Umanita’, eroismo e sopravvivenza

Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio” e’ un thriller avvincente e pieno di suspense basato su storie vere di umanità, eroismo e sopravvivenza, che porta il pubblico nel cuore degli eventi.
Storie di persone comuni e di ogni estrazione sociale, che hanno trovato il coraggio di far prevalere la propria umanità sulla violenza.

 

Nel novembre del 2008, un gruppo di terroristi mette in atto una serie di devastanti attentati in tutta Mumbai.
Per tre giorni gli attentatori assediano anche il Taj Mahal Palace Hotel tenendo in ostaggio oltre 500 persone tra ospiti e dipendenti. Mentre il mondo è testimone impotente dell’attacco attraverso i media, il rinomato chef dell’hotel e un umile cameriere rischiano la vita per portare in salvo gli ospiti della struttura, una giovane coppia tenta disperatamente di proteggere il proprio bambino, mentre un freddo miliardario sembra interessato solo a salvare se stesso.

 

Nel cast Jason Isaacs (il Luciuos Malfoy di “Harry Potter”), Armie Hammer (“Chiamami col tuo nome”), Dev Patel (“The millionare”, “Lion”), Nazanin Boniadi e Anupam Kher.
Dirige l’australiano Anthony Maras all’esordio al lungometraggio dopo che il suo corto “The Palace” nel 2011 aveva vinto molti premi nei festival di tutto il mondo.


 

Come sempre spazio ai nostri inviati speciali e in questo caso alla recensione di Anna Baisi:
 
“Il primo film diretto del regista Anthony Maras “Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio” riguarda gli attacchi terroristici del 2008 a Mumbai, in cui dei militanti del gruppo pakistano islamista Lashkar-e-Taiba assediarono diversi punti della più grande città indiana iniziati nella principale stazione ferroviaria della città e spostati poi nel lussuosissimo hotel a cinque stelle il Taj Mahal Palace Hotel che aveva aperto le sue porte alle vittime in fuga (e agli attaccanti che si erano mescolati con loro) e dove si svolge gran parte del film.
Il capo dei terroristi parla loro attraverso delle cuffie esortando i suoi seguaci o meglio vittime di ideali reiterati ed inculcati a tal punto da togliere ogni possibilità di reazione a guardare verso lo skyline della città e pensare a cosa ha rubato l’India (in prevalenza indù) al (prevalentemente musulmano) Pakistan.
Gli indiani saranno gli obiettivi principali insieme agli occidentali ricchi di denaro e dallo stesso corrotti e per questo peccatori infedeli: il personaggio che meglio incarna questo occidentale (stereo)tipo è un uomo d’affari russo, interpretato da Jason Isaacs, singolarmente sgradevole e sessista che è unicamente preoccupato di trovare delle prostitute con la giusta dimensione di capezzolo.
 
Il regista Maras dà parte dello spazio narrativo ai quattro uomini armati ed è inquietante, per usare un eufemismo, osservarli mentre attraversano l’edificio, uccidendo le persone come se stessero schiacciando delle mosche e fermandosi solo per fare uno spuntino sul cibo avanzato da un carrello del ristorante. A un certo punto, uno degli uomini morde una fetta di pizza, solo per sputarla quando il suo compagno gli dice che contiene maiale ed insieme a questa e ad altre trovate cerca di lanciare il messaggio che non siamo di fronte a caricature di uomini che rappresentano il male assoluto ma siamo più vicini alla banalità del male di arendtiana memoria.
L’insensibilità con cui operano i terroristi è palpabile e trasmessa con un grado di verosimiglianza che rasenta il sadismo e tiene alta la tensione di paura verso una violenza orribile, che è sempre in agguato: un thriller a orologeria ma che si fatica spesso a guardare.
Ai fini della storia poi altro polo che incarna il conflitto centrale è rappresentato da una singola coppia l’americano David (Armie Hammer) e la moglie mussulmana Zahra (Nazanin Boniadi), una giovane coppia benestante con un bebè e una bambinaia (Tilda Cobham-Hervey) che diventano, almeno per una parte del film i protagonisti apparenti della storia e anche quando i terroristi si rendono conto che Zahra è musulmano la sua recitazione del Corano non ammorbidisce i loro cuori né ferma la carneficina.
 
A quanto pare però, gli eroi del film non sono in realtà David e Zahra, ma piuttosto lo staff dell’hotel, incarnato da un stoico cameriere Sikh (Dev Patel, che interpreta un personaggio composito) e dallo chef altruista dell’hotel, Hemant Oberoi (Anupam Kher, che interpreta un persona reale), che guida un gruppo di altri operatori dell’ospitalità per aiutare a salvare i loro ospiti. “L’ospite è Dio”, Oberoi ricorda ad un gruppo di dipendenti che si offrono volontari per rimanere indietro e fare ciò che possono mentre aspettano un aiuto esterno.
Un film d’azione in cui gli eroi non indossano mantelle ma targhette e grembiuli.
 
Forse nel film non ci si preoccupa veramente di ciò che ha dato il via all’attacco (tranne forse quanto sia irrazionale la motivazione di fondo dei terroristi): viene messo in rilievo più chi l’ha fermato o almeno chi ha aiutato alcune delle sue vittime a sopravvivere.
E questo per me è il limite del film che non indaga più profondamente, socialmente e politicamente le dinamiche che il film inevitabilmente innesca e che vengono disattese.”

 

E questo e’ l’incalzante trailer italiano !!

 


 

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