Due storie d’amore viste dall’occhio di Jafar Panahi

Dopo di questo bellissimo “Gli orsi non esistono” Jafar Panahi non girerà film per almeno sei anni.
 
Purtroppo il regista iraniano, che già nel 2010 aveva subito una condanna che prevedeva per venti anni l’impossibilità di girare film, espatriare ed avere contatti con i media, è stato arrestato e condannato a sei anni di reclusione per avere chiesto informazioni su un altro regista detenuto alla procura di Teheran (un pretesto ovviamente).
 
Questo film, Premio speciale della giuria all’ultimo Festival di Venezia, assume ancora piu’ importanza sia artistica che politica.

 

Una strada e una coppia. Lui ha procurato per lei un passaporto falso per consentirle di espatriare ma quando la donna apprende che non partiranno insieme rifiuta di lasciarlo. Uno “Stop” ci informa del fatto che si tratta di una scena di una docufiction che Jafar Panahi sta cercando di dirigere a distanza da un villaggio in cui il segnale è estremamente precario. Ma anche la vita in quel luogo è precaria.

 

Con ovviamente Jafar Panahi e poi Mina Kavani, Naser Hashemi, Vahid Mobasheri e Bakhtiyar Panjeei.


 

Bianca Maria Sezzatini era la nostra inviata all’anteprima stampa romana e sentiamo la sua bella recensione:
 
“Per l’articolo 21 della Costituzione italiana tutti hanno diritto di esprimere il loro pensiero con la parola, con gli scritti e attraverso ogni mezzo. La libertà di parola e di stampa sono essenziali per l’illuminazione di una persona libera e nel limitare quelli che ne detengono il potere, secondo Felix Frankfurter.
Jafar Panahi sostiene da sempre, anche rischiando in prima persona la limitazione di tale diritto pur di raccontare la storia di ogni repressione che in Iran ha vissuto sulla sua pelle da quando ha iniziato lo splendido lavoro di regista.
 
Opporsi al regime gli è costato il carcere, l’interdizione a lasciare il paese e a realizzare i suoi film, ma è proprio attraverso la realizzazione
del film “Lo specchio” del 1977, che ha individuato la modalità di produrre altri film o meglio docufilm che sono delle testimonianze reali di ciò che succede in Iran diventando in tal modo il più bravo regista del cinema clandestino iraniano.
Vale proprio la pena di andare a vedere “Gli orsi non esistono” e rendersi conto della genialità di questo straordinario regista.
 
Il film premiato al Festival di Venezia è basato sulle terribili ingiustizie che avvengono in un piccolo paese dell’Iran e che ritrae due storie d’amore parallele dove in entrambe gli innamorati sono ostacolati dalla forza delle antiche superstizioni ancora vive in quelle popolazioni e le dinamiche del potere.
Cast stellare che rappresenta perfettamente l’ambiente ostile e chiuso a tutte le innovazioni, in qualsiasi campo, che porterebbero invece a una migliore qualità di vita rispetto a quella ormai troppo penalizzante della libertà che ancora esiste.
 
Il movente di tutto il film si basa su un semplice scatto di foto a due fidanzati clandestini che subiranno una punizione ingiusta e irreversibile.
Con grande maestria il film è stato girato in condizioni estreme che non sottraggono nulla alla qualità delle riprese effettuate da grandi professionisti.
La storia è assimilabile al gioco delle scatole cinesi ovvero “la colpa” di un elemento è contenuto poi nelle altre scatole.
Le repressioni in Iran sono così forti da far tornare indietro Jafar per continuare a riprendere, testimoniare e combattere tali comportamenti fortemente repressivi prodotti dagli stessi concittadini nel segno delle tradizioni troppo arcaiche.
 
Distribuito da Academy Two è un film assolutamente da non perdere.”

 

Gran finale come sempre con il trailer ufficiale !!

 


 

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