L’atlante delle nuvole: intervista ai fratelli Wachowski

Da giovedi’ scorso e’ sbarcato nelle sale italiane l’ultima fatica dei fratelli Wachowski, ovvero Cloud Atlas, un lunghissimo film (quasi 3 ore) che racconta sei storie intrecciate che attraversano epoche e continenti, un gigantesco thriller dell’anima che mescola generi cinematografici, credo religiosi e filosofici.

 

Il film è tratto dal romanzo “L’atlante delle nuvole” di David Mitchell e conta nel cast Tom Hanks, Halle Berry, Hugh Grant, Jim Broadbent, Susan Sarandon e molti altri, impegnati in ruoli multipli in cui cambiano età, sesso e razza grazie a trucco e protesi.

 

In America questo “gigantismo” non e’ stato molto apprezzato ed in effetti le prime recensioni mettono l’accento sui troppi temi raccontati con il rischio di essere banali e in piu’ di annoiare lo spettatore.
Anche se da Matrix in poi questo e’ un po’ il segno distintivo del loro cinema, qui estremizzato al massimo.

 

Oggi per parlare di questa pellicola abbiamo recuperato dal sito Trovacinema.it una recente intervista ai registi che, uscendo da un lungo silenzio, si sono raccontati a Berlino all’anteprima europea della loro pellicola.

 

Perchè la regia a tre ?
Lana: «Con Tom ci siamo incontrati per caso, è scattato qualcosa di speciale. Ci ha unito anche l’idea di tradurre l’esperienza del libro al cinema senza obblighi rispetto alla struttura. Abbiamo lavorato quattro anni, senza essere pagati. Anzi, ci abbiamo messo soldi nostri, perchè i finanziamenti non bastavano e non potevamo rinunciare».

 

Andy e Lana, perchè siete tornati a parlare in pubblico?
Andy: «Ci ha convinto Tom. È stato difficile rinunciare alla privacy. Non per presunzione ma per timidezza assoluta. E per paura di perdere la preziosa possibilità di vivere delle vite comuni. Ma, come succede per alcune opere d’arte astratte, sentivamo che questo nostro lavoro doveva essere contestualizzato».
Lana: «Ci sono tanti significati in questo film. Alcuni palesi, altri nascosti, che per noi sono i più importanti. Il libro celebra la potenziale eccezionalità che c’è in ciascun individuo, il capo di una nazione e il cameriere-clone di un futuristico fast food coreano. Ognuno di noi può scegliere, ognuna delle nostre azioni influenza il destino degli altri e la grande storia. Solo collettivamente siamo in grado di costruire un futuro migliore per l’umanità, oppure distruggerla».

 

Il film è andato male al botteghino americano.
Lana: «Rifiuto l’idea di un sistema che riduce l’essenza di un film all’incasso del primo fine settimana. Ad esempio “V per Vendetta”, che abbiamo scritto e prodotto, è stato un film controverso. Alcuni critici l’hanno trovato antiamericano, schierato con i proletari, rigettato perchè violento. E poi invece è entrato nella controcultura, ispirato a giovani e movimenti. La maschera di V è diventata il simbolo di Occupy e Anonymous. Il destino del film è andato ben oltre il debutto in sala. Questo noi vogliamo fare: oggetti d’arte ottimisti e rivoluzionari».

 

 

Il film attinge a varie teorie filosofiche e religiose.
Andy: «Il successo del romanzo è dovuto al fatto che trascende la narrativa tradizionale occidentale, mescolandola con quella orientale. Ne abbiamo parlato molto con David Mitchell. Il libro è un invito a discutere, non ci sono interpretazione precostituite. Se sei laico puoi credere nel consumismo che distrugge il nostro mondo, oppure puoi leggerci il karma buddista».
Lana: «È la differenza tra un prodotto e un’opera d’arte, bella o brutta che sia. Il prodotto è fatto per riempire esattamente le tue aspettative, l’opera d’arte è un invito a espandere la conoscenza di te stesso, abbandonare la tua prospettiva, entrare in contatto con un altro essere umano. A me è successo la prima volta che ho letto Moby Dick, quando ho visto “2001-Odissea nello spazio”, quando ho studiato il pensiero di Aleksandr Solzenicyn. Le opere entrano nella tua vita e ti cambiano se lasci a te stesso la possibiltà di essere cambiato».

 

“Cloud atlas” racconta anche di un’identità umana che prescinde da sesso e razza.
Lana: «C’è sempre tensione tra le convenzioni del sistema sociale e la vera identità dell’essere umano. La lotta è contro la schiavitù del dover essere: oggi io mi sento una donna libera (Ndr Lana ha recentemente cambiato sesso)».

 


 

Questa voce e' stata pubblicata in Interviste.
  1. Sergio Gs IIo scrive:

    L’ho visto ieri — tecnicamente spettacolare, con ottime intepretazioni di Hugo Weaving e altri, e complessivamente con l’ambizione di fare epoca ed epica, ma…. nello svolgimento delle varie scene l’ho trovato quanto di piu’ stereotipato, pieno di topos cinematografici e di gia’ visto e stravisto si potesse immaginare… insomma, mentre la dimensione della storia e’ mozzafiato, la narrazione e’ la giustapposizione di scene con dinamiche dal livello intellettuale di una serie TV, di un telefilm, o di un fumetto da cassetta…

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