Visioni al femminile: Marie Antoinette di Sofia Coppola

Nata nel 1971 a New York praticamente sul set del primo film della serie del  Padrino tanto da interpretare la sua prima parte in veste di bebè, Sofia Coppola è cresciuta in mezzo ai set dei film di suo padre, recitando piccole parti in molti di essi. Eppure il mondo del cinema non è stato particolarmente tenero con lei. La sua carriera di sceneggiatrice inizia nel 1989 quando scrive a quattro mani con il padre il film per bambini “Life Without Zoe”, che poi suo padre diresse e per cui lei disegnò anche i costumi. Fu però stroncato dalla critica e Sofia presa la licenza liceale, si dedicò a tempo pieno al lavoro di costumista.Nel Marzo del 1991 per il suo ruolo di Maria nel Padrino parte III i Razzie Awards la incoronarono addirittura Peggior Attrice non protagonista e Peggiore Nuova Star. L’apprezzamento della critica arriva finalmente nel 1999 con l’adattamento cinematografico del romanzo di Jeffrey Eugenides  “Il giardino delle vergini suicide”, i cui diritti erano già stati acquistati dalla Muse Productions che aveva preparato una diversa sceneggiatura. Sofia riesce a imporre la propria e a dirigerla. Segue poi Lost in Translation nel 2003 per il quale Sofia Coppola vince l’oscar per La Migliore Sceneggiatura Originale.

“Marie Antoinette” che vedremo con Amicinema al Circolo della Stampa, viene presentato al Festival di Cannes del 2006 dove divide la critica, mentre riceve una standing ovation da parte del pubblico. Il film racconta la vita di corte alla fine del settecento, dal punto di vista di Marie Antoinette, che da un’infanzia dorata in Austria si trova catapultata nel letto di un re che di lei non sa che farsene, in una Francia socialmente e intellettualmente in ebollizione. Il contrasto tra la vita di corte claustrofobica e affollata che vediamo rappresentata  e ciò che sappiamo dalla storia sta accadendo fuori dalla reggia è la cifra più interessante del film. E forse ci permette anche di capire da dove venga il soprannome di “Madame Deficit” appioppatole dai francesi. Il film è girato nella Reggia di Versailles e ci fa ritrovare le atmosfere  di Barry Lyndon di Stanley Kubrick e di Amadeus di Milos Forman, ma centrate questa volta sull’animo, la vita, i desideri, i sogni femminili. Riscattando Marie Antoinette dall’immagine di donna superficiale e insensibile alle difficoltà economiche dei suoi sudditi, che una storiografia decisamente maschilista ci ha tramandato.

Di seguito il trailer italiano del film:

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