Un remake di puro divertimento

Nelle sale italiane dal 27 gennaio 2016, grazie a Eagle Pictures, esce uno dei film piu’ attesi della stagione.

 

Atteso perche’ il film del regista americano Ericson Core con Edgar Ramirez, Luke Bracey e Teresa Palmer e’ il remake dell’originale (e oramai diventato mito) “Point Break” del 1987 di Kathryn Bigelow con Keanu Reeves e il compianto Patrick Swayze.

 

Johnny Utah (Luke Bracey), giovane agente dell’FBI, si infiltra in un gruppo itinerante di atleti amanti del brivido, capeggiati dal carismatico Bodhi (Edgar Ramirez). Gli atleti sono sospettati di crimini perpetrati in maniera estremamente inusuale.
Sotto copertura, costantemente esposto a grandi pericoli, Utah dovrà trovare chi è la mente che si nasconde dietro crimini apparentemente inconcepibili.

 

Un film che dal primo all’ultimo frame è un distillato di atleticità e prestanza fisica come mai prima d’ora. Un action adventure interpretato dai migliori atleti a livello mondiale di surf su onde giganti, lancio in tuta alare, snowboard, free climbing, e motor cycling ad alta velocità.

 

All’anteprima milanese del film eravamo presenti con la nostra inviata Fabiola Pagani ed ecco le sue parole.

 

Point Break, diretto da Ericson Core è il remake, decisamente poco atteso e non necessario, dell’omonimo film del 1991 di Kathryn Bigelow. Come il suo predecessore è un concentrato di adrenalina ma, a differenza di questo, la storia risulta essere meno strutturata, la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti e i personaggi non hanno spessore, diventando semplici strumenti in funzione del divertimento.

 

Johnny Utah – interpretato dal bel Luke Bracey, che ricorda un po’ Heath Ledger – è un giovane agente dell’FBI incaricato di indagare su alcuni atleti di sport estremi sospettati di aver commesso dei crimini a danno dello stato americano. Il ragazzo, esperto di motocross e di qualsiasi attività sportiva pericolosa, non esita ad entrare nella banda sotto copertura per scovare, il prima possibile, chi è la mente che si nasconde dietro tutti questi imprese spericolate. Conoscerà cosi Bodhi – che ha il volto e soprattutto il fisico del venezuelano Édgar Ramírez, uomo senza paura pronto ad affrontare le otto prove di Ozaki, percorso unico ed estremo che richiede grande forza fisica e psicologica, per raggiungere l’illuminazione.

Il primo Point Break, quello con Patrick Swayze e Keanu Reeve, ha segnato la storia degli action thriller degli anni novanta, il suo remake, invece, difficilmente riuscirà a lasciare un segno significativo perché, oltre al semplice divertimento, riesce a dare ben poco. Ericson Core ha voluto strafare, spingendosi oltre i limiti fisici, portando così i personaggi a compiere azioni spettacolari, ma improbabili. Tra paesaggi mozzafiato, dove la maestosità della natura rende gli uomini ancora più piccoli – dalle alte vette delle Alpi italiane fino alle famose cascate Angel Falls in Venezuela – i protagonisti si cimentano in straordinarie prove da brivido, decisamente poco credibili.

Il film, fin dalle primissime immagini, in cui Utah in sella alla sua moto affronta ad altissima velocità un percorso estremo, si focalizza solo sull’aspetto atletico, offrendo puro spettacolo a scapito della storia, troppo banale e prevedibile. Quello che conta davvero sono le imprese sportive: surf su onde gigantesche che capitano ogni dieci anni, lancio in tuta alare sfiorando le rocce, free climbing su pareti altissime, snowboard e motorcycling dove nessun altro aveva provato prima. La spettacolarizzazione dello sport, con le sue sfide estreme, prende il sopravvento, trasformando in una sequenza di immagini impressionanti quello che viene spacciato come un action thriller, o peggio ancora, un remake di un film di successo.

 

La telecamera, invece di cogliere negli occhi di Utah e Bodhi il desiderio di sfidare i propri limiti cercando di dare un senso al loro particolare legame – sono uniti dalla stessa passione, ma separati dall’appartenenza a schieramenti opposti – si spinge tra le onde solcate dalle tavole da surf e fin dentro la terra smossa dalle ruote della motocicletta. Lo spettatore è coinvolto nelle imprese, sente quasi l’acqua sulla pelle e il vento sul viso, e questo è abbastanza per divertirsi facendo passare in secondo piano la storia.”

 

Come sempre spazio al trailer del film per capire se questo remake potrà essere all’altezza dell’originale !!

 


 

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