Un uomo sotto pressione

Fabrice Luchini e’ sicuramente l’attore francese che amiamo di piu’ e ogni suo film e’ un grande piacere cinefilo per le sue grandi capacità recitative e la sua graffiante eloquienza.
 
In “Parlami di te” (“Un homme pressé“) mostra invece tutte le sue sfumature interpretative diciamo piu’ fisiche dovendo fare a meno della parola.
 
Il film e’ diretto da Hervé Mimran (mai visto niente in Italia) ed e’ ispirato alla storia vera di Christian Streiff, ex CEO di Airbus e di PSA Peugeot Citroën.

 

Alain è un rispettato uomo d’affari e un brillante oratore, sempre in corsa contro il tempo. Nella vita, non concede alcuno spazio alle distrazioni e alla famiglia.
Un giorno, viene colpito da un ictus che interrompe la sua corsa e gli lascia come conseguenza una grave difficoltà nell’espressione verbale e una perdita della memoria. La sua rieducazione è affidata a Jeanne, giovane logopedista.
Con grande impegno e pazienza, Jeanne e Alain impareranno a conoscersi e alla fine ciascuno, a modo suo, tenterà di ricostruire se stesso e di concedersi il tempo di vivere.

 

Nel cast anche Leïla Bekhti, Igor Gotesman, Fatima Adoum e Louise Loeb.


 

Sentiamo adesso le parole di Anna Baisi che ha visto questo film nell’anteprima stampa milanese:
 
“Ispirato al libro autobiografico “J’étais un homme pressé” scritto dall’ex amministratore delegato della compagnia automobilistica PSA Peugeot Citroën nel 2008, Christian Streiff, il film “Parlami di te” (Un Homme Pressé) diretto da Herve Mimran e dallo stesso sceneggiato con la collaborazione di Helene Fillieres, segue il suo alter ego Alain (Fabrice Luchini) mentre si prepara a lanciare una nuova auto elettrica di lusso in una convention automobilistica a Ginevra.
Ma circa un mese prima che ciò accada, Alain si sveglia una mattina con un intorpidimento al braccio destro, dopo di che sviene, l’episodio si ripete ed a quel punto soccorso dal suo autista che lo raggiunge poi all’ospedale scopriamo che ha subito un ictus.
Quando Alain si sveglia, la sua mente e il suo corpo sembrano essere più o meno intatti ma quando apre bocca escono fuori solo “sciocchezze”.
 
Alain che sino allora era un uomo d’affari occupato solo dal suo lavoro, un abilissimo affabulatore e maestro di retorica e sempre di fretta, come da titolo originale, perché riposerà solo da morto e nella sua vita non c’era spazio per il tempo libero o la famiglia composta dalla figlia da cui si è allontanato: più che un egocentrico un egopatico.
La logopedista dell’ospedale, Jeanne (Leila Bekhti) gli rivela che la perdita di memoria subita ha causato un grave handicap: sa cosa vuole dire ma non sa più come dirlo … dirà “bonjour” piuttosto che “au revoir” per esempio: insomma ha perso la padronanza del linguaggio e per questo motivo usa una parola al posto di un’altra.
In ospedale assistito dalla terapeuta che lo aiuta a imparare di nuovo la lingua e ad essere paziente, proprio come un bambino Alain arriva a capire che, mentre sembra essersi perso una parte considerevole della sua vita, tutto è ancora possibile: un nuovo modo di esistere e il ricongiungimento con la figlia sopperiranno al licenziamento dal suo mega lavoro trappola snob che lo aveva allontanato dai sentimenti.
 
Film decisamente privo di originalità, senza immaginazione né sorprese ed annegato nei luoghi comuni perché vediamo esattamente quello che ci aspettavano di vedere.
Costellato da cliché e con una sceneggiatura proprio flebile con trovate come il viaggio verso Santiago di Compostela (anche se in reatà il “vero” Christian Streiff ha davvero vissuto questa esperienza con la poesia espressa nel film) o la sotto trama che coinvolge un retroscena della vita di Jeanne che è stata adottata e sta cercando la sua vera madre è davvero eccessivo: sembrano buttati lì per riempire i buchi della sceneggiatura ma c’è un ma … è interpretato in modo superbo.
Luchini è in ottima forma, perfetto per il ruolo,abilissimo come sempre – vederlo in lingua originale sarebbe davvero il modo migliore per apprezzarlo – e anche tutti gli altri attori danno prova di ottime performance, forse la meno convincente la figlia di Alain un pò legnosa.
Colonna sonora piacevolissima con i cavalli di battaglia di Bob Dylan, Cat Stevens e Harry Nilsson che evocano sogni perduti … e per la colonna sonora originale un gruppo contemporaneo, i Balmorhea, texani che fanno musica strumentale utilizzando strumenti inconsueti come il banjo, il Theremin o il Cristal Baschet.
 
Film comunque nel complesso piacevole e da vedere perché alcune scene sono molto divertenti ed è un peccato che le “cadute” di scrittura penalizzino il tutto; quindi, senza grandi aspettative si può passare un’ora e quaranta di tempo piacevolmente seduti in una poltrona, al cinema, che tanto amiamo, sapendo comunque che non sarà un film indimenticabile…”

 

Vi ricordiamo che vedremo questo film mercoledi’ 27 febbraio nell’ultima uscita infrasettimanale del mese di Amicinema !!

 

E per vedere un anticipo della grande interpretazione di Luchini ecco il trailer italiano !!

 


 

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