Dal vostro inviato a Venezia: Primo film italiano 28/8/14

Il Lido mi accoglie con una splendida giornata di sole aggraziato da un venticello delizioso. Entro in sala Darsena dal retro, per strade ancora abbastanza deserte. Niente pubblico e fan, solo un gran numero di accreditati con i loro badge bianchi e azzurri in bella vista.

Il primo film del vostro inviato, il francese “Realitè” (realtà) è piuttosto spiazzante. Giocando sulla

convenzione che al cinema ciò che lo schermo mostra è la rappresentazione della realtà, mischia film, sogno, film nel sogno, sogno nel film, film nel sogno che è a sua volta un film. Alla fine la realtà non esiste, e quindi nemmeno il film. Il regista Dupieux, che non era presente in sala, sembra essersi ispirato a “Cachè” (Niente da nascondere)  di Haneke, portandone l’idea alle estreme conseguenze, ma perdendone per strada il senso. Nella foto uno dei protagonisti del film.

Rifocillato da un ottimo tramezzino tonno e cipolline il vostro inviato è pronto ad affrontare il primo film italiano di Orizzonti, del regista Renato De Maria.

Le premesse sono ottime: di De Maria il vostro inviato ha già apprezzato Hotel Paura, Paz!, e recentemente La Prima Linea, tutti film interessanti.
Purtroppo non si può dire lo stesso di questo “la vita oscena” tratto dall’autobiografia di Aldo Nove, nonostante il bravo Clement Metayer, già protagonista di “Après Mais” (qualcosa nell’aria) di Assayas. Dialoghi quasi assenti, sostituiti da una onnipresente voce fuori campo, i versi di Aldo Nove  alla rinfusa e banalizzati dall’ovvietà di molte scene. Insomma il vostro inviato l’ha trovato noioso, scontato, decisamente brutto.

All’uscita una discreta folla si era radunata davanti al Red Carpet per i protagonisti di “Le rançon de la

gloire” del regista francese Xavier Beauvois, di cui con Amicinema abbiamo visto Uomini di Dio.  E’ una deliziosa commedia che racconta il rapimento del cadavere di Charlie Chaplin ad opera di due poveracci alla ricerca di soldi. Si regge su uno strepitoso Benoit Poelvoorde (ricordate Emotivi Anonimi?) che ascoltato nella sua lingua è irresistibile e su una giovanissima attrice/bambina. Poelvoorde non è venuto al Lido, quindi nella foto vedete la bimba, la protagonista femminile e dietro il regista.

L’ultimo film della giornata è sicuramente il più toccante. Il regista Joshua Oppenheimer (nelle foto con il protagonista del film) torna alla carica dopo The Act of Killing con un secondo documentario sul genocidio indonesiano. Il film presentato a Venezia, The Look of Silence,  è  meno ironico, meno sarcastico, più duro e sicuramente più commovente del film precedente,  perchè ricostruisce la storia dell’assassinio del fratello del protagonista Adi. E come in “The Act of Killing” Oppenheimer lascia la parola agli assassini e alla loro sconcertante sincerità. Alla fine lunghissimo l’applauso del pubblico, che ha commosso fino alla lacrime Adi. Impressionante la sequenza dei titoli di coda in cui la maggior parte dei realizzatori del film, dai produttori ai cameramen, appaiono come Anonymous. Segno evidente che la paura di ritorsioni in Indonesia è tuttora viva.

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