MIFF 2016: “Us” e “Mothers and Daughters”

(ringraziamo Anna Baisi per l’articolo)

 

Mercoledì 20 luglio ad aprire il MIFF (Milan International Film Festival) è stato il corto “Us” del regista Cristiano Gazzarrini a cui è stata tributata una Menzione speciale artistica e tecnica più che meritata.

 
Il film è presentato come fantascientifico e l’umano collocato in un “mondo” apocalittico lo conferma, va però ben oltre il genere.
Già il titolo ci riporta ad un “Noi” che ci riguarda: cosa vuole quest’uomo equipaggiato ed armato alla ricerca di una strana creatura, totalmente immerso in questo progetto e distante dal mondo circostante in degrado, aggressore e poi aggredito?
Siamo noi alla ricerca di un nemico, alienati e confusi e perdiamo di vista lo sfacelo ed il degrado circostante …a me sembra … può essere … ma il regista non ha voluto “definire” il suo film e ha detto di preferire che le suggestioni della pellicola determinino le emozioni del pubblico.
Con me ci è riuscito, ho trovato il cortometraggio galvanizzante e le scene che ci mostrano un’umanità che dalle caverne, all’interno della Terra, con una torcia di fuoco esce allo scoperto mi hanno riportato ai tempi primordiali per poi chiedermi: dove sta andando?
Il progetto non è fra l’altro terminato perché Gazzarrini intende continuarlo e quindi oggi abbiamo visto il corto (la durata è ci circa 19 minuti) ma siamo pronti per vedere in futuro il lungometraggio, chapeau!
Operazione affascinante per effetti scenici e visivi che coinvolgono e trasportano in dimensioni metafisiche, e tutto a low budget, ma si sa la capacità e l’estro artistico sopperiscono alla mancanza di fondi.
Aiuta la location principale che è a Campo Tizzoro (Pistoia) dove le aree dismesse ed il rifugio sotterraneo della ex Società Metallurgica Italiana che produceva cartucce sino alla chiusura negli anni ottanta sono lo scenario di questo bel film che riesce a creare spazi stranianti, claustrofobici e spaventevoli.

 


 

Mothers and Daughters” del regista Paul Duddridge (nel suo primo film non televisivo) è stato invece il lungometraggio della serata: il cast femminile è stellare Mira Sorvino, Christina Ricci, Courteney Cox, Sharon Stone, Susan Sarandon ed Eva Amurri sua figlia anche nella vita.
Negli U.S.A. uscì per la festa della mamma (in concomitanza con il film “Festa della mamma” di Garry Marshall che gli scippò il titolo) e voleva essere un omaggio alla maternità anche quella negata e poi recuperata, alle adozioni, ai conflitti fra madri e figlie, alle aspettative delle prime e le ribellioni delle seconde, a gravidanze desiderare e non, a generazioni che si parlano solo via skype o al telefono, o via mail, forse un segno dei tempi…
E’ un film corale che inizialmente ha come voce narrante la fotografa Rigby Gray (Selma Blair) che sembra fungere da trait d’union degli altri ritratti femminili ma poi il film vira, ci mostra Mira Sorvino (premiata nell’ambito del Festival come miglior attrice non protagonista a fine serata) alle prese con un lancio pubblicitario di lingerie e poi un turbinio di cambi repentini di scena e contesti, di personaggi e di situazioni che confondono sino ad un finale per ogni singola storia senza un vero sviluppo della trama che lo giustifichi: unico messaggio per tutte le vicende la mamma è la Mamma.
Mi duole ma il film non mi ha convinto né emozionalmente né come puro intrattenimento perché pecca di troppi luoghi comuni e sentimentalismi.
Il ruolo di madre interpretata da Susan Sarandon, sebbene il più breve, è quello più sincero e meno irreale ed è anche ben recitato.
Ciò nonostante, de gustibus non est disputandum, questo Festival è prezioso perché leggere sulla copertina del programma del Festival: “Ingredients: Pure Indipendent Films Only” consola perché premia il coraggio delle produzioni indipendenti e non è poco in un mondo di blockbuster preconfezionati per un pubblico ammansito e pronto ad abboccare e ad adagiarsi ad un consenso globalizzato e globalizzante.

 


 

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