Un racconto in immagini che ammalia e sorprende in positivo

La coppia Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (“Beautiful Boy“, “Alabama Monroe – Una storia d’amore“) dirige “Le otto montagne“, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2017 di Paolo Cognetti e film che ha vinto il premio della giuria al 75º Festival di Cannes.

 

Pietro, bambino torinese, va in vacanza con la madre in un paesino della Valle d’Aosta dove abita un solo bambino suo coetaneo, Bruno.
I due divengono presto amici a tal punto che i genitori di Pietro sono disposti ad ospitare Bruno per farlo studiare in città. Il padre però non è d’accordo e il bambino diventerà un ragazzo e un uomo che non lascerà mai la montagna.
I due però continueranno ad incontrarsi e ristruttureranno insieme una baita prima che Pietro inizi poi a viaggiare nel mondo.

 

Grande cast italiano con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elena Lietti e Elisabetta Mazzullo.


 

Spazio alla recensione di Virna Castiglioni la nostra inviata speciale per questa pellicola:
 
“Trasporre il bel romanzo d’esordio di Paolo Cognetti (che compare in una scena del film a siglare la sua supervisione) vincitore del Premio Strega nel 2017 poteva essere un’arma a doppio taglio invece il film non delude in tutti i 147 minuti di durata che potrebbero sembrare tanti per la storia di un’amicizia nata durante gli anni infantili e rinsaldata nell’età adulta.
La scelta dei protagonisti ormai grandi interpretati dai talentuosi Alessandro Borghi (Bruno) e Luca Marinelli (Pietro) è una delle tante scommesse vinte dalla coppia di registi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch.
 
Il film commuove senza mai scadere nella retorica, fa riflettere senza essere pedante, sorprende con la semplicità ed emoziona calibrando in modo perfetto scene liriche e poetiche a scene più prosaiche.
La fotografia mette in risalto lo splendore della cornice naturale nella quale la storia si colloca e la scelta di optare per un formato di proiezione ristretto obbliga lo spettatore ad uno sforzo continuo ma piacevole d’immaginazione che gli permette di ampliare lo sguardo pensando a cosa potrebbe esserci oltre quello che appare sulla pellicola.
La sceneggiatura ricalca in modo fedele le belle pagine dell’autore e nell’appoggiarsi e prendere in prestito frasi e passaggi salienti confeziona un racconto in immagini che ammalia e sorprende in positivo.
 
L’amicizia che nasce nell’infanzia, che cresce e si sviluppa per poi perdersi senza mai spegnersi è un tema che nel romanzo viene esplorato in modo delicato e poetico e anche il film riesce in questa operazione di suggellare in modo soave questa bella storia di formazione.
Lo spettatore non può fare a meno di appassionarsi a questi due teneri bambini che diventano due adolescenti distanti e infine due uomini che rappresentano due modalità diverse di vivere e affrontare la vita. Il padre di Pietro interpretato da un bravo Filippo Timi sarà il ponte tra un figlio naturale critico e sfuggente e un figlio acquisito più docile e obbediente.
Due modi contrapposti di porsi nel mondo per riuscire a trovare la propria strada.
 
Non ha importanza che si decida di scalare le otto montagne o di solcare gli otto mari oppure si rimanga in cima al Semeru che è la cima più alta in assoluto. Non esiste un modo migliore dell’altro per stare al mondo ma una predisposizione e un’attitudine che spingono taluni più a muoversi e ad
esplorare piuttosto che gli altri a stare fermi come vigili guardiani.
Il film presentato a Cannes si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria e anche se ha visto la sua corsa all’Oscar arrestarsi in favore di Nostalgia di Mario Martone ha davanti a sé un futuro luminoso.”

 

E questo e’ il bel trailer ufficiale !!

 


 

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