La guerra tatuata sulla schiena

Gia’ nel 2017 anche in Italia avevamo appreato “La bella e le bestie” della regista tunisina Kaouther Ben Hania e adesso il suo ultimo film “L’uomo che vendette la sua pelle” e’ diventato il primo film tunisino ad ottenere una candidatura all’Oscar al miglior film internazionale (e’ arrivato nella cinquina finale).

 

Sam Ali, un giovane siriano emotivo e impulsivo, è fuggito in Libano per allontanarsi dalla guerra siriana. Senza uno status legale, non è in grado però di ottenere un visto per recarsi in Europa, dove vive l’amata Abeer.
Mentre vive aprendo cocktail nelle gallerie d’arte di Beirut, incontra Jeffrey Godefroi, un noto artista americano, con il quale conclude uno strano accordo che cambierà per sempre la sua vita.
L’artista infatti trasforma il ragazzo in un’opera d’arte tatuandogli un visto Schengen sulla schiena.

 

Nel cast Monica Bellucci, Yahya Mahayni, Koen De Bouw, Husam Chadat e Rupert Wynne-James.


 

Questa le parole della regista tunisina che racconta la sua pellicola:
 
“L’idea per il film e’ nata nel 2012. Ero al Louvre di Parigi, all’epoca dedicavo una retrospettiva all’artista belga Wim Delvoye. La’ ho visto l’opera d’arte vivente Tim (2006-08). Delvoye aveva tatuato la schiena di Tim Steiner, che stava seduto su una poltrona senza maglietta e mostrava il disegno dell’artista. Da quel momento questa immagine singolare e trasgressiva non mi ha abbandonata.
Un giorno del 2014, mentre stavo per scrivere l’ennesima versione della sceneggiatura del mio precedente film, Beauty and the Dogs, mi sono invece ritrovata a scrivere per cinque giorni senza sosta la storia de L’uomo che vendette la sua pelle.
Dopo l’uscita di Beauty and the Dogs nel 2017 ho ripreso in mano quella prima bozza e ho iniziato a rielaborarla, a definirla fino a ottenere una versione solida. Quindi la sceneggiatura e` stato un lungo processo iniziato con un’immagine e sfociato in una ricca storia.
 
Per interpretare Sam, avevo bisogno di un attore che avesse la capacita` di passare da un registro all’altro con facilita`, un attore con un’ampia tavolozza emotiva. Il casting ha richiesto molto tempo, ma quando ho visto il provino di Yahya Mahayni l’ho subito riconosciuto come un diamante grezzo. Un attore capace di portare il film sulla schiena!
 
Personalmente adoro Monica Bellucci e volevo lavorare con lei. Le ho mandato la sceneggiatura e ha amato il ruolo del suo personaggio. Soraya – la platinatissima e volitiva assistente personale dell’artista statunitense – e` una donna che esprime quel lato altezzoso e snob che a volte si vede nelle persone che sono lavorativamente affermate e sicure di se´, che sanno come funzionano le cose.
Monica è una persona straordinariamente umile e sensibile, ma conosce bene il mondo dell’arte e ha capito subito il personaggio.
Mi ha chiamata durante la preparazione per dirmi: ‘abbiamo bisogno di vederci, ho le idee chiare su che aspetto debba avere Soraya’.
Sono andata all’incontro un po’ spaventata, ho sempre paura degli attori che decidono unilateralmente come dovrebbero apparire i loro personaggi. Avevo una mia idea chiara di come dovesse essere Soraya e ho portato con me alcune foto di acconciature e costumi che avevo immaginato per il personaggio. Monica ha spiegato la sua visione e corrispondeva esattamente alle immagini che avevo! Eravamo sulla stessa lunghezza d’onda”.

 

Gran finale con il trailer ufficiale !!

 


 

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