Elvis mezzo punk e mezzo gospel

Baz Luhrmann (“Il grande Gatsby”, “Moulin Rouge!”) fin da ragazzino che viveva nel Nuovo Galles del Sud in Australia, aveva il desiderio di incontrare Elvis. Presley.
La sua morte aveva reso impossibile quel sogno. Il cinema ora gli ha consentito di farlo divenire trasposta realtà e lo scopriremo tutti assieme il “Elvis” la sua nuova pellicola.

 

Nascita, crescita, apoteosi e inizio di declino di Elvis Aaron Presley, il mito di più generazioni, vengono raccontati e riletti dal punto di vista del suo manager di tutta una vita: il Colonnello Tom Parker.
È lui che accompagna, con voce narrante e presenza in scena, la dirompente ascesa di un’icona assoluta della musica e del costume mentre si impegna, apertamente ma anche in segretezza, per condizionarne la vita con il fine di salvaguardare la propria.

 

Con Austin Butler ottimo Elvis, Tom Hanks co-protagonista e poi Helen Thomson, Richard Roxburgh, Leon Ford, Josh McConville e Kelvin Harrison Jr.


 

Sentiamo le parole del regista australiano su questa sua opera:
 
“Come già successo per Parigi in Moulin Rouge! o per New York in The Get Down, sono arrivato da esterno e le ho vissute. Quando ho fatto Il Grande Gatsby ho cercato di vivere come Fitzgerald. È un processo lungo, per questo faccio così pochi film. Vivendo a Memphis cercando di svelare il mistero Elvis ho scoperto che la musica black non è una cosa incidentale, ma è assolutamente la tela su cui è stata tessuta la sua storia.
Se togli la musica black dalla storia di Elvis Presley non c’è storia. Ha vissuto quella cultura: a volte era l’unica faccia bianca nei locali di Memphis, ha intrecciato la sua storia con il nascente movimento per i diritti dei neri ed è diventato pericoloso.
 
Al Colonnello questa cosa non piaceva per niente. Alla fine il viaggio di Elvis è scoprire chi è: e la sua essenza è nella musica gospel. E la musica gospel è spirituale. Elvis era una persona molto spirituale.
 
Devo ringraziare tutte le persone che lavorano a Graceland: mi hanno permesso di stare lì 18 mesi, avevo un’area riservata nel fienile. Io e Austin siamo anche andati nel suo studio di registrazione a Nashville. Abbiamo scoperto che negli anni ’50 Elvis era davvero un provocatore: in un certo senso ha anticipato il punk. Si gettava sul palco, incitava il pubblico.
All’epoca Elvis risultava strano e sconvolgente. Ci siamo chiesti quindi come trasmettere questa sensazione al pubblico di oggi.”

 

E questo e’ il travolgente trailer ufficiale !!

 


 

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