Dal Vostro Inviato a Venezia – Favola o Realtà?

La Mostra entra nel vivo e anche la giornata del Vostro Inviato diventa affollata. Dopo la coda mattuttina per i biglietti, piacevole perchè si discute comunque di cinema con spettatori interessati e interessanti, il Vostro Inviato si concede una colazione con vista sulla terrazza del Palazzo della Biennale a Venezia. Il pranzo invece è al LIdo all’ombra del Giardino della Mostra con i tramezzini del Vecio Penasa, oculatamente acquistati prima di prendere il vaporetto. Il primo film della giornata in Sala Grande è Zama,  un Fuori Concorso, un film argentino, ovvero una garanzia per il Vostro Inviato che lo sceglie a scatola chiusa. Anche perchè, ancora una volta, lo firma una regista donna, Lucrecia Martel, la prima a sinistra nella foto con i due interpreti Daniel Gimenez (Zama) e Lola Duenes (donna Luciana Pinares).

Tratto dall’omonimo libro di Antonio di Benedetto, fin dalle prime scene ricorda “Il tempo di uccidere” di Flaiano. Racconta lo spaesamento coloniale di chi si ritrova in una terra che non capisce, che lo rifiuta e da cui vuole fuggire. Purtroppo anche lo spettatore resta spaesato, capisce poco di ciò che succede e si annoia. Nonostante la bellezza dell’ambientazione. Deluso dall’argentina il Vostro Inviato decide di dare spazio alla Sezione Orizzonti, di solito ricca di proposte interessanti, che presenta un film francese “Espèces menacées” tratto dai racconti dello scrittore americano Richard Bausch. Il regista Gilles Bourdos, costruisce il film in modo simile a Short Cut di Altman collegando tra loro i racconti attraverso personaggi comuni. Una tecnica inventata dal cinema, Altman appunto è stato il primo, ma oggi molto usata anche in letteratura. Come solo la cinematografia francese sa fare, il film racconta con delicatezza la difficoltà dei rapporti d’amore, spesso violenti, egoisti, inappaganti. Partcolarmente toccante per il Vostro Inviato il dramma di un padre e ciò che arriva a fare per salvare la figlia. Bravissima Alice Isaaz (al centro nella foto con Burodos a sinistra e Bausch a destra) che interpreta la figlia. Sarebbe bello che un distributore italiano si accorgesse di questo film, ma è una speranza vana.

Nel frattempo Simona, più coraggiosa del Vostro Inviato che non ha superato lo shock di Cane Mangia Cane è andata a vedere First Reformed di Paul Schrader. Ne è uscita perplessa. Questo quello che dice. Il tema del film è religione ed ecologia. Il reverendo Toller (Ethan Hawke con Schrader nella foto) della First Reformed Church vive una profonda crisi religiosa e personale, tormentato da dubbi e sensi di colpa. L’incontro con un attivista ecologista e con la moglie incinta alimenta ancora di più i tormenti di Toller, soprattutto dopo il suicidio dell’uomo, che lo porta ad ossessionarsi anche per la fine della vita sulla terra (tema questo che evidentemente ricorre nei film americani della Mostra). Un delirio che culmina nella progettazione di un gesto estremo. Il finale però è banale e non ha convinto Simona. Se esce nelle sale darete voi il vostro giudizio.

Arriverà invece sicuramente nelle sale il filmone clou della serata “The shape of water” di Guillermo del Toro.  Una favola molto politically correct, ambientata negli anni ’50, dove i cattivi sono i militari della guerra fredda, americani e russi senza distinzione, e i buoni sono i diversi, la ragazza muta, il gay, la donna nera e naturalmente lui, l’uomo pesce, il mostro, la bestia. Eppure, nonostante il deja vu, la storia d’amore tra i diversi riesce ad essere toccante, gli effetti visivi affascinano e la favola fa dimenticare, almeno per i 100 minuti del film, il cinismo imperante di cui siamo circondati. Eppoi una vera novità c’è: nel film di del Toro lo scienziato finalmente non è un pazzo assetato di potere, ma un vero ri-cercatore della verità. E non ci sono inseguimenti, nè battaglie che durano mezzora. Non è poco per una favola americana!

Uscito dal PalaBiennale il Vostro Inviato è costretto a una corsa con i tacchi alti per raggiungere in tempo la Sala Grande per l’ultimo film della giornata “L’insulto” del regista libanese Ziad Doueiri (il secondo a sinistra nella foto con gli altri interpreti del film). Un bagno di realtà politica dopo i sogni di Del Toro, ma anche il tipo di cinema che piace al Vostro Inviato. Ritmo serratissimo, interpreti bravissimi per un legal thriller che pur parlando del libano parla a cascuno di noi, ai nostri razzismi e pregiudizi. Ma è nell’idea di essere vittima non riconosciuta  che il regista libanese identifica l’impossibilità di superare i conflitti, di voltare pagina, là dove guerre civili hanno distrutto il tessuto sociale di convivenza. Nessuno ha l’esclusiva della sofferenza dice ad un certo punto uno dei due avvocati. Una lezione che tutti dovremmo ricordare, non solo i libanesi. Come avrete capito, per il Vostro Inviato vince la realtà, anche se l’avversario è il cinismo.

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