Il racconto di quello che siamo sotto la pelle

Non odiare” e’ l’unico film italiano in concorso alla 35. Edizione della Settimana Internazionale della Critica di Venezia e la proiezione ufficiale in questi giorni ha avuto tantissime critiche positive e per questo attendiamo con grande curiosità l’opera prima del regista Mauro Mancini.

 

A Trieste, nel cuore della città, ai limiti dell’antico Borgo Teresiano, vive Simone Segre, un affermato chirurgo di origine ebraica: ha una vita tranquilla, apparentemente risolta, una compagna che lavora in Francia come reporter, un appartamento elegante e nessun legame con il passato. I duri contrasti con il padre, un reduce dei campi di concentramento morto da poco, lo hanno portato, da anni, ad allontanarsi da lui.
Tornando dall’allenamento settimanale di canottaggio, Simone si trova a soccorrere un uomo vittima di un incidente stradale: ma quando scoprirà sul petto di questo un tatuaggio nazista, lo abbandonerà al suo destino e nel momento in cui arrivano i soccorsi è ormai troppo tardi.
I giorni seguenti, però, saranno sotto il segno del senso di colpa per la morte dell’uomo: situazione che lo spingerà a rintracciare la famiglia del neonazista che vive in un complesso residenziale popolare, il cosiddetto “quadrilatero di Melara”: Marica, la figlia maggiore; Marcello, il figlio adolescente contagiato anche lui dal seme dell’odio razziale; il “piccolo” Paolo.
E verrà la notte in cui Marica busserà alla porta di Simone, presentandogli inconsapevolmente il conto da pagare…

 

Nel cast Alessandro Gassmann, la bravissima Sara Serraiocco, Luka Zunic, Lorenzo Buonora.


 

Sentiamo le parole del regista all’ultimo festival di Venezia:
 
“Né buoni né cattivi, ma semplicemente esseri umani, personaggi ordinari alle prese con situazioni straordinarie.
 
Non odiare racconta quello che siamo sotto la pelle. La pelle bianca, ‘ariana’, che vorrebbero avere Marcello e i suoi amici neonazisti e quella bianca, ‘non ariana’, di Simone. La pelle tatuata del padre di Marcello e quella marchiata del padre di Simone. La pelle ‘scura’ dei migranti pestati a sangue nei bangla-tour e quella diafana, limpida di Marica.
La pelle scura, spaccata dal sole che picchia sui barconi delle traversate. Quella ‘sporca’ dei “disperati” ai semafori. La pelle delle nostre città. E’ il pretesto per riconoscere l’altro come diverso. È il pretesto per odiare l’altro come diverso. Non odiare è la nostra pelle.
 
Abbiamo preso spunto da un fatto di cronaca avvenuto a Paderborn, in Germania. Un medico ebreo si rifiutò di operare un paziente a causa del vistoso tatuaggio nazista che aveva sulla spalla. Il medico, dopo essersi fatto sostituire da un collega, ha dichiarato: ‘non posso conciliare l’intervento chirurgico con la mia coscienza’.
La stessa coscienza che abbiamo immaginato impedisca al nostro protagonista di soccorrere lo sconosciuto dell’incidente.”

 

Finale con l’intenso e bello trailer ufficiale !!

 


 

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