Dal Vostro Inviato a Venezia – Il giorno in cui ha stretto la mano a Clooney

E’ sabato e la cittadella del cinema al Lido è sempre più affollata. Impossibile trovare una sedia libera. Così il vostro Inviato si intrufola nella spiaggia dell’Excelsior dove l’ombra dei pini e un comodo muretto offrono un ideale rifugio per il pranzo. Il primo film della giornata “No date, no sign” è una conferma della bravura del regista iraniano Vahid Jalilvand (il primo a sinistra nella foto) di cui due anni fa sempre Orizzonti aveva presentato il bellissimo “un mercoledì di maggio”. Anche questa volta si tratta di un film tutto giocato intorno a un dilemma morale e al coraggio necessario per affrontarlo nel modo più equo possibile.
Protagonista del dramma etico è il medico Kaveh, interpretato da Amir Aghaee, l’attore con la barba bianca nella foto. Girato con gran ritmo, è un film lontanissimo dalle contemplazioni di Kiarostami. Il cinema iraniano contemporaneo ci incalza con drammi etici la cui sensibilità appare sempre più lontana dalla nostra contemporaneità occidentale. Quanti Kaveh esistono in Europa? Forse nessuno.

Uscito dalla sala Darsena, dopo lo shock etico il Vostro Inviato è investito da quello termico: la temperatura fuori è scesa bruscamente e anche al sole fa freddo. Per fortuna si rientra subito in sala, per il secondo film di Orizzonti, La Vita in Comune di Edoardo Winspeare (il secondo da sinistra nella foto). Per il Vostro Inviato che ama moltissimo Winspeare, una vera delusione. Un ritratto che forse voleva essere felliniano di una piccola comunità salentina e della sua gente semplice, ai limiti dell’ingenuo. In realtà nessun personaggio ha uno spessore psicologico convincente e seppur a tratti divertente, l’esilità della trama e dell’intento rendono il film spesso soporifero. Peccato perchè il salento verace di Winspeare è interessante, come lo è il dialetto (per fortuna sottotitolato) di alcuni dei personaggi più riusciti. Decisamente per il Vostro Inviato la cosa migliore di questa proiezione  è Fabrizio Gifuni, intrufolatosi tra il pubblico per vedere il film e applaudire l’amico regista.

Ed eccoci al clou della giornata, George Clooney ritorna al Lido per presentare il suo sesto film, ed è subito evento. Biglietti in Sala Grande esauriti on line dopo due minuti dall’apertura delle vendite, in biglietteria dopo cinque minuti. Ma il Vostro Inviato, nonostante le difficoltà, anche questa volta è in prima linea. E inaspettatamente, come al solito di corsa tra una proiezione e l’altra, si ritrova faccia a faccia con Clooney e non può che stringergli la mano, anche per il calore e la generosità con cui si concede al suo pubblico.

Suburbicon con Matt Damon e Julian Moore è una commedia noir scritta dai fratelli Cohen parecchi anni fa. Il fatto che Clooney decida di portarla sullo schermo ai tempi di Trump non è però casuale. Le comunità come Suburbicon sono un’ idea americana degli anni ’50, luoghi perfetti fatti di villette per l’americano medio bianco e benestante. L’idea che Berlusconi importa a Milano 2 con trent’anni di ritardo. Ironico e graffiante il film mostra la comunità perbene accanirsi contro una famiglia nera e perciò delinquente a prescindere,  mentre il male si annida al suo interno, nel desiderio di benessere e di ricchezza che porta Gardner, padre di famiglia e impiegato modello, interpretato naturalmente da Matt Damon, ad assoldare addirittura la mafia per non rinunciare a uno stile di vita ben al di sopra dei propri mezzi.

Ancora una volta Clooney e i Cohen fanno centro con un film molto divertente ma altrettanto graffiante. Eccolo in Sala Grande che insieme a Matt Damon e Julian Moore raccoglie gli applausi di un pubblico entusiasta.

L’ultimo film della giornata è un film francese, di quelli che il Vostro Inviato ama a prescindere. E “La Melodie” di Rachid Hami (il secondo da sinistra nella foto) non delude. Racconta l’interazione tra un violinista, interpretato dal bravissimo Kad Merad e una classe di ragazzini della banlieu francese, la maggior parte di origine africana. Il tema non è originale, ma la vivacità dei ragazzini protagonisti, la dolcezza dello sguardo di Hami, la bellezza della musica fanno dimenticare il deja vu.

Ma ritorniamo un attimo alle proiezioni di venerdì. Simona che si è ripresa dalla stanchezza ha fornito al Vostro Inviato un breve commento su “Le nostre anime di notte” di Ritesh Batra, tratto dall’omonimo romanzo di Kent Haruf. Tenero, commovente con due grandi attori, Fonda e Redford che raccontano un’amore possibile anche in assenza di gioventù perchè la vita è “vivere la propria giornata e raccontarla la sera” a qualcuno. Prima della proiezione minuti e minuti di applausi per i due Leoni del Cinema Jane e Robert premiati  per la loro splendida carriera e per l’impegno di tutta una vita dedicata al cinema. Commossa Jane Fonda che torna a Venezia dopo cinquant’anni e che dimostra l’affetto e l’amicizia che la lega da tanti anni a Robert Redford. Commoventi entrambi anche loro.

 

 

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