Nel nome di Lewis: la vita e le opere di Daniel Day Lewis

Visto che lo vedremo questa sera nei panni (quasi irriconoscibili) del presidente Lincoln oggi vi parliamo di Daniel Day Lewis.

 

Daniel Day-Lewis nasce a Londra il 29 aprile 1957 figlio di un poeta britannico di origine irlandese (Cecil Day-Lewis, autore anche di romanzi polizieschi firmati con lo pseudonimo di Nicholas Blake) e di una attrice teatrale britannica nata da una famiglia ebraica di origini lettoni e polacche.

Gli anni scolastici passano tra Kent e Hampshire, alla Bedales School (la stessa scuola dell’attrice Minnie Driver), dove a 16 anni viene ingiustamente accusato di essere tossicodipendente per aver ingerito una massiccia dose di pillole.

 

Il suo debutto al cinema (a 18 anni) è nel film “Domenica, maledetta domenica” di John Schlesinger, che e’ una grande opera, ma nella quale Lewis recita per poco in una deludente parte minore (un giovane vandalo).
Questo gli consiglia di dedicarsi per un po’ all’ottima palestra del teatro, pur non tralasciando piccole parti come in Gandhi del 1982, nel successivo Il Bounty del 1984 al fianco di Anthony Hopkins e Mel Gibson e in Another Country – La scelta (1984) con Colin Firth e Rupert Everett.

 

I primi successi arrivano nel 1985 quando gira Camera con vista di James Ivory e My Beautiful Laundrette di Stephen Frears. Nel primo interpreta il rigido Cecilio, corteggiatore di Helena Bonham-Carter, mentre nel secondo si cala abilmente nei panni del punk gay razzista Johnny in un film sicuramente da riscoprire.

 

Notevole e’ ancora la sua recitazione in “L’insostenibile leggerezza dell’essere” (1988) di Philip Kaufman, un film sensuale, intelligente e poco compreso, basato sull’omonimo romanzo di Milan Kundera, nel quale Lewis e’ l’esule praghese Tomas.

 


 

La vera fama lo travolge pero’ quando partecipa a “Il mio piede sinistro” di Jim Sheridan del 1989, per il quale vince il premio Bafta ed il premio Oscar per il migliore attore protagonista battendo l’agguerrita concorrenza di Tom Cruise (per Nato il 4 luglio, vincitore del Golden Globe qualche mese prima), Robin Williams (per L’attimo fuggente), Morgan Freeman (per A spasso con Daisy) e Kenneth Branagh (per Enrico V), interpretando Christy Brown, un ragazzo completamente paralizzato con l’eccezione del piede sinistro con il quale ha poi scritto la sua biografia e dipinto diversi quadri.

 


 

Personaggio schivo e riservato soffre molto la popolarità raggiunta e la travagliata relazione con l’attrice francese Isabelle Adjani, madre del suo primo figlio, lo porta sulle pagine di tutti i rotocalchi.
In piu’ il suo personaggio Occhio di Falco, protagonista del film “L’ultimo dei mohicani” (1992 regia di Michael Mann), lo rende, suo malgrado, un sex-symbol mondiale.

 

Dopo il bel “L’età dell’innocenza” di Martin Scorsese torna a lavorare con Jim Sheridan (lo farà per una terza volta anche nel 1997 per “The boxer”) con il drammatico “Nel nome del padre” (1993) nel quale interpretando la parte sentitissima del presunto terrorista dell’IRA Gerry Conlon riceve un’altra nomination al premio Oscar per miglior attore protagonista, non riuscendo però a vincerlo, battuto da Tom Hanks per Philadelphia.
Il film comunque è davvero bello e lui rivaleggia in bravura con Pete Postlethwaite.

 


 

In preda ad un rifiuto dello star system, Daniel Day Lewis nel 1999 si trasferisce in Italia come apprendista di un fabbricante di scarpe su misura fiorentino (nella bottega da Stefano Bemer, mastro calzolaio nella centrale Borgo San Frediano). E’ il suo modo, tipico del suo carattere , di recuperare le energie emotive prima di rituffarsi di nuovo nel grande cinema.

 

Nel 2003 infatti riceve una nomination ai Golden Globes come miglior attore per il film “Gangs of New York” di Martin Scorsese, mentre nel 2005 è protagonista di “The Ballad of Jack and Rose”, firmato dalla seconda moglie Rebecca (figlia del drammaturgo Arthur Miller).

 

Nel 2007 il suo nome torna sulla bocca di tutti, almeno in quelle dei giurati dell’Academy, quando interpreta il cercatore di petrolio Daniel Plainview nel film “Il petroliere” di Paul Thomas Anderson.
Il successo e’ strepitoso: Golden Globe (il primo nella sua carriera), il premio IOMA, il premio Bafta (il suo terzo) e il suo secondo Oscar come miglior attore.

 


 

Prima del presidente americano Lincoln lo abbiamo visto in Nine, il musical del 2009 di Rob Marshall, ispirato al film di Federico Fellini 8½ nel quale Day-Lewis veste i panni di Guido Contini, un regista in crisi creativa.

 

E questa sera giudicheremo anche noi se merita davvero la sua quinta nomination all’oscar come migliore attore !!!

 

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