I muri trasparenti del silenzio

Esce nelle sale italiane giovedì 25 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria (il 27 gennaio), il film “La testimonianza“, del regista israeliano Amichai Greenberg (titolo originale “The Testament”).

 

Selezionato nella Sezione Orizzonti dell’ultimo Festival di Venezia e distribuito in Italia da Lab 80 film, e’ il racconto della strenua ricerca della verità da parte di un famigliare di sopravvissuti alla Shoah. Yoel, studioso e ricercatore, vive in Austria. Deciso a bloccare una importante speculazione edilizia per dimostrare l’esistenza di una strage di ebrei dimenticata, finisce per diventare protagonista di un vero e proprio thriller.

 

Yoel, un ricercatore che studia la Shoah, è nel mezzo di una battaglia legale, ampiamente ripresa dai media, contro interessi potenti in Austria. La questione riguarda un brutale massacro di ebrei che ebbe luogo verso la fine della Seconda guerra mondiale nel villaggio di Lendsdorf.
Un’influente famiglia di industriali, sulle cui terre avvenne la strage, sta progettando di costruire un complesso immobiliare proprio in quel luogo. Yoel sospetta che il loro scopo sia quello di insabbiare il caso per sempre, ma ha difficoltà a trovare le prove definitive per fermare il progetto.
Mentre svolge le sue ricerche sull’incidente, Yoel esamina testimonianze secretate di sopravvissuti allla Shoah e, scioccato e sorpreso, ritrova una testimonianza resa dalla madre, di cui non sospettava l’esistenza.
In essa, la donna confessa un fondamentale segreto del proprio passato. Yoel, che sta svolgendo una doppia ricerca, personale e scientifica, è intrappolato tra muri di silenzio. Da storico incrollabilmente dedito alla verità, decide di continuare le ricerche anche a costo di rovinare la propria vita personale e professionale.


 

Adesso ci zittiamo e lasciamo spazio alle parole di Sara Palladini:
 
“Alla fine della Seconda guerra mondiale, più di duecento ebrei vennero massacrati nel villaggio di Lendsdorf in Austria. I cadaveri vennero sepolti in una fossa comune, che non fu mai ritrovata. Dopo la proposta di una potente famiglia di imprenditori, intenzionata a costruire un complesso immobiliare proprio in quel luogo, Yoel, un ricercatore ebreo che studia la Shoah, decide di trovare le prove che dimostrino l’esistenza del massacro, al fine di fermare la costruzione degli edifici. Tra le testimonianze secretate dei sopravvissuti alla Shoah che Yoel esamina, una in particolare lo sorprende: quella di sua madre. La donna dichiara infatti in un video un segreto del proprio passato che ha sempre tenuto nascosto al figlio, il quale deciderà di portare avanti parallelamente le ricerche sul massacro e quelle sulla madre.
Yoel ha un rapporto difficile con tutte le persone a lui vicine: ha divorziato dalla moglie, discute frequentemente con la sorella e, dopo il video della testimonianza della madre, si trova a non credere più nell’identità della propria famiglia.
Altro rapporto complicato è quello col figlio, sul quale riversa le sue frustrazioni e titubanze riguardanti la religione, uno dei punti cardine dell’intero film.
Il protagonista è uno storico alla ricerca della verità, che si trova ad affrontare due silenzi che gli impediscono di raggiungerla: da una parte quello di sua madre con il suo grande segreto e dall’altra quello degli abitanti del villaggio, che nascondono ciò che sanno veramente per paura di essere uccisi. Ad accentuare i silenzi, poche e rare musiche accompagnano l’intero film, limitandosi a creare un’atmosfera soffusa, senza mai diventare protagoniste.
L’obiettivo del regista e sceneggiatore Amichai Greenberg è quello di coinvolgere il pubblico, mostrando ogni passaggio dell’indagine di Yoel, dai video delle testimonianze alle domande che il protagonista pone di persona ai sopravvissuti, dalle sue liti con la famiglia ai suoi momenti di riflessione e turbamento. A causa di questa scelta, la pellicola risulta lenta, ma mai noiosa. Sicuramente contribuisce a questo risultato l’eccezionale fotografia, che esalta le singole inquadrature, soprattutto d’interni, trasmettendo significati profondi ed esteticamente appaganti.”

 

Ha detto invece il regista Amichai Greenberg:
 
Sono stato cresciuto con la consapevolezza che essere un ebreo osservante, nonché il figlio e nipote di sopravvissuti alla Shoah, rappresentasse le radici della mia esistenza, la vera essenza della mia identità: qualcosa di più grande di me e della vita stessa. Da bambino ero incantato dalle storie dei miei nonni sulla Shoah. Sono cresciuto tra storie eroiche, incredibili, in cui la vita e la morte erano separate da una linea sottile. Per me erano le migliori storie d’avventura che ci fossero. Ma la mia vita di tutti i giorni contrastava con questo dramma. Figlio di sopravvissuti della Shoah, sono cresciuto in una famiglia priva di emozioni, dove sentivo che mancava sempre qualcosa. Qualcosa di sfuggente, che rimaneva innominato. Questo enorme abisso mi ha lasciato senza parole. Il copione del film rappresenta il mio sforzo per penetrare attraverso i muri trasparenti del silenzio“.

 

Da un lato la battaglia legale contro un’importante famiglia di industriali, dall’altro i segreti sulla propria famiglia che Yoel inaspettatamente scopre facendo ricerche sui sopravvissuti, il silenzio sembra impossibile da spezzare ma non per un uomo incrollabilmente dedito alla ricerca della verità.

 

E se siete interessati questo il bel trailer ufficiale.

 


 

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