Mashhad, seconda città più grande dell’Iran e importante sito religioso. Nel 2000, un serial killer locale inizia a prendere di mira le prostitute per strada, strangolandone diciassette dopo averle attirate una ad una a casa sua.
La stampa lo chiama “il ragno”, e tra i giornalisti che coprono il caso c’è Rahimi, una donna che viene da Teheran e si mette sulle tracce dell’assassino. L’uomo si rivelerà essere Saeed Hanaei, ex-militare convinto che Dio gli abbia affidato la missione di liberare la città dalle donne indegne che vendono il proprio corpo.

 

Nel cast Zahra Amir Ebrahimi, Mehdi Bajestani, Arash Ashtiani e Forouzan Jamshidnejad.


 

Ugo Besson era il nostro inviato speciale in quel di Roma per l’anteprima stampa e spazio quindi alle sue belle parole:
 
“Il vostro inviato è andato all’anteprima stampa del film Holy Spider, del regista iraniano-danese Ali Abbasi (noto per il film Border, 2018, premiato a Cannes), con Mehdi Bajestani e Zahra Amir Ebrahimi, premiata come migliore attrice al Festival di Cannes. Il film si basa su un fatto vero, il caso di un serial killer che negli anni 2000-2001 uccise 16 donne, prostitute di strada, nella città santa iraniana di Mashaad. Il fatto fece molta impressione in Iran, c’è anche un documentario sull’argomento, And along came a spider, realizzato nel 2002 dal giornalista Maziar Bahari, disponibile su youtube con sottotitoli in inglese.
 
Nel film Saeed è un muratore reduce dalla guerra con l’Iraq, che si ritiene investito della missione religiosa di ripulire le strade da queste donne ritenute impure. Il film inizia con una scena cupa e violenta in cui già si vede Saeed all’opera con una sua vittima. Poi arrivano i titoli e interviene l’altro personaggio principale, la giovane giornalista Rahimi, inviata da Teheran per seguire il caso della serie di delitti. Rahimi vuole indagare in profondità sul caso, ma trova scarsa collaborazione e intralci da parte della polizia. Come dice una donna “Ripulisce le strade al posto loro, li aiuta, perché dovrebbero arrestarlo?
Ad un certo punto anche il collega giornalista che l’aiuta le consiglia di lascar perdere, ma lei non demorde e continua le sue ricerche, anche con gravi rischi personali.
Il film è un thriller, in cui si sa da subito chi è l’assassino e la tensione ruota attorno al ripetersi dei delitti, non senza ostacoli e difficoltà, alla possibilità di scoprirlo e al lavoro della giornalista. L’elemento più inquietante è il significato che ha per Saeed la sua azione delittuosa, non si sente colpevole, ma un eroe che compie una missione religiosa e purificatrice, e molti fra la popolazione sono d’accordo con lui e dicono che in fondo il killer fa del bene.
 
Tutti i personaggi sono presentati con le loro sfaccettature, le prostitute, la giornalista, l’omicida, in modo da guardare la vicenda da diversi punti di vista. Saeed ha la sua vita normale di lavoro e di famiglia, ha tre figli e una graziosa moglie giovane, qualche problema di rapporti con i suoceri, alcuni amici e un disagio dovuto al ritorno dalla guerra. Poi si trasforma quando entra in azione. Al suo amico, compagno nella guerra, che si accorge che qualcosa lo turba, dice: “Nella guerra molti sono morti o tornati feriti e mutilati, come martiri, io neanche un graffio. Perché? Sento il bisogno di fare qualcosa che dia un senso alla mia vita”.
Sullo sfondo, ma onnipresente e tema centrale è la concezione delle donne nella società iraniana, la loro disumanizzazione.
La regia è attenta e curata nei dettagli, l’ambientazione ricostruisce l’atmosfera delle strade di quartieri malfamati di una città iraniana, anche se è stato girato in Giordania, perché il regista non ha avuto il permesso di girare in Iran (e neanche in Turchia). Il film è sostenuto da una recitazione di qualità, soprattutto l’interpretazione sobria ma intensa ed efficace di Zahra Amir Ebrahimi (premiata a Cannes), e quella di Mehdi Bajestani, che riesce a trasformarsi nelle due facce del suo personaggio, omicida seriale e buon padre di famiglia.
 
Il film uscirà nelle sale il 16 febbraio.”

 

Finale con l’inquietante trailer ufficiale !

 


 

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