Philomena

Lunedì 23 dicembre “Philomena” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amicinema.

Come da buona abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film.

Dati Tecnici
Regia: Stephen Frears
Interpreti: Mare Winningham, Judi Dench, Michelle Fairley e Steve Coogan.
Durata: 94 min

 

Trama del film
“La storia vera di Philomena Lee, una donna inglese che negli anni ’50 si vede sottrarre il proprio figlio, dato in adozione negli Stati Uniti, e per cinquant’anni non smette di cercarlo. Il film è tratto dal libro di Martin Sixsmith, “The Lost Child of Philomena Lee”.”


Trailer
http://www.youtube.com/watch?v=ZI3dvBVuyQU

Questa voce e' stata pubblicata in Film e contrassegnata con , .
  1. Stefano Chiesa scrive:

    Io Judi Dench/Philomena me la sarei abbracciata stretta più volte durante questo film. Perché è un personaggio così semplice e così puro, ma allo stesso tempo forte e tenace nelle sue convinzioni che è impossibile non volerle bene e commuoversi per lei.
    L’attrice inglese è in stato di grazia come sempre e la sua interpretazione è da premio Oscar.
    Ma ovviamente anche merito della perfetta sceneggiatura e anche della ottima parte di Steve Coogan se “Philomena” è un gran bel film che non si dimentica facilmente (massi’ anche Stephen Frears ha i suoi meriti…).
    E nella scena finale del perdono si mostra tutta la bellezza interiore di Philomena… più cristiana di chi dovrebbe esserlo per vocazione, piu’ vicino al vero spirito della fede di chi abbraccia l’odio e il risentimento.
    E dopo il protagonista di “Still life” un’altra figura del cinema recente che mette l’amore verso il prossimo come valore principale della propria vita.

  2. Cristina Ruggieri scrive:

    Concordo con Pietro, ma anche con il premio veneziano. Trovo la sceneggiatura di Philomena perfetta. Coogan si serve di un topos del cinema classico hollywoodiano: il dialogo frizzante tra un uomo e una donna di cultura ed estrazione sociale diversa. Solo che nel cinema classico questi duetti hanno risvolti romantici, mentre qui Coogan mette in campo un uomo giovane e una donna anziana che si ritrovano ad aver bisogno l’uno dell’altra.
    Poi c’è tutto il resto, la denuncia dei metodi delle suore cattoliche e del bigottismo delle famiglie irlandesi (meglio morta che disonorata…), ma anche del cinismo della upper class inglese, dei suoi media e dei suo (non)valori morali.
    Ho trovato splendida la fine. Non c’è una risposta univoca: Martin comprende le ragioni di Philomena, Philomena quelle di Martin. Philomena perdona, Martin no. Lo spettatore, come i protagonisti di questa storia meravigliosamente raccontata, sono liberi di scegliere da che parte stare.

  3. Pietro Diomede scrive:

    Dopo il premio di consolazione all’ultimo Festival di Venezia e il tributo a Toronto arriva nelle sale Philomena.
    Ispirato a una storia vera il film narra le traversie di una donna che impegna quasi 50 anni della propria vita alla ricerca del figlio sottratto ignobilmente dalle suore del convento dove stava espiando la colpa del suo peccato.
    Le malefatte di questo ordine religioso erano state già narrate da Peter Mullan in Magdalene contenendo la rabbia urlata del suo regista.
    Philomena invece ha in se le caratteristiche del suo regista, uno che sa dosare sapientemente dramma, denuncia sociale e toccare le corde giuste dello spettatore.
    Partendo dal libro di Martin Sixsmith Frears è abile nel mascherare il suo atto di accusa nei confronti della Chiesa Cattolica usando la gara di bravura interpretativa dei suoi interpreti che incarnano alla magnificamente le due facce della medaglia della storia.
    Judy Dench (al limite della perfezione) è Philomena rea di essere una ragazza madre nel periodo sbagliato…….costretta a espiare il suo peccato in questo rigidissimo convento irlandese che si vede scippata del suo unico amore racconta la sua storia a un giornalista politico in disgrazia che cerca di riciclarsi scrivendo un libro strappalacrime…..
    L’incontro e confronto tra questi due caratteri uno fortemente Nazionalpopolare l’altro decisamente radical chic è la vera chiave di lettura che permette a Frears di non farsi prendere troppo dalla rabbia (anche se la decana delle suore ti leva gli schiaffi dalle mani) e di incastrare la sua opera di denuncia all’interno di una storia d’amore materno che strappa più volte lacrime e sorrisi a egual misura….
    I puristi criticano il fatto che sia un film troppo orientato agli Oscar anzi che ai Festival……ma da quando è un peccato fare film per vincere gli Oscar?
    Voto 8

Lascia un Commento