Tenere un piede nell’ombra

Se ricordate il bellissimo “Le quattro volte” allora sarete contenti anche voi dell’uscita di “Il buco” il nuovo film del regista milanese ma di origine calabrese Michelangelo Frammartino che all’ultimo festival di Venezia ha vinto il Premio Speciale della Giuria.

 

Nel 1961 un gruppo di speleologi si è addentrato all’interno dell’Abisso di Bifurto, un buco lungo 683 metri nel Parco del Pollino. L’anno prima, al Nord, si completava la costruzione avveniristica del grattacielo Pirelli di Milano, vista dagli abitanti del sud raggruppati davanti allo schermo dell’unico televisore del paese.
A quel movimento verticale e ambizioso verso l’alto, poi simbolo del boom economico anni Sessanta, è corrisposto il movimento speculare e contrario verso le viscere della terra compiuto dal gruppo degli speleologi, la cui impresa ha avuto un’eco anch’essa speculare e contraria a quella dei costruttori milanesi: ovvero quasi nulla.

 

Sentiamo le parole del regista milanese-calabrese su questo suo fortunato film:
 
“Nel 2009, mentre stavo girando Le quattro volte, il mio primo lungometraggio, Antonio La Rocca, sindaco di Alessandria del Carretto e speleologo, mi ha parlato del Bifurto e della sua esplorazione. Qualche anno dopo, durante un campo speleologico sul Pollino, ho incontrato Giulio Gècchele, che aveva partecipato all’esplorazione del 1961 e ce l’ha raccontata con passione.
 
L’Abisso del Bifurto, dove Il buco è ambientato, ricade nel Comune di Cerchiara e Cerchiara, al pari dei paesi limitrofi, ci ha aiutato tantissimo (utilizziamo nel film la chiesa di Cerchiara e poi molti sono gli abitanti che alla pellicola hanno preso parte), nonché ospitati e accolti nel migliore dei modi. Io ritengo che queste grotte che contrassegnano il suo territorio, col loro buio, uniscano tutto il mondo. Aggiungo una cosa: mentre giravamo, siamo rimasti bloccati proprio nel Bifurto: non ci siamo allarmati, perché eravamo certi, alla luce dell’accoglienza ricevuta, che saremmo stati salvati.
 
Il Buco non è un film silenzioso, è pieno di voci e di rumori! Zi’ Nicola, il vecchio pastore di Terranova di Pollino, comunica con i suoi animali una grande varietà di suoni. Volevo mantenere un equilibrio tra gli esseri umani e il paesaggio, so che le parole, se ci sono, tendono a nascondere tutto il resto.
 
E’ stato lungo, difficile e faticoso. Tra scendere, attrezzare, girare e risalire le giornate non finivano mai. Una volta abbiamo usato 10 ore per scendere e prepararci, abbiamo girato per un’ora, e poi ci sono servire 5 ore per uscire.
Dico anche che non ci sono molti registi che si prendono cura del buio. Intorno abbiamo molta luce, molte immagini luminose e seducenti; d’altronde si sa, questa luce è molto più accattivante. Il buio, al contrario, fa paura, il buio comporta una responsabilità nei confronti dello spettatore. Ecco, tenere un piede nell’ombra, gettare lo sguardo su quell’ombra, è un modo per rispettare chi guarda un film ed è nel buio che si diventa una carne sola.
 
Un film come Il Buco incuriosisce, ma non può far vedere tutte le bellezze di un massiccio straordinario come quello. L’Abisso del Bifurto è riservato a esperti, ma chi va sul Pollino scopre grotte facili e canyon, borghi e foreste, un’accoglienza straordinaria anche da parte dei pastori. Io mi sono accorto, con sorpresa, che quel paesaggio non finisce mai”.

 

Finiamo con il trailer ufficiale !!

 


 

Questa voce e' stata pubblicata in Di tutto un po' e contrassegnata con .

Lascia un Commento