Un film che che e’ un gioco da archeologi con un tocco di luce

Stringimi forte” e’ stato designato “Film della Critica” dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI ed e’ la nuova fatica registica di uno degli attori piu’ bravi del panorama francese, ovvero Mathieu Amalric (“Tournée”, “Barbara”)
 
Presentato nella sezione Cannes Première del 74° Festival di Cannes, è un libero adattamento della commedia “Je reviens de loin” di Claudine Galea.

 

Una mattina, Clarisse, moglie e madre di due bambini, prepara il bagaglio, entra nella sua auto e parte, abbandonando la casa dove vive con la sua famiglia.
Fra flashback e flashforward, prospettive e ricordi, lentamente emerge una storia diversa.

 

Nel cast Vicky Krieps, Arieh Worthalter e Anne-Sophie Bowen-Chatet.


 

Sentiamo le parole del regista francese che racconta di questo film:
 
Laurent Ziserman, mio caro amico, voleva mettere su uno spettacolo dal libro, ma ha dovuto rinunciare.
Ricordo che una sera mi consegnò il libro, forse come addio al suo progetto. Era “Je reviens de loin”, una commedia che non conoscevo, scritta nel 2003 da Claudine Galea. L’ho letto in treno e mi sono messo a piangere, singhiozzando come un bambino.
Non mi succedeva da molto tempo, ho dovuto nascondere il viso sotto la giacca. Dopo il mio precedente film “Barbara”, ero ossessionato dal primo grado, come un luogo che non avrei mai saputo raggiungere
Sentivo, in quello che Galea aveva inventato, come se ci fosse una breccia, un possibile accesso. È stata la melodia a fare da innesco.
 
Mi sono chiesto come avrei fatto ad affrontare un argomento che era a priori molto letterario, sensibile, poetico. E che non era mai stato messo
in scena! Questo aspetto in particolare mi è piaciuto molto, è stato come una chiamata: dai vita a questa famiglia… se così si può dire.
In soli nove giorni, come un assistente che fa un «conteggio», ho sputato fuori la prima stesura. Elenchi di set, azioni, oggetti, stagioni, musica,
strade, auto. Cosa c’è nell’immagine, cosa c’è nel suono. Ho mantenuto una fedeltà assoluta alla struttura mentale di Galea prima di tutto, strimpellando note, isolando alcune parole trampolino: «incantesimo», «presupporre», «progettare», «credere», «prolungare», «trance»,
«rito», «Rouch»…
Proprio così, le maschere e le danze africane di Jean Rouch… Tante immagini e lacrime mi hanno travolto: tutto era iniziato!
 
Ho adattato il tutto non dimenticando mai quel nervo che era stato toccato al momento della lettura della pièce, quindi immergendomi in ogni scena e scrivendo fino alle lacrime. È sempre bello partire da un materiale che non è fatto per un film, perché bisogna estrarne ciò che non potrebbe essere
altro che un film! Un gioco da archeologi con un tocco di luce.

 

Vediamoci il bel trailer ufficiale !!

 


 

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