Un regista da scoprire: François Ozon

Francois Ozon e’ uno dei registi che piu’ amiamo e ci sembrato giusto dedicare questo breve articolo alla carriera cinematografica dell’autore parigino con tutte le sue opere.


 

Nato a Parigi, il 15 novembre 1967, Ozon inizia a lavorare come modello, ma ben presto si appassiona alla settima arte e si laurea in storia del cinema nel 1993 alla scuola di cinema La Fémis,

Fino al 1998 si dedica principalmente alla produzione di cortometraggi, affinando progressivamente le sue capacità. fino a quando decide che il momento è giusto per osare di piu’.

 

Nasce quindi “Sitcom – La famiglia è simpatica“, una pellicola dai toni grotteschi che lo pone all’attenzione della scena cinematografica francese, regalando il premio come miglior attrice a Évelyne Dandry al Festival internazionale del cinema della Catalogna.

Il successo si consolida poi con “Amanti criminali” e “Gocce d’acqua su pietre roventi” (basata su un’opera scritta da Rainer Werner Fassbinder).

 

La sua prima opera che travalica i confini transalpini e’ invece “Sotto la sabbia“, film del 2000.

La pellicola racconta la storia di Marie, una donna inglese che un giorno, durante una vacanza al mare, perde il marito Jean, che misteriosamente scompare nel nulla.

E’ un film di silenzi e di dolore, di profonda introspezione psicologica mirabilmente interpretato da una magnifica Charlotte Rampling.

 

 


 

Il grande successo internazionale (seppur per un film piu’ leggero del precedente) arriva nel 2002 con “8 donne e un mistero“, dove Ozon raduna diverse generazioni di attrici francesi, tra cui Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Isabelle Huppert, Emmanuelle Béart, Virginie Ledoyen.

In una villa isolata nella campagna francese, una famiglia si riunisce per le vacanze, ma non si tratterà di un’occasione lieta visto che il capofamiglia è stato assassinato. L’omicidio puo’essere stato compiuto solo da una delle 8 donne presenti nella casa.

Con una sapiente miscela di comicità e sperimentazione legata ai generi cinematografici (commedia, giallo, musical, fino al melodramma), Ozon confeziona uno dei suoi film più noti al grande pubblico.

 


 

Swimming pool” (sempre con Charlotte Rampling) e “Cinqueperdue” (con Valeria Bruni Tedeschi) sono i suoi due successivi film, un po’ in tono minore rispetto alla pellicola precendente, ma che permettono ad Ozon di affinare le proprie idee cinematografiche e le proprie capacità narrative quasi sempre incentrate sul mondo femminile.

 

Nel 2005 torna sugli schermi con una pellicola di spessore interpretata da Jeanne Moreau e Valeria Bruni Tedeschi, “Il tempo che resta“, raccontando la storia di un fotografo (l’intenso Melvil Poupaud) al quale viene diagnosticato un tumore all’ultimo stadio e che, invece di iniziare le cure necessarie, sceglie di lasciare che la malattia segua il suo corso naturale.

E’ la definitiva consacrazione in un film toccante senza essere patetico o sentimentale nel quale il tema del lutto è affrontato con mano molto asciutta e concisa.

 


 

Il film vince la lancia d’argento per la regia al festival di Valladolid International e Melvil Poupaud il premio come miglior attore.
Purtroppo in Italia il film uscirà velocemente nelle sale, in lingua originale con sottotitoli.

 

La scelta degli attori di questo film ci mostra una volta di piu’ il debito di Ozon con il registi della Nouvelle Vague come Truffaut o Rohmer (da cui film provengono Marie Rivière e Melvil Poupaud).

 

Lo stesso Ozon ha detto:
Sicuramente i registi della Nouvelle Vague mi piacevano perché erano cineasti e scrittori al contempo, hanno destabilizzato l’ordine precostituito – e un po’ bloccato – della cinematografia francese conservatrice dell’epoca.
Eric Rohmer, poi, è stato anche uno dei miei insegnanti quando studiavo cinema all’università, è uno dei miei registi preferiti, e credo di aver visto tutti i suoi film. È stato proprio allora, quando ho visto Il raggio verde, che mi sono reso conto come fosse possibile realizzare anche con pochi mezzi e con pochi attori una grandissima storia. Ho lavorato con molti degli attori di Rohmer.”

 

Nel 2007 dirige “Angel – La vita, il romanzo“, prima produzione girata in lingua inglese, e nel 2009 la fiaba “Ricky – Una storia d’amore e libertà“, presentato alla 59ª edizione del Festival di Berlino.

Un anno dopo si completa la cosiddetta “Trilogia del lutto” (dopo “Sotto la sabbia” e “Il tempo che resta”) con “Il Rifugio“, storia di una donna tossicodipendente (la brava Isabelle Carré), che perde per colpa di una dose tagliata male il suo compagno Louis (Melvil Poupaud).

 

E’ un periodo molto creativo per il regista parigino che decide di abbandonare i toni un po’ pesanti della sua produzione recente e di dare spazio alla sua vena piu’ leggera.

Nasce così (sempre nel 2010) “Potiche – La bella statuina“, un divertentissimo film con il magica trio Catherine Deneuve (mai cosi’ brava in una commedia), Gérard Depardieu e Fabrice Luchini.
La pellicola, candidata al Premio Magritte, viene presentata con grande successo alla 67ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

 


 

Nel 2012 e 2013 sono usciti invece “Nella casa“, una commedia drammatica seducente e sarcastica interpretata dal grande Fabrice Luchini e “Giovane e bella“, la storia controversa di un’adolescente che si prostituisce per proprio piacere.

La produzione del regista francese si e’ mantenuta sempre di alto livello anche negli ultimi tempi (film visti quasi tutti nelle nostre uscite infrasettimanali) e possiamo citare “Una nuova amica” (2014), “Frantz” (2016), “Doppio amore” (2017), poi il capolavoro “Grazie a Dio” (2019), “Estate ’85” (2020) e il recentissimo “E’ andato tutto bene” (2022).

 

Il dramma della vita è alla base dello stile di Ozon che qualche anno fa in una intervista diceva:

Credo che spesso i miei film parlino del sentimento del lutto, e piuttosto che la morte raccontano l’accettazione di questa e il conviverci.
Credo sia per questo che la dualità tra vita/sogno e morte ricorre così spesso nei miei film, e anche il personaggio di Charlotte Rampling in Sotto la sabbia, che non vuole accettare la morte, per continuare a vivere crea un fantasma, preferendo vivere accanto a questo, dando vita a un mondo virtuale, immaginario, piuttosto che rassegnarsi alla realtà.”

 

Temi sempre forti per un regista che speriamo di avervi fatto conoscere meglio e che questa sera ammireremo al cinema !!!

 

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