Con i piedi di piombo nel mondo di un genio della musica

Presentato con successo Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e al Bif&st, il documentario “Ennio” racconta Morricone attraverso una lunga intervista di Giuseppe Tornatore al Maestro, testimonianze di artisti e registi, come Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Clint Eastwood, Bruce Springsteen – scene di fiction, musiche e immagini d’archivio.

 
 
 
 

Sentiamo le parole di Tornatore su questo film e sul maestro Morricone:
 
Sulla musica nei film lui aveva un’opinione personale, un po’ respingeva l’idea, un po’ gli dava fastidio che in un film la cosa più importante fosse la musica. Uno schema del genere lo riteneva squilibrato. Sosteneva che la musica per essere efficace al massimo per il film dovesse poter vivere di luce propria, questa era la sua filosofia.
Quindi la musica doveva nascere dalla tessitura narrativa del film, da suggestioni, suoni, radici interni al film, ma che dovesse avere la capacità di poter vivere autonomamente. Se tu gli dicevi “Quel film ha successo perché è bella la musica” si ritraeva.
 
Ovviamente era consapevole che il suo linguaggio, quello della musica, fosse un linguaggio assoluto, il linguaggio universale per eccellenza. Quindi sapeva che questa potenzialità della musica potesse in fondo schiacciare, nella sua applicazione alle immagini, le immagini stesse. Infatti diceva che la musica andava gestita, bisognava andarci con i piedi di piombo, come se potesse oscurare il film.
In un film, quando la musica deve avere il suo slancio bisogna darglielo, in tutto il resto bisogna stare attenti a non dargliene troppo, altrimenti la musica diventa debordante, diventa un racconto sovrapposto a un altro racconto ottenendo il risultato paradossale di dare ai due racconti, che dovrebbero nascere dalla stessa radice, un risultato completamente diverso, depotenziando l’uno e l’altro.
 
Era molto attento a questo. A volte i registi gli facevano vedere il film già finito senza che lui avesse detto nulla. Lui acchiappava immediatamente gli elementi da cui tirare fuori le sue idee. Poteva essere un suono o una battuta o un aggettivo detto da un attore o un’attrice. Lui si agganciava lì e costruiva la sua partitura ma non si ispirava mai a cose esterne al film.
Era sufficiente che in una scena l’attrice spezzasse il vetro di una finestra e lui pensava che quella potesse essere la ferita del personaggio e sul suono del vetro spezzato costruiva tutta la partitura. Poi il pubblico non necessariamente doveva capirlo. Ma lui doveva sapere di aver costruito la partitura musicale coerentemente all’essenza del film, sia pure legato ad un solo elemento, ad una sola radice, ad un suono.”

 

Ecco l’emozionante trailer ufficiale !!

 


 

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