Dal vostro inviato a Venezia – 31 agosto 2012

Inizio il secondo giorno della 69 Mostra del Cinema ancora con la sezione Orizzonti, che presenta il film saudita Wadjda della regista Haifaa Al Mansour, a sinistra nella foto mentre riceve gli applausi del pubblico veneziano. Wadjda è una ragazzina di dieci anni, interpretata dalla bravissima Waad Mohammed (accanto a Haifaa nella foto) che sogna di andare in bicicletta. In realtà in Arabia Saudita alle donne non è consentito farlo. Come non sono consentite le mille altre cose semplici, per noi banali, che scopriamo via via che il film si svolge. Confesso che ne sono rimasta affascinata per la forza delle immagini, per la bellezza mozzafiato delle donne arabe, per la dolcezza con cui la regista, consapevole della nostra ignoranza, ci prende per mano e ci porta alla scoperta della vita di una famiglia saudita.

Scopriamo così che anche lì, come altrove, le prime a perpetrare la sottomissione delle donne, sono le donne stesse. E l’unica via all’emancipazione è nelle loro mani.

Il pubblico veneziano ha lungamente applaudito il film, al punto che sia la regista, sia la giovanissima Waad si sono commosse. Speriamo solo che la distribuzione italiana acquisti il film, che è chiaramente pensato per lo spettatore occidentale.

Uscita dalla Sala Grande con la commozione ancora negli occhi, mi sono imbattuta in un assembramento di ragazzine urlanti che saltavano, telefonino in mano, davanti al cancello di accesso sul retro del casinò. Sono riuscita a chiedere chi stavano fotografando e mi hanno risposto tutte eccitate “C’è Zac Efron, ma non è giusto solo quelle alte sono riuscite a vederlo bene”. Zac Efron? E chi è costui?

La risposta mi è arrivata andando a vedere il secondo film in concorso ieri At any price di Rahmin Bahrani con Dennis Quaid e appunto Zac Efron. Ambientato nelle campagne dell’Iowa, racconta la storia di una ambiziosa famiglia di agricoltori i Whipple, il cui motto è “Expand or Die”. Ritratto amaro della trasformazione dell’ America, stretta tra il liberismo sfrenato dei mercati (si controlla sullo smartphone la quotazione del granoturco) e gli antichi valori fondanti legati alla terra e alla famiglia. Il film è molto bello sia per la bravura di Dennis Quaid, che per la costruzione di personaggi estremamente sfaccettati, e per questo assolutamente reali. Zac Efron è decisamente bello, ma il vecchio Quaid gli ruba la scena.

L’ultimo film della giornata è Paradies: Glaube (Paradiso: Pensare) del regista autriaco Ulrich Seidl. E’ il tipico film da festival, girato con camera fissa e i personaggi che entrano ed escono dall’inquadratura. Ci racconta la discesa nel fondamentalismo cattolico della protagonista,  che così facendo perde l’umanità. Verso il marito, diventato paraplegico a seguito di un incidente, ma che ha il difetto di essere mussulmano. Ma anche verso coloro che ha deciso di “aiutare”: cerca di convertirli, ma non riesce a comprenderne l’anima. E paradossalmente, pur convinta che il sesso sia una cosa sporca, nel parossismo fondamentalista si innamora letteralmente del crocefisso, portandoselo a letto e facendoci, a modo suo, l’amore.

Anche il finale è decisamente scandaloso, e immagino già le polemiche che susciterà. Complessivamente un film interessante. La cui morale però è abbastanza scontata,almeno per me: alla base di ogni fondamentalismo c’è la spietatezza dei principi assoluti, la mancanza di umanità e soprattutto di amore.

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